Cinema: dai precari di Cannes, al film di Moore

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A Cannes si sta per inaugurare la 57° edizione del festival del cinema che si preannuncia "piena di grandi fermenti" come dichiara Thierry Fremaux, direttore artistico della rassegna riferendosi alle agitazioni sindacali e ai piccoli, grandi misteri sugli ultimi arrivi annunciati per la cerimonia inaugurale. Fremaux ricorda che nessuno dei lavoratori assunti dalla nostra organizzazione ha lo stato di precario e quindi mi auguro che per tutti i 12 giorni si possano trovare le piu' equilibrate soluzioni per non compromettere l'evento e non trascurare un dibattito che riguarda in Francia tante persone dello spettacolo'. Intanto il Coordinamento degli Intermittenti e Precari, che lavora alla creazione di un comitato d'azione durante il festival, contestano la riforma del sussidio di disoccupazione francese e anche l'industria cinematografica mondiale che a Cannes compra, negozia, vende, scambia molto cinema commerciale che raggiunge i settori più floridi dell' "entertainment". Previste alcune azioni mediatiche per riaffermare l'opposizione all'entrata in vigore del GATS (General Agreement on Trade in Services - Accordo Generale sul Commercio dei Servizi) che apre al mercato fino a 160 settori tra cui la sanità, l'acqua, l'istruzione, la cultura etc: blocchiamo la città-impresa.

Torna a far parlare di se Michael Moore, il regista americano a cui è stata bloccata la diffusione negli USA dalla Walt Disney del suo nuovo documentario "Fahrenheit 911", in quanto proprietaria della Miramax per cui il film doveva uscire. In "Fahrenheit 911" è preso di mira il Presidente Bush per la sua gestione dell'11 settembre e per i suoi precedenti rapporti con la famiglia di Osama bin Laden. La questione è ora affidata ai legali delle due case, in virtù di una clausola del contratto di acquisto siglato dieci anni fa, che consente a Disney di bloccare i prodotti Miramax ritenuti inadatti ad un pubblico di minori di età. Il film farà comunque il suo debutto al festival del cinema di Cannes, ma non si sa ancora se e quando potrà essere visto negli States. Intanto dopo pochi giorni dall'infuocato editoriale d'accusa del New York Times, in cui scriveva che "la Disney meritava la medaglia d'oro alla vigliaccheria", il quotidiano pubblica una lettera di Michael Eisner, amministratore delegato della Disney che si difende distinguendo dalle responsabilità differenti tra il soggetto privato da quello pubblicco.

Ma un altro film nemico dell'amministrazione americana uscirà via internet il 28 maggio. Il film scoop è "The day after tomorrow", prodotto dal regista tedesco Roland Emmerich che lo decrive solo come una storia fantascientifica con traumatici effetti speciali. Lo scenario è apocalittico e presenta gli effetti del surriscaldamento della terra con lo scioglimento rapido dei ghiacci polari, l'acqua dolce scivola negli Oceani. È il caos nel sistema delle correnti atlantiche, la desalinizzazione del mare sconvolge l'ecosistema. A lanciare l'allarme è un paleoclimatologo (Dennis Quaid), ma il governo non lo ascolta. "Mentre giravamo il film non abbiamo ricevuto nessuna pressione da parte dell'amministrazione Bush - ha chiarito il regista, a Roma insieme allo sceneggiatore e al produttore Mark Gordon - poi quando lo hanno visto non gli è piaciuto. Oggi il nostro film è diventato, nostro malgrado, argomento di dibattito nella campagna elettorale, cosa che alla fine ci fa pubblicità. Alla Casa bianca sono molto confusi: un giorno dicono agli scienziati della Nasa di non rilasciare interviste su questo argomento e il giorno dopo dicono che non l'hanno fatto".[AT]

Altre fonti: Altremappe, Il Manifesto,

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