Le banche fuori dal mercato, dentro la società

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Nel 1927 il filosofo tedesco Martin Heidegger dava alle stampe “Essere e tempo” introducendo in modo chiaro (tra tanti altri postulati) che “l’esserci dell’essere è temporalità”. Chissà se si sarebbe però immaginato, 83 anni più tardi, la sempre più capillare presenza di una realtà organizzativa innovativa e capace di attivare progetti sociali sul territorio a costo zero, utilizzando proprio il tempo e le persone. Si tratta delle Banche del Tempo che in Italia contano 450 realtà che custodiscono e distribuiscono la nostra risorsa più preziosa: il tempo da donare agli altri. WikiLeaks, a riguardo, non ha nulla da ridire.

Ma di cosa si tratta? Le banche del tempo sono organizzate come istituti di credito in cui le transazioni sono basate sulla circolazione del tempo, anziché del denaro. La più grande differenza è che non si maturano mai interessi né in passivo e né in negativo, ma l’unico obbligo che si ha è il pareggiamento del conto. “Si tratta - spiega l’Associazione Nazionale Banche del Tempo - di “libere associazioni tra persone che si auto-organizzano e si scambiano tempo per aiutarsi soprattutto nelle piccole necessità quotidiane, luoghi di scambio dove il credito è costituito dal monte ore che ciascun socio mette a disposizione per le attività più diverse” in modo da recuperare “le abitudini ormai perdute di mutuo aiuto tipiche dei rapporti di buon vicinato”.

Come funziona? Chi aderisce specifica quali attività e/o servizi intende svolgere e accende un proprio conto corrente, come in una banca, dove però, al posto degli euro, si depositano ore. Chi ha offerto un servizio acquisirà un credito di ore e sarà in grado di spenderle ricevendo altri servizi. Nella Banca del Tempo però non è necessario restituire un servizio esattamente a colui che l’ha fornito: è un sistema aperto e non si contraggono debiti con qualcuno in particolare.

Rivolte in uguale misura a donne e uomini di qualsiasi età, le BdT sono diventate nel tempo luoghi “sociali” e di “socializzazione” che favoriscono la messa in comune, sia del “fare”, che del “saper fare”. Quest’ultima tipologia di scambi mette sullo stesso piano conoscenze esistenti sul mercato come le discipline scolastiche e saperi per così dire “fuori mercato“, a cui solitamente ed erroneamente non viene attribuito valore economico, come nel caso dei patrimoni conoscitivi propri delle persone anziane o delle casalinghe.

La storia delle BDT italiane è quanto mai frastagliata, ma dopo le prime esperienze negli anni ’90, la crescita è costante e grazie alla legge 53 del 2000 oggi arrivano a contare circa 450 realtà sparse per lo stivale, tra le 71 della Lombardia, le 2 della Val d’Aosta passando per le 47 dell’Emilia Romagna. Così, se alla legge 53 spetta l’aver tracciato una via giuridica per “favorire lo scambio di servizi di vicinato, per facilitare l'utilizzo dei servizi della città e il rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l'estensione della solidarietà nelle comunità locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarietà e interesse” ai correntisti sta il merito della rapida ed efficace diffusione.

Qualche esempio? La Banca del tempo di Gallarate, in provincia di Varese. Il loro motto è “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” dove il tempo favorisce la socializzazione e rappresenta un antidoto contro la solitudine; Kronos, il coordinamento delle banche del tempo del Triveneto. Che promuove la valorizzazione del tempo come strumento per costruire una cittadinanza attiva. Tra i suoi obiettivi principali il voler facilitare la comunicazione tra le banche del territorio e l’integrazione nella rete nazionale; e ancora il coordinamento provinciale delle Banche del tempo di Milano e della Regione Emilia Romagna, dedicate ad innumerevoli attività, adatte a tutte le esigenze e gusti.

Solo nella Provincia di Bologna le Banche del Tempo sono in continua crescita “quelle già operative sono più di una dozzina - spiegano i ragazzi del Momo, una banca nata nel 2006 - ma c’è un continuo bisogno di nuovi utenti per aumentare il numero dei servizi offerti e apportare nuove forze alla macchina organizzativa”. L’obiettivo è di rendere efficiente un sistema complesso che, essendo basato sulla partecipazione delle persone, è in una fase di costante rodaggio; più a lungo termine invece vogliamo portare la BdT ad essere uno strumento in grado di mettere in rete individui, associazioni, enti, in un unico sistema di scambio partecipativo ispirato a criteri di mutualità e sussidiarietà”.

Niente di impossibile visto i numeri e l’efficiente organizzazione, soprattutto in Emilia, tra le regioni che hanno fatto da apripista all’esperienza, dove un progetto regionale “ha come obiettivo quello di far nascere nuove realtà sul territorio per costruire una rete che metta quelle esistenti in relazione le une con le altre, anche attraverso l’utilizzo (gratuito) di un software che automatizza la contabilità e facilita la comunicazione fra utenti”.

Il risultato? Tante realtà che favoriscono la coesione sociale e che possono a pieno titolo essere considerate un termometro che rileva le esigenze del territorio, rivolgendosi in maniera efficace ed innovativa a tutti. “Il fatto che oggi il loro numero stia crescendo di anno in anno e che si distribuisca lungo tutto lo stivale - conclude banchetempo-flash una realtà specializzata in Banche del Tempo e Gratuità Etiche - è una constatazione che mette il buonumore” e non può che far ben sperare in tempi ove tutti i banchieri temono WikiLeaks.

Alessandro Graziadei

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