Giorno di guerra 309. Il punto

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Immagine: Atlanteguerre.it

Il giorno 309 di guerra non porta buone notizie. Il passaggio al 2023 sarà sotto le bombe per gli ucraini, con la prospettiva di un qualche cessate il fuoco lontana, lontanissima. Il Presidente Zelensky ha presentato un piano di pace. Una piattaforma, ha spiegato, su cui discutere in una conferenza internazionale da realizzare nel febbraio del 2023, in occasione dell’anniversario dell’invasione russa. La risposta di Mosca è stata chiara. Il Cremlino ha definito “delirante” il progetto di Zelensky e ha intensificato i bombardamenti sulle città. Uomini e donne stanno morendo, le infrastrutture vengono ancora distrutte.

A spiegare quanto Putin sia al momento lontano da ogni idea di negoziato, è stato il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavarov. La Russia, ha in pratica detto, non intende parlare con alcuno del piano Zelensky. “E’ evidente – ha aggiunto – che Kiev non è pronta al dialogo. Zelensky accarezza l’idea di ottenere, grazie agli aiuti occidentali, il ritiro delle nostre truppe dai territori russi del Donbass, della Crimea, di Zaporozhzhia e Kherson. Vuole, poi, che Mosca paghi i danni di guerra e che vengano istituiti tribunali internazionali. Naturalmente, non ci sarà alcun colloquio a tali condizioni”. In questo momento, per altro, nessuno pare avere in mano carte buone per il negoziato, nemmeno in campo internazionale. E l’assenza di possibili mediatori sta diventando un altro macigno sulla guerra. Cosi, sull’Ucraina piovono missili e bombe. I missili verrebbero lanciati dalle navi sul Mar Nero, mentre i bombardieri sono tornati nei cieli ucraini.

Nonostante la contraerea stia facendo un buon lavoro, Kiev è stata più volte colpita. Leopoli, Kharkiv e Odessa sono sotto attacco. Leopoli appare come la più colpita. E’ rimasta al 90% senza elettricità. Tram e filobus sono fermi e si pensa al razionamento dell’acqua. I combattimenti proseguono anche a terra, senza grandi conquiste o perdite. Sta diventando una lunga, estenuante guerra, che trita vite e risorse. Il 28 dicembre, le Forze armate ucraine hanno dichiarato di aver ucciso – loro usano il termine liquidato – 800 soldati russi negli ultimi combattimenti. La cifra delle perdite russe salirebbe quindi a 104.000, mentre da parte ucraina potrebbero essere fra i 16.000 e i 31.000. Il numero è una stima fatta dagli osservatori, non esiste  infatti un documento ufficiale da parte ucraina.

Dal punto di vista militare, la situazione è bloccata. Nessuno dei due eserciti riesce a fare passi avanti e  questo avvalora l’idea di una guerra destinata a  diventare infinita.  Il tentativo russo resta quello di sempre, negli ultimi mesi: sfinire gli ucraini per convincerli ad accettare le condizioni che Mosca pone per finire la guerra. Per ora, il piano sta fallendo, anche se intere città sono praticamente al gelo. La voglia di resistere della popolazione sta diventando una barriera insormontabile per Putin.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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