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Doha Summit: le proposte delle Ong su 'finanza per lo sviluppo'
Educazione allo sviluppo
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Si è aperto ieri a Doha in Qatar il 'Forum della società civile globale' che precede di due giorni l'inizio della 'Conferenza Onu sulla Finanza per lo Sviluppo'. Il Forum, a cui partecipano oltre 300 delegati di organizzazioni di tutto il mondo, tra cui anche Andrea Baranes della CBRM e della coalizione italiana 'Help local trade', intende offrire delle soluzioni innovative alla crisi internazionale che minaccia il clima, lo sviluppo e la giustizia sociale.
Nella bozza di dichiarazione finale del Forum si evidenzia che "il mondo è afflitto da tre crisi, ambientale, del cibo e della finanza, che non solo mettono in pericolo l'attuazione dei Principi del Millennio delle Nazioni Unite, ma pregiudicano anche la stabilità delle economie del Pianeta. I governi del Nord del mondo e il sistema finanziario sono responsabili per la crisi, ma i costi e gli impatti saranno pagati dal mondo intero e in particolare dai Paesi del Sud. Inoltre i cambiamenti climatici mettono in pericolo l'esistenza e le risorse di milioni di persone, sia nel Sud che nel Nord".
Il Forum delle organizzazioni della società civile sta lavorando su una serie di proposte concrete che verranno presentate nel corso del vertice sulla finanza per lo sviluppo nei prossimi giorni. Tra queste, spiccano le richieste di implementare forme di tassazione internazionale per tutelare i beni pubblici globali e di realizzare una profonda riforma delle istituzioni e delle regole che sovrintendono la finanza, l'economia e il commercio internazionali. Delle richieste ancora più pressanti alla luce dell'attuale crisi finanziaria, e considerando i flussi finanziari tra Nord e Sud del mondo. Il bilancio di questi flussi vede ogni anno un trasferimento netto di centinaia di miliardi di dollari dal Sud verso il Nord del mondo. Uno scandaloso "welfare al contrario", dovuto in primo luogo all'elusione e all'evasione fiscale e agli altri flussi finanziari illeciti.
Nel documento, inoltre, si affrontano le sei tematiche principali sulle quali si negozierà alla conferenza ufficiale, tra cui spicca il bisogno di porre un freno ai continui problemi che affliggono l'economia globale. Molti delegati hanno sottolineato come una nuova conferenza di Bretton Woods, tesa a riformare le istituzioni finanziarie internazionali, non debba essere organizzata dalle stesse Banca mondiale e Fondo monetario, ma debba tenersi sotto l'egida delle Nazioni Unite>.
Lo stesso discorso vale per i negoziati Wto, ormai da tempo in fase di stallo. Il G20 ha sollecitato una conclusione del Doha Round entro l'anno, che però non solo non produrrà un impatto consistente dal punto di vista della crescita economica, ma determinerà un'ulteriore processo di liberalizzazione assolutamente dannoso per i Paesi del Sud, soprattutto in questa fase di forte instabilità dei mercati internazionali. L'idea, inoltre, di spingere le liberalizzazione con un pacchetto di aiuti per il commercio, è la riconferma di come gli stessi aiuti servano da "grimaldello" per politiche di apertura anziché orientarsi al rafforzamento delle economie locali, elemento chiave per uscire dalla crisi.
"Purtroppo la maggior parte dei Paesi dell'Unione europea, gli Stati Uniti e il Canada non manderanno a Doha i loro Capi di Stato e di governo" - ha dichiarato Andrea Baranes della CRBM in rappresentanza della coalizione italiana 'Help local trade'. "Mancheranno anche i vertici di Banca mondiale e Fondo monetario, un segnale che queste istituzioni e gli esecutivi del Nord del mondo preferiscono discutere delle soluzioni alla crisi globale solo al neonato G20, come accaduto lo scorso 15 novembre all'incontro di Washington" - ha aggiunto Baranes. "I 170 Paesi non membri del G20 vogliono un processo per le riforme che sia il più democratico e inclusivo possibile, dal momento che la recessione globale colpisce duramente anche loro" - conclude Baranes.
Fonte: Campagna per la riforma della Banca mondiale (CRBM)