Wsf: privatizzazione dell'informazione verso il Wsis

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Negli anni in cui aumenta la concentrazione dei media in poche mani e in cui i governi lavorano con le aziende private per dare messaggi che aumentano la situazione di preoccupazione e di controllo, gruppi e individui si sono incontrati a Porto Alegre per rilanciare la nuova agenda per un'altra comunicazione concentrata sull'equità, dignità, diversità e giustizia. All'interno della campagna CRIS - Comunication Rights in Information Society - vari attivisti si sono confrontati sulle situazioni dei loro paesi e tra questi c'era la Tunisia e l'Italia. Di questo tema si è parlato anche in occasione dell'assemblea conclusiva dei movimenti sociali verso cui la Campagna Cris ha lanciato varie proposte tra cui una maggior attenzione verso il vertice mondiale delle Nazioni Unite dedicato alla società dell'informazione che si terrà in Tunisia dal 16 al 18 novembre 2005 - World Summit Information Society (Wsis).

"E' particolarmente strano che il paese che ha uno dei record peggiori rispetto alla libertà di espressione ospiti questo vertice" ha commentato Sihem Bensadrine del National Council for Tunisian Freedom. "La Tunisia è un paese che costringe i propri cittadini a leggere i giornali esteri per sapere cosa succede nel loro paese". Le leggi hanno condannato con pene fino a cinque anni di reclusione l'uso delle comunicazioni tecnologiche per informare sulla situazione del paese. Dal 1991 tutti i media indipendenti hanno dovuto chiudere. "Ogni discussione sul web che parli di Tunisia ha bisogno di essere ospitata su strumentazioni situate fuori dal paese. Rimane ancora in prigione dal 2002 un webmaster tunisino che ha permesso una discussione online". Secondo l'attivista quindi la Tunisia non è il paese giusto per ospitare questo incontro, tuttavia può essere una buona opportunità per la società civile tunisina per sollevare questo problema.

Il caso italiano conferma invece l'equazione: potere economico + controllo dei media = potere politico" ha detto Jason Nardi della Campagna Cris-Italia. Nel suo internvento Nardi ha denunciato la possibile approvazione della modifica del codice militare penale che minaccia direttamente i giornalisti impegnati in zone di guerra con delle pene altissime per chi rivela delle informazioni non confermate dai generali militari. Sulla pressione continua la raccolta di adesioni in vista della discussione prevista alla Camera per il prossimo 21 febbraio.

Un positivo commento arriva sul livello europeo dove almeno sul free software e il copyright c'è una forte attenzione. E sulla privatizzazione della RAI si è mobilitata l'associazione Megachip visto che il governo ha deciso di vendere il 30 per cento dell'azienda, prima tappa della collocazione sul mercato del 100 per cento della Rai. "Questa Rai, brutta e lottizzata, non ci piace, ma crediamo che la sua riqualificazione come strumento fondamentale per la crescita culturale del paese e per il ripristino di una informazione corretta si debba basare sul mantenimento della sua caratteristica di servizio pubblico e non sulla sua privatizzazione, cioè sul passaggio del controllo a grandi gruppi finanziari o editoriali e non a una massa di piccoli azionisti come vogliono far credere".

E sul controllo dell'informazione imposto dal sistema dominante si è tenuto un dibattito a Porto Alegre a cui hanno partecipato tra gli altri l'italiano Giulietto Chiesa, deputato al Parlamento europeo e Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique e presidente di Media Watch Global (MWG). Gli interventi della maggior parte dei partecipanti concordavano sul fatto che la privatizzazione dei mezzi di comunicazione non garantisce il pluralismo dell'informazione, perché, come ha sintetizzato il giornalista italiano Gianni Minà, "oggi un imprenditore compra un mezzo per fare i propri interessi ed essere favorito dal governo". Un giornalista presente all'incontro, non identificato, ha rilevato che è necessario fare breccia con l'informazione che interessa la società civile nei grandi media, soprattutto audiovisivi, producendo materiale di buona qualità che possa essere utilizzato dalle emittenti televisive, e ha citato il successo di Greenpeace in tal senso. La concentrazione proprietaria dei media si identifica oggi più che mai con il pensiero unico, ma i temi di trent'anni fa sul dibattito intorno al nuovo ordine dell'informazione internazionale sono ancora attuali.

Un altro aspetto preoccupante nel mondo dei media è l'enorme interdipendenza tra politica e informazione, che oggi - ha sottolineato Roberto Savio come presidente emerito di IPS ⭀ viene utilizzata persino per inventare candidati. Savio ha evidenziato che, nonostante le migliaia di associazioni di difesa dei consumatori presenti nel mondo, non ce n'è neanche una che si occupi dei diritti dei cittadini all'informazione. "Siamo ancora molto lontani dal momento in cui la società civile avrà un vero sistema di comunicazione. È necessario creare un meccanismo permanente di diffusione di informazione per il FSM e lottare affinché il diritto all'informazione sia riconosciuto come uno dei diritti umani fondamentali", ha concluso Savio. [AT]

Altre fonti: Mega Chip, Cris-Italia, Ostinati per la Pace

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