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Afghanistan: minacce a Emergency che sospende le attività
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"Hanno fatto di tutto per cacciarci" - così il fondatore di Emergency, Gino Strada spiega a Peacereporter la chiusura dei tre ospedali in Afghanistan e il ritiro dello staff internazionale. "Emergency, soprattutto nel sud del paese, era percepita come una presenza scomoda. Era, anzi, l'unica presenza scomoda rimasta in zona di guerra. Il solo fatto di curare i civili vittime dei bombardamenti aerei della Nato è una cosa sgradita a molti" - denuncia Gino Strada.
"Mercoledì 25 aprile funzionari di polizia afgani si sono presentati all'ospedale di Emergency a Kabul intimando allo staff internazionale presente (tre cittadini italiani, un belga e un cittadino elvetico) di "consegnare i passaporti". La consegna è stata rifiutata" - riporta un comunicato di Emergency. "Abbiamo chiesto e ottenuto la migliore collaborazione da parte dell'Ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi e della responsabile della Unità di Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni. Il personale di Emergency ha lasciato l'Afganistan sotto la responsabilità dell'Ambasciata d' Italia, oggi giovedì 26 aprile".
Quest'ultimo grave episodio "conferma - secondo Emergency - come il governo afgano abbia perseguito con ogni mezzo, nell'ultimo mese, l'obiettivo di espellere Emergency dall'Afganistan: obiettivo ovviamente raggiungibile se i "servizi di sicurezza" di un governo impiegano le loro forze, anche militarizzate, contro chi pratica la non violenza. Il signor Amrullah Saleh, capo dei servizi di sicurezza afgani, ha definito Emergency una organizzazione "che sostiene i terroristi e addirittura i membri di Al Queda in Afganistan". Per i poteri del signor Saleh, capo della polizia, non si tratta di una diffamazione, ma di una minaccia: una chiara istigazione a rendere la nostra associazione un obiettivo" - nota il comunicato dell'Ong italiana.
Vauro, il vignettista responsabile della comunicazione di Emergency sottolinea che la chiusura delle strutture "non è una misura ricattatoria o di pressione" nei confronti del governo di Karzai. Piuttosto, la scelta di Strada sarebbe dovuta alle conseguenze della condotta dei vertici politici e dell'intelligence di Kabul, che ha accusato Hanefi ed Emergency di essere fiancheggiatori di Al Qaida. Tutto questo, spiega Vauro, ha "minato le condizioni di sicurezza minime sia per il personale internazionale sia per il personale nazionale".
Dopo il ritiro "precauzionale" del personale internazionale, nei giorni scorsi Emergency aveva annunciato la decisione di chiudere le attività in Afghanistan in quanto non ci sarebbero più le condizioni di sicurezza. Teresa Strada, presidente di Emergency, aveva inoltre affermato che "se il governo di Karzai non smentisce le infamie su di noi venute dal responsabile dei servizi segreti e non libera Hanefi, chiuderemo gli ospedali. In questo caso l'Afghanistan perde molto".
Sulla decisione pesa quella Emergency definisce "la detenzione, illegale e provocatoria di Rahmatullah Hanefi, che ha messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri esseri umani, rientra in questo disegno del governo afgano". Il collaboratore di Emergency detenuto in isolamento da oltre un mese in carceri afgane senza alcuna accusa formale né l'assistenza di un legale, sarebbe accusato dalle autorità afghane di essere un collaboratore dei telebani.
Gino Strada ha voluto infine sottolineare anche che "Emergency potrà tornare in Afghanistan solo quando il governo di Kabul garantirà la sicurezza al nostro personale, non con le parole, ma con i fatti, a cominciare dalla scarcerazione di Hanefi". "Siamo pronti a riaprire in ogni momento" - ha aggiunto Strada.
Attualmente Emergency gestisce in Afghanistan gli ospedali di Kabul, del Panjshir e di Lashkargah - che verranno chiusi e i pazienti sono stati tutti dimessi dopo aver ultimato le cure di cui necessitavano: "i pochi pazienti non ancora in condizione di essere dimessi sono stati trasferiti in altre strutture ospedaliere" - nota Emergency che ha lasciato negli ospedali tutta l'attrezzatura medica, mentre il personale afgano dei tre ospedali, 1.200 persone in tutto, è stato mandato a casa, con salario garantito fino a fine maggio. "Per sicurezza abbiamo lasciato solo le nostre guardie a sorvegliare le strutture e alcune decine di persone a far la guardia fuori dagli edifici e a fare le pulizie all'interno. Tutto questo perché vogliamo essere nelle condizioni di riaprire e riprendere l'attività in ogni momento" - aggiunge Gino Strada.
Il governo di Kabul ha fatto sapere che intende subentrare a Emergency nella gestione delle strutture ospedaliere dell'Ong italiana. Il portavoce del ministero della Sanità afgano, Abdullah Fahim ha dichiarato il governo Karzai intende provvedere alla gestione degli ospedali e pagare i suoi 1.200 dipendenti, fra medici, infermieri e personale di altro tipo. [GB]