Italia: il "Cantiere" con lo sguardo oltre la Rai

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In questi giorni si parla di Rai per i battibecchi politici sul valzer delle poltrone e per le querele di quel che è rimasto del Cda contro giornali e giornalisti rei di criticare lo "status quo" dell'azienda. Al TG1, l'ex-corifeo del craxismo, il direttore berlusconiano Clemente Mimun revoca la poltrona di conduttore dal TG delle 20 al pugliese Giorgino, mite e arrembante professionista dal cuore azzurro, colpevole di aver esternato tenere critiche al suo direttore sul quotidiano ultraconservatore "Libero". Al TG2, un tempo fucina di sperimentazione giornalistica, è stata rimossa Stefania Conti da coordinatrice della rubrica "Nonsolosoldi", con l'aggravante che la stimata professionista aveva mosso delle critiche alla direzione in una recente assemblea di redazione. La Conti è da anni anche un'esponente sindacale leale dell'opposizione all'Usigrai, il sindacato unitario dei giornalisti Rai, ed è anche membro del direttivo dell'Associazione stampa romana.

Ma di Rai si è parlato anche al "Cantiere per il futuro" promosso dalle riviste alternative a Roma. Ma nel "Cantiere" si è cercato di allargare la prospettiva sulla Spagna con Enrique Bustamante, uno dei saggi scelti da Zapatero per riformare la tv pubblica spagnola. Il progetto spagnolo è complesso e articolato ma cerca di rispondere a due istanze fondamentali: indipendenza e partecipazione. Tanto per cominciare gli spagnoli pensano per la nuova tv pubblica a un finanziamento misto con una golden share fortemente in mano allo Stato e un consiglio d'amministrazione formato da otto membri, di cui quattro eletti con la maggioranza qualificata del parlamento; due dal consiglio audiovisivo (una sorta di garante dell'applicazione della mission di servizio pubblico) e due dalle organizzazioni sindacali; il tutto per una durata di sei anni, in modo da sganciare la gestione della tv dal turn over delle legislature. A completare il quadro dirigente della tv dovrebbero essere un Consiglio di redazione, una sorta di grande comitato di redazione che tuteli l'autonomia professionale dei giornalisti, e un Consiglio assessore che "canalizzerebbe -cito dal progetto spagnolo - la partecipazione della società civile e il diritto di accesso dei gruppi sociali significativi".

"Se ci limitiamo a chiedere garanzie solo sull'informazione ci limitiamo ad agire su un 10 per cento, quando invece i messaggi che contano sono spalmati proprio in quel 90 per cento che non è informazione" ha precisato Giulietto Chiesa nel suo intervento. Nel dibattito organizzato dal Cantiere c'è stato anche chi ha detto che la discussione sulla tv è destinata ad affievolirsi di fronte all'avanzata dei nuovi media (Franco Bifo Berardi) e chi come Luciana Castellina, rilanciando l'esperienza delle telestreet invita tutti ad essere "trasmettitori", intendendo con ciò la necessità di allargare l'accesso ai media a tutte le realtà possibili. Ora si rende necessario un allargamento della discussione a livello europeo e che a livello nazionale si torni a discutere si stabilire i tempi per la consegna del programma del prossimo centro sinistra di governo in modo che non ci si trovi con una nuova bicamerale o con la legge Gasparri non più abolita ma semplicemente "sistemata".

In questo senso dal Cantiere viene proposta una riforma "in positivo" dell' Art. 21 della Costituzione che non può considerare "bene comune" " solo l' etere o per i mezzi tecnici ma si deve far riferimento anche sul dibattito su copyright ed il copyleft, del diritto d' autore e del diritto del fruitore da difendere entrambi a condizioni di replicabilità futura delle opere di talento con un allargamento dei diritti ( e dei doveri) individuali e collettivi. I "piccoli, i liberi, i non allineati" sono la ricchezza di un Paese vario come il nostro e nello spirito unitario l' impegno di conforto, sostegno legislativo ed ecoomico, oltre che attraverso il ripristino di regole antitrust e particolarmente nel mondo della pubblicità ( concessionarie, Auditel, sistema di certificazione radio, giornali, tv) deve farsi concreto con una legge "ad hoc" e la revisione delle Leggi sull' editoria attraverso cui riportare anche la grande editoria italiana al ruolo per l' appunto di editoria e non solo di supporto cartaceo od editoriale di banche e gruppi editoriali di famiglie impegnate per lo più in sistemi economici in settori "protetti".

Ha un futuro, il "Cantiere per il futuro"? Con questa domanda l'editoriale di Pierluigi Sullo, direttore della rivista Carta cerca di analizzare l'effetto che ha sorbito la due giorni organizzata dalle riviste di comunicazione alternativa. "L'impressione negativa nasce non solo nello stile dell'incontro ma anche dal fatto che quel che ha detto Prodi ha mostrato la distanza enorme che esiste tra lui e quel che il movimento antiliberista e per la pace ha elaborato e sperimentato almeno dal 2001 in poi" precisa Sullo nell'editoriale. Martedì, i partiti dell'Unione hanno fatto il loro vertice, e deciso che vi sarà una "cabina di regia" politica e che si fisseranno delle "regole", nel dibattito sul programma che potrebbe essere sottoposto a un referendum. "Rimane il fatto che almeno virtualmente, uno degli interlocutori ora siamo noi e non solo i "riformisti" alla D'Alemna o alla Rutelli, e gli opinionisti del Corriere della Sera" precisa Sullo che invita tutte le realtà tanto diverse come sono quelli raccolte attorno al Cantiere di entrare in forza con la capacità espressiva e la volontà di tenere i nessi, tra gruppi sociali e politici.

Fonte: Articolo 21, Mega Chip

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