Ambiente: svendere le spiagge è la fine del turismo

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Con il cambio di Ministro dell'Ambiente il nuovo Governo Berlusconi propone di fare cassa con la vendita delle spiagge italiane. La proposta ha fatto indignare le organizzazioni ambientaliste italiane che hanno criticato subito l'idea che sottovaluta il valore paesaggistico, di biodiversità, di freno contro l'erosione rappresentato dalle nostre coste, se mantenute con criteri di naturalità. L'ennesimo tentativo che si fa in questa legislatura di allentare le maglie del demanio per aprirlo ai privati. "Serve una risposta dell'opinione pubblica che richiami il Governo ad una responsabilità di tutelare innanzitutto un bene comune quale quello delle coste. La giunta regionale della Sardegna si dice pronta a comprarle le proprie spiagge, ma non per speculare sulla rivendita delle concessioni: bensì per metterle sotto tutela" ha commentato Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia che indica come esempio da seguire la "Conservatoria delle coste" introdotta dalla Giunta Soru che istituisce un organismo con il compito di tutelare e controllare le aree di maggior pregio.

Dalle colonne del Corriere della Sera risponde a Tremonti il titolare del ministero dello Sviluppo e della Coesione territoriale, Gianfranco Miccichè propone per il Sud sale da gioco d'azzardo. "Ma davvero è così povera la ricetta del governo per il Sud?" commenta Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, secondo il quale "il Sud è a secco d'acqua, mancano infrastrutture decenti (parliamo, ad esempio, di Salerno Reggio Calabria e non certo di Ponte sullo stretto), la mafia con la moneta cattiva tiene lontana la moneta buona, gli investimenti puliti. Ce n'è di cose da fare al Sud. Di certo quello che ci risparmieremmo tutti volentieri è che lo sviluppo si decida con una partita a dadi. E ora avanti il prossimo ministro, fate il vostro gioco! ". "E' difficile che questo progetto di Tremonti possa attecchire - prosegue il presidente di Legambiente - ma le sue parole inquietano ugualmente perché indicano una delle vie che questo governo predilige. Un'idea di sviluppo suicida, esattamente opposta a quella che i fatti stanno dimostrando sia giusta. Il rilancio della nostra economia non passa attraverso la svendita del territorio e la distruzione delle risorse ma attraverso una loro tutela. E' la qualità che premia il turismo e porta soldi all'Italia, non le colate di cemento in riva al mare".

Per Alfredo Somoza, dell'Istituto Cooperazione Economica Internazionale, l'ipotesi di vendita delle spiaggie con la costruzione di aeroporti a 4 piste e la moltiplicazioni di campi da golf sembra una scelta del "modello Alicante" per il Sud Italia, l'immaginarsi come concorrenti di Tunisia, Marocco, Turchia o Egitto. "Scelte dettate dall'improvvisazione, o della mancanza di visione strategica su un prodotto, quello italiano, riconosciuto internazionalmente per l'arte, l'archeologia, la cultura popolare, la gastronomia" precisa Somoza che si chiede se l'Italia può ancora crescere dal punto di vista turistico? "Sicuramente, investendo sulle potenzialità del territorio, sull'accoglienza diffusa, sulle località minori, decongestionando le grandi destinazioni internazionali (Venezia, Roma, Firenze) offrendo valide alternative nei territori circostanti, puntando anche sul turismo balneare, ma di qualità. Il mare italiano è parte viva dell'identità storica e culturale del paese che va recuperata e valorizzata come ad esempio si fa con il turismo insieme ai pescatori, non con ulteriori colate di cemento e con la moltiplicazione del abusivismo".

"In Europa e nel Bacino Mediterraneo la domanda turistica è indirizzata sempre più alla ricerca di qualità soprattutto ambientale" dichiara Walter Ganapini, Presidente del Consiglio direttivo di Greenpeace Italia. "Francia e Spagna, ad esempio, procedono alla rinaturalizzazione delle aree costiere, fino a ricostituirne le cortine di dune (nei pressi di Tolone), e ad abbattere strutture alberghiere caoticamente cresciute sulle spiagge. In Italia invece Tremonti si candida a dare il colpo di grazia ai circa 8.000 Km di coste italiane. "Il patrimonio costiero italiano è già aggredito da abusivismo, criminalità ambientale, affarismo e insipienza. Questi fattori hanno esposto quasi il 23% della fascia costiera a una seria erosione che ne sta cambiando la morfologia aggiunge Donatella Massai, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia , che conclude "Questo scempio va arrestato e non ulteriormente incoraggiato. Tremonti dovrebbe essere anche meglio informato sulle necessità aeroportuali italiane. Non c'è bisogno di finanziare nuovi giganteschi aeroporti: all'Italia, e all'Alitalia, basta già il fallimento della megastruttura inutilizzata di Malpensa realizzata, peraltro, a carico di un'area protetta quale il Parco del Ticino". [AT]

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