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Italia: fare rete per una nuova cooperazione
Educazione allo sviluppo
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Fare rete. ㉀ la sintesi dell'Ottavo obiettivo del Millennio. In molte parole: sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo umano. Tradotto: lavorare assieme per ridurre tutte le povertà. Da un ambiente deturpato all'accesso ai farmaci essenziali passando per l'istruzione soprattutto di donne e bambine sino alla prevenzione dell'Aids.
Conoscete un obiettivo politico più alto? I capi di Stato e di governo di 189 paesi hanno stipulato un contratto con l'umanità per sradicare la miseria. Dovrebbe essere il preambolo delle odierne "campagne elettorali" a livello nazionale; la contesa tra gli schieramenti.
Ma, nei fatti, un po' di buona politica s'è vista nell'attuale legislatura. E da ambo le parti. Il senatore Mantica (AN) e Tonini (DS) assieme al Vice Ministro Sentinelli (RC) hanno lavorato a lungo per una riforma della "cooperazione allo sviluppo"che persegua il graduale raggiungimento degli obiettivi. Sono stati quindi invitati, tra gli altri, alla Conferenza che si tiene venerdì 14 sera a Trento dal titolo "Fare rete x 1 sviluppo + umano". Non è un caso la scelta del capoluogo trentino e quindi di un territorio che ha sperimentato in concreto il perseguimento di tali obiettivi.
Da mesi le organizzazioni locali hanno provocato l'Italia della solidarietà internazionale con la "Carta di Trento" per una migliore cooperazione internazionale. Hanno risposto all'appello in molti che riconoscono il nostro piccolo territorio come un laboratorio apripista.
Gli otto obiettivi non badano alle ciance e vogliono confrontarsi con i numeri. Quanta riduzione reale della povertà siamo capaci? Crollati i muri delle ideologie è possibile un commercio internazionale più equo? Un turismo di massa più responsabile che prenda le distanze dal turismo sessuale? Un'economia che si faccia carico anche di chi sta dall'altra parte del pianeta? Una partnership tra industrie farmaceutiche e Coca Cola, come suggerito da Bill Gates, per garantire il trasporto dei farmaci essenziali agli estremi della terra? Insomma, nuove idee per una maggiore libertà.
Il tutto avviene se vi sono buone leggi. Quelle attuali a livello provinciale e nazionale sono ormai superate. Il panorama, infatti, nell'ultima generazione è cambiato radicalmente come il linguaggio. Il terzo mondo, come dimostra Cina, India e Brasile non è terzo a nessuno. Guai nelle assise internazionali chiamarli "paesi in via di sviluppo". Sarebbe, quantomeno, antistorico. Le rimesse degli immigrati contano più degli "aiuti allo sviluppo" ed una badante, per certi versi, conta più di un cooperante. Urge, quindi, fotografare il cambiamento in atto. 20 anni sono un'eternità per delle leggi che dovrebbero reinterpretare la realtà e fornire nuove opportunità a chi vuole impegnarsi in nuove relazioni.
Nei territori a minor reddito siamo ancor'oggi chiamati a rafforzare processi politici per una stabilità economica e sociale. Tradotto significa costruire buone relazioni per un buon autogoverno del territorio che sappia, anche con l'aiuto esterno, elaborare dei progetti di auto-sviluppo. Affascinati in passato nella costruzione di pozzi, ambulatori, fognature, strade stiamo capendo oggi l'importanza di costruire reti e relazioni nei sud. Maggiore attenzione alle persone. L'effetto boomerang non si farà attendere. Avremo una maggiore coesione sociale nelle nostre comunità di partenza. Insomma, avremo tutto da guadagnare.
Fabio Pipinato