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L’Italia è corrotta, ma non lo sa
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Forse non lo sapete ma vivete nella nazione più corrotta d’Europa. Avete presente quella sensazione che ci sia sempre il furbetto del quartierino? Quella rassegnazione che vi cattura quando andate in un italico ente pubblico e la persone che dovrebbe fornirvi risposte vi pare incapace e vi chiedete come abbia fatto a vincere il concorso? (se lo ha fatto, il concorso…) Quello scoramento quando sentite che l’Expo che ha trasformato nel 1992 il cuore pulsante di Barcellona a Milano è invece servito solo a incasinare la città e riempire le tasche dei soliti noti e dei mafiosi? Ecco quella sensazione vi deriva dal fatto che la corruzione affligge in maniera endemica il nostro sistema economico, sottraendo allo stato risorse preziose, peggiorando la qualità dei servizi e contribuendo ad aumentare la povertà. I cittadini sono i primi a subirne le conseguenze, per questo non devono più rimanere in silenzio, ma prendere posizione con determinazione. Anche perché il popolo non può più essere bue, come viene a quanto pare giustamente considerato ma deve divenire fortemente consapevole della società che lo circonda.
Lo scorso 3 dicembre è stato presentato a Roma l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014 a cura dell’innovativo servizio di Transparency International Italia ALLERTA ANTICORRUZIONE - ALAC dedicato alle vittime o i testimoni di casi di corruzione.
L’incontro ha ospitato personaggio illustri: Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia, Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e ancora Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere, e Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria.
Come è messa dunque l’Italia nella poco esaltante classifica? Analizzati i dati si riconferma al 69° posto nel mondo, con la stessa posizione e punteggio dell’anno precedente. Sullo stesso gradino dell’Italia, con un voto di 43 su 100, troviamo di nuovo la Romania e altri due paesi europei in risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria. A livello globale si distinguono in negativo Francia (69), Cina (36) e Turchia (45) che perdono diverse posizioni rispetto all’anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia.
“Il CPI 2014 evidenzia come il nostro Paese non sia ancora riuscito a intraprendere la strada giusta per il suo riscatto etico. Non possiamo restare fermi a guardare ancora per molto, mentre invece altri Paesi fanno progressi: come cittadini possiamo e dobbiamo essere parte attiva nella lotta contro la corruzione,” così dichiara Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia.
“Il lavoro iniziato quest’anno dall’ANAC siamo sicuri che darà i suoi frutti,” continua Carnevali, “ma c’è bisogno anche del supporto dei cittadini. Solo grazie al loro coinvolgimento sarà possibile portare alla luce gli illeciti che altrimenti continueranno a rimanere insabbiati. Per questo motivo abbiamo dato vita al servizio ALLERTA ANTICORRUZIONE – ALAC, per tutti coloro che vogliono segnalare un caso di corruzione ma sono spaventati o sfiduciati dalle istituzioni. Noi possiamo aiutarli facendo in modo che il caso venga allo scoperto, superando così il muro di impunità che ancora oggi protegge i corrotti.”
Secondo i dati estrapolati del Barometro Globale della Corruzione 2013, solo il 56% degli italiani è disposta a segnalare un episodio di corruzione, rispetto alla media globale del 69%. I motivi che spingono a rimanere in silenzio sono soprattutto la paura, la sfiducia e la triste convinzione che nulla può cambiare.
Il servizio ALLERTA ANTICORRUZIONE – ALAC è nato proprio con l’obiettivo di incoraggiare chi ha qualcosa da segnalare nell’interesse pubblico. ALAC è infatti il primo esempio italiano di servizio di assistenza per chi deicide di segnalare episodi di corruzione e si avvale del software Globaleaks, che permette l’invio di segnalazioni in totale sicurezza e anonimato.
“La corruzione è alimentata dall’eccessiva e inutile burocrazia,” aggiunge il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello “Occorrono azioni volte a semplificare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e impresa, consentendo il contatto immediato attraverso il pieno utilizzo delle potenzialità offerte dai sistemi digitali. E’ inoltre indispensabile aumentare i grado di consapevolezza del fenomeno e fornire agli imprenditori degli strumenti semplici per prevenirlo. Per questo motivo abbiamo voluto sviluppare, assieme a Transparency International Italia, un manuale anticorruzione per micro e piccole imprese: far crescere la cultura e la buona informazione sulla legalità è un nostro obiettivo irrinunciabile.”
Secondo Marcella Pannucci, Direttore Generale di Confindustria, “L’indice di percezione di quest’anno conferma che, nonostante i molti interventi operati, in Italia ancora tanto resta da fare per rafforzare le politiche di contrasto alla corruzione. La diffusione di questo fenomeno altera il regolare andamento della concorrenza con gravi ripercussioni sull’economia del Paese. Per questo Confindustria ha posto il tema tra le sue priorità e sta portando avanti un’intensa attività di analisi e di proposta per contribuire ad un’azione anticorruzione corale. Il tutto nella consapevolezza che anche il sistema delle imprese deve fare la sua parte e assumersi la responsabilità di promuovere la cultura del rispetto delle regole, come ribadito in più occasioni dal Presidente Squinzi.”
Insomma verrebbe da dire che cambia il mondo, ma non cambiano gli Italiani. Fortunatamente però si è cominciato, anche nel nostro paese, ad affrontare il tema e questo può solo fare ben sperare per il futuro.
Viene in mente Don Milani “spesso nell’altro riconosco il mio problema: uscirne da soli è avarizia, uscirne insieme è politica”. Quale migliore augurio per le imminenti feste?