Italia: l'attacco Usa alla Sgrena è sotto inchiesta

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"Conoscendo da mesi la realtà della vita a Baghdad e in Iraq, non possiamo definire questa vicenda né incredidibile né incidentale, bensì drammatica e inaccettabile". Queste parole scritte dal Consorzio Italiano di solidarietà dopo la liberazione della Sgrena e la tragica morte dell'agente dei servizi segreti Nicola Calipari rilevano l'idea che in questi mesi in Iraq questo episodio non sia stato un'eccezione e tantomeno un errore fatale. "Il potere assoluto e indiscriminato delle forze armate di occupazione determina in tutto l'Iraq una situazione di tensione, insicurezza e incontrollabilità che può essere definita solo con un termine: stato di guerra. L'occupazione militare dell'Iraq non solo fa crescere di giorno in giorno la rabbia da parte della società civile, costruendo il terreno fertile per la crescita del terrorismo e delle sue azioni, ma costituisce anche un pericolo di per sé, in quanto sul potere assoluto delle forze armate straniere nel territorio non vi è e non vi può essere alcuna forma di controllo, se non quello interno agli eserciti stessi: così la sicurezza nelle strade di Baghdad e di tutto l'Iraq è affidata alle mani e ai fucili di giovani e giovanissimi militari statunitensi, inglesi e italiani (di cui già più di 1500 sono morti), esposti, in una giungla senza regole, alla forza di fuoco dei gruppi ribelli e all'ostilità di un territorio e di una società che non vuole più, o meglio non ha mai voluto la loro presenza".

Reporter Senza Frontiere chiede che sia fatta luce sulle circostanze della sparatoria ad opera delle forze armate americane da parte di un'inchiesta condotta rapidamente dalle Nazioni Unite. "Siamo dell'idea infatti che questa indagine non possa essere condotta soltanto dall'esercito americano che in passato, e in particolare in occasione del fuoco contro l'hotel Palestina, che causò la morte di due giornalisti, si è accontentato di un rapporto che mirava soltanto a sollevare i soldati da qualsiasi responsabilità. Chiediamo tutta la verità su questa vicenda dolorosa".

Nei commenti che si ha occasione di leggere sulla recente tragedia di Baghdad in cui ha perso la vita Nicola Calipari, spesso si conclude con l'amara considerazione: "Non sapremo mai tutta la verita'". Dall'Osservatorio sulla legalità Alessandro Balducci richiama all'importanza di non disperare mai di sapere e conoscere la verita' "se non altro perché serve per prevenire il ripetersi delle tragedie umane e degli errori. E poi e' anche vero che proprio nel Paese - gli Stati Uniti - che spesso viene additato come la causa di molti dei mali del mondo, la pluralita' e il grado di approfondimento delle fonti informative e' tale che e' stato proprio grazie ad esse che su parte dei misteri e delle tragedie del passato si e' cominciato a far luce". In un articolo intitolato " Le domande che dovremmo porci?" di Rita Guma, la giornalista si chiede veramente chi indagherà su questa vicenda. "In Iraq e in tutto il mondo gli USA hanno sempre protetto i loro soldati e sono sempre sfuggiti al tribunale penale dell'ONU, declinando e facendosi in casa inchieste quasi sempre conclusesi con il nulla, anche in caso di confessione del reo (vedi caso dell'hotel Palestine a Baghdad). In 40 Stati poveri l'immunita' l'hanno comprata a suon di finanziamenti con specifici accordi. Pochi Stati hanno dignitosamente rifiutato, anche perche' di solito queste somme le incamerano pochi potenti e le eventuali vittime degli "errori" delle truppe USA sono in genere i poveracci. E ricordiamo il caso del Cermis..."

Dal concresso di Rifondazione Comunista il segretario della FIOM - CGIL Giorgio Cremaschi si auspica che " la magistratura italiana incrimini per omicidio i marines che hanno sparato contro Nicola Calipari e Giuliana Sgrena e che l'Italia chieda la loro estradizione''. Per il deputato dei DS Pietro Folena "le giustificazioni sinora invocate dalle autorità americane sono ridicole e spera con Pier Scolari che il nostro governo mostri la schiena dritta di fronte agli Stati Uniti. Ma al di là di questo è sempre più urgente che l'Italia ritiri le sue truppe dall'Iraq. Non si può essere complici un minuto di più''.

Altre fonti: Osservatorio sulle legalità

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