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Ong: è tempo di investire in salute nei Paesi poveri
Educazione allo sviluppo
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Nel momento in cui il Senato affronta la discussione sulla riforma della legge sulla cooperazione allo sviluppo, la rete europea 'Azione per la salute globale', di cui AIDOS e CESTAS sono i referenti italiani, ha presentato oggi a Roma "Allarme salute", il dossier sulla salute nei paesi più poveri.
"Malgrado gli impegni politici assunti a livello mondiale nel settore sanitario, la cooperazione italiana, come anche quella europea e internazionale, resta molto distante dagli obiettivi dichiarati: non solo i finanziamenti stanziati sono insufficienti, ma lo scarso coordinamento e la mancanza di continuità riducono notevolmente l'efficacia degli interventi" - affermano le associazioni.
Il rapporto è suddiviso in tre sezioni. La prima quantifica e analizza gli sforzi della comunità internazionale in campo sanitario, la seconda approfondisce il ruolo di Ue e Commissione europea, mentre la terza fotografa la situazione italiana. Quest'ultima parte, curata da Raffaele K. Salinari di Terre des Hommes, si sofferma sulla quantità, la qualità e l'esame di nuovi meccanismi di finanziamento per lo sviluppo. Le Ong chiedono al governo italiano 'il rispetto del programma di governo' - ha spiegato Salinari - "che prevede un aumento delle risorse dedicate all'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) in vista del traguardo dello 0,7 per cento Pil/Aps entro il 2010; un maggiore utilizzo del canale bilaterale, paralizzato dalla lentezza delle procedure, rispetto a quello multilaterale; una programmazione efficace e trasparente; una cornice giuridica nuova costituita dalla riforma della legge sulla cooperazione, attualmente in discussione al Senato; maggiore coordinamento tra ministeri per gestire meglio le esigue risorse di si dispone". Salinari ha anche lamentato la carenza di dati disponibili, che "ha reso la stesura del rapporto particolarmente difficoltosa e delinea il caos e la mancanza di una programmazione coerente".
In generale l'Aiuto pubblico italiano dedicato al sostegno agli Obiettivi del Millennio più strettamente sanitari risulta ancora debole, sia qualitativamente che quantitativamente. Dal punto di vista quantitativo l'Italia "è nettamente fuori sia dai parametri dell'Ue che da quelli delle Nazioni Unite per quanto concerne il rapporto Aps/Pil". Dal punto di vista qualitativo, l'eccessiva concentrazione degli interventi sulle pandemie di Aids, tubercolosi e malaria, per quanto in linea con gli Obiettivi del Millennio, è caratterizzata da un "approccio non ancora coerente con le linee guida della stessa cooperazione italiana", che vede nel rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali e nella salute di base e preventiva una forma maggiore di lotta alle pandemie.
Introducendo l'incontro di presentazione del dossier, Daniela Colombo dell'Aidos ha subito richiamato l'attenzione sulle cose da fare e sulle richieste che i dati del dossier rendono urgenti: prima di tutto maggiori risorse, ma soprattutto destinate a rafforzare i sistemi sanitari esistenti nei paesi più poveri - garantendo tra l'altro al personale stipendi decenti - più ricerca e liberalizzazione della vendita dei farmaci, il tutto con un corretto approccio di genere. Anche Raffaele Salinari si è soffermato sul tema delle risorse e sull'obiettivo che l'Italia raggiunga almeno lo 0,3% di Aps in rapporto al Pil, abbandonando così la poco onorevole posizione di fanalino di coda dei paesi "donatori", in particolare nel campo della salute, cui destina appena il 2% di queste già scarne risorse. Perché l'aumento delle risorse sia efficace, però, è necessario un coordinamento di indirizzi, in coerenza con gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg), che dovrà essere assicurato dalla legge di riforma della cooperazione.
Jean Léonard Touadi (Assessore alle Politiche giovanili e alla Sicurezza del Comune di Roma) ha richiamato l'attenzione sull'Aids in Africa, problema non solo sanitario, ma geopolitico, dal momento che si calcola che nel 2015 vi sarann dai 30 ai 40 milioni di orfani da Hiv. Una tragedia cui l'Africa sta cercando risposte anche a partire dalle proprie ricchezze, dalle reti sociali di protezione alla farmacopea tradizionale, e questo grazie al ruolo centrale delle organizzazioni di base, di cui le donne sono il perno.
Tra gli interventi anche quelli di funzionari dei vari ministeri. Bianca Pomeranzi del Ministero degli Esteri ha evidenziato che "la cooperazione internazionale sta vivendo uno stato di crisi globale" e ha riconosciuto che "la mancanza di coordinamento degli interventi è un ostacolo che va superato al più presto". Parlando nello specifico della situazione italiana, la Pomeranzi ha ricordato che la cooperazione italiana "è piena di ombre": dalla legge "che non arriva mai", a una Direzione generale che avrebbe bisogno "di più personale operativo e competente". Ma ha anche tenuto a precisare che "è arrivato il momento per l'Italia di mettere in luce le proprie capacità" e investire di più nel settore sanitario globale.
Paola Di Martino del Ministero della Salute, ha ricordato la strategia del Ministero della salute: approccio globale, ricerca senza frontiere, solidarietà, prevenzione, una strategia che sarà ora messa alla prova nel quadro di un un progetto pilota con il Marocco. Camilla Porcelli del Ministero delle Finanze ha salutato l'occasione offerta dalla presentazione anche per il coordinamento con gli altri Ministeri, ed ha illustrato la situazione delle risorse nel quadro del prossimo Dpef, che dovrebbe stanziare per la cooperazione un altro miliardo di euro, il che permetterebbe di raggiungere lo 0,3 del Pil nel 2008.
Traendo le conclusioni, Uber Alberti del CESTAS si è soffermato in particolare sugli errori da evitare: creare sistemi sanitari paralleli, che sottraggono risorse economiche e umane alle già fragili strutture esistenti e finanziare, anziché piccoli centri di salute diffusi sul territorio, i grandi ospedali che tanto attraggono e commuovono i donatori privati, ma che poco cambiano nelle condizioni delle popolazioni più povere.