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Il blackout come rivelatore
Educazione allo sviluppo
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Foto: Unsplash.com
In questi giorni tanti e tante in Spagna hanno discusso su cosa è accaduto nella giornata senza elettricità, mentre istituzioni e media gridavano di restare in casa e cominciavano a diffondere notizie contrastanti sulle cause. Secondo Amador Fernández-Savater è emersa un’altra idea del mondo.
Caro J., mi chiedi cosa ho visto e sperimentato durante il blackout. Ti rispondo in modo rapido e conciso, basandomi sulle impressioni che ho registrato e sugli appunti delle conversazioni. Niente di definitivo, di molto solido, solo libere speculazioni per continuare a riflettere. Questo è ciò che ci consente questo intimo formato epistolare.
Grazie alla passione di mia madre per le radio a transistor, ne ho trovato subito una in casa e ho potuto sintonizzarmi sulle notizie trasmesse su diversi canali, mentre tante persone erano “senza elettricità” a causa della mancanza di elettricità e di connessione a Internet. Di cosa parlavano i media? Naturalmente, fin dall’inizio, sono stati coinvolti nella lotta politica secondo il codice governo-opposizione che domina tutto: posizioni a priori e distribuzione delle colpe in base al fatto che si appoggi una parte o l’altra, una lettura dei fatti completamente strumentalizzata e faziosa, senza domande né riflessioni.
Ma ciò che mi ha colpito di più, e questo per tutto il giorno, è stato il contrasto tra ciò che è stato ascoltato e ciò che io stesso ho potuto sperimentare direttamente durante le mie passeggiate nel quartiere. Dominava quella che potremmo chiamare l'”ipotesi Mad Max”: il caos della situazione non poteva che scatenare il panico e la guerra di tutti contro tutti, attraverso abusi (saccheggi, truffe) o menzogne (bufale, fake news). Le autorità hanno ripetutamente raccomandato di restare a casa e di attendere che la situazione tornasse alla normalità. Meno male che nessuno ci ha fatto caso! La gente si è mobilitata, come è accaduto in disastri ben più gravi, per essere lì, per aiutare, per collaborare. Certo, c’erano paura e incertezza, a seconda di come e dove si veniva colpiti e delle proprie capacità (più o meno vicini a casa, più o meno vicini ai propri cari, più o meno in grado di muoversi), ma ciò che gradualmente ha preso il sopravvento sulle strade è stato molto diverso da ciò che i media avevano previsto (e sperato). Vorrei sottolineare tre cose.
Una festosa e gioiosa presa di possesso dello spazio pubblico, che a volte ha raggiunto anche un certo livello di autoregolamentazione del traffico in assenza di semafori (rallentando per stare attenti agli altri e facendo manovra). Le persone si riunivano per chiacchierare, divertirsi, coordinarsi e dare una mano. Una situazione molto diversa da quella causata dal Covid, quando la polizia controllava le strade e le persone restavano a casa...