Le domande di Lech Walesa

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"Ci sono tre domande - ha detto il Premio Nobel per la Pace davanti ad una Sala Depero gremita - che io mi pongo oggi e riguardano le basi sulle quali vogliamo costruire un' Europa unita. Mi chiedo, anzitutto, quale progetto economico vogliamo adottare. E' chiaro, il libero mercato rimarrà, ma forse non nella forma moderna, perché ci sono grossi problemi di ingiustizia sociale." Altra domanda che Lech Walesa pone a se stesso e al suo pubblico riguarda il futuro: quali sono le basi per costruirlo?

Il premio Nobel per la pace racconta che quando, nelle sue conferenze, pone questo quesito la metà dei partecipati risponde di ritenere sufficienti libertà, libero mercato e giustizia. Ma non sembra essere questa la posizione di Walesa che prosegue: "Il 50% sostiene invece che è necessario basarsi su valori condivisi; ma i vari paesi hanno principi diversi, ecco allora che è compito dei giovani costruire una tavola dei valori comuni". Terza e ultima - certo non per importanza - questione è la democrazia. Su quali basi vogliamo costruire una democrazia globale? Come potremo competere con le decisioni prese da Paesi molto più grandi e popolosi dei nostri come Cina e India?

Ha lo sguardo rivolto verso il futuro Lech Walesa, ma non dimentica certo il suo passato e la sua storia personale divenuta vicenda collettiva. Racconta così, anche a beneficio dei molti giovani presenti, la storia di una Polonia stretta nella morsa di 200.000 soldati comunisti stanziati nei suoi confini.

La vicenda di uno sparuto gruppo di uomini convinti contro ogni previsione di poter cambiare la situazione con la non violenza. E questo in un momento storico in cui tra i politici europei e tra le gente comune dilagava la paura che un vero mutamento sarebbe stato possibile solo attraverso una catastrofica guerra nucleare.

Lech Walesa racconta dunque dell'elezione a Papa di un polacco che contribuirà all'avvio di una rivoluzione inaspettata e pacifica. Da questa bella storia il fondatore di Solidarnosc trae un insegnamento per tutti: " Vorrei farvi notare - dice - che la forza, il denaro, il potere sono importanti; ma ben più importanti sono i valori e lo spirito".

Ma adesso, vent'anni dopo, se dovesse salvare qualcosa del comunismo cosa salverebbe?

Niente. Guardi, non si può restare incinti un po'. Il comunismo era l'assenza di libertà e quindi non c'è nulla che si possa salvare. Niente di niente. Del comunismo sovietico, poi, proprio nulla. Voi, in Occidente, avete conosciuto un comunismo diverso, nulla a che vedere con quello russo.
Però devo dire che qualcosa mi viene in mente: i miei vent'anni. Ecco. Con il comunismo io ho avuto vent'anni e quelli li salvo.

Adesso la Russia fa ancora paura?

La Russia ha cominciato a capire bene da poco quello che noi avevamo capito molto prima, ossia che il comunismo non può funzionare. C'è stata e c'è una lotta continua tra i territori nuovi, questo è il problema di oggi. Alla fine del ventesimo secolo hanno cominciato a capire che il comunismo è da buttare in toto, ora invece bisogna cercare di mantenere la pace e lavorare con la diplomazia. Quello che noi abbiamo adesso nasce dal cammino che abbiamo compiuto, dal progresso della democrazia. E in tutti i paesi dell'Est Europa pian piano si sta affermando.

Dopo un "vostro" Papa è venuto Ratzinger. Le piace?

Sì, mi piace. Guardi, dopo un Papa così grande molti pensavano che qualcosa sarebbe stato demolito. E invece ciò non è accaduto e, anzi, Ratzinger sta pure costruendo. [F.P.]

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