Italia: continua il digiuno per liberare l'informazione

Stampa

Giuliana Sgrena è libera ma continua il digiuno pubblico che sta coinvolgendo sempre più persone e comunità in tutto il paese. Ad oggi sono gia 500 le persone che hanno deciso di mettere a disposizione il loro corpo, oltre 90 i gruppi organizzati o meno. "Noi andiamo avanti con il digiuno chiedono la liberazione di tutti gli ostaggi, del popolo iracheno e la fine della guerra in Iraq. E' fondamentale resistere all'idea che tutto sia finito. Il digiuno è uno degli strumenti privilegiati della nonviolenza, per protestare contro regimi e leggi oppressive, inique e discriminatorie. Giuliana torna fra noi, ma la guerra infinita continua il suo corso. Sovvertiamo questa realtà: andiamo avanti, tutti insieme". Così interviene Alessandro Santoro, prete della comunità fiorentina delle Piagge e promotore del digiuno "Quanti giorni all'alba?".

Oggi la maggioranza dei media italiani ha pubblicato l'appello "Liberiamo l'informazione" che chiede la liberazione di Giuliana Sgrena, Florence Aubenas e Hussein Hanoun al Saadi. La Federazione Nazionale della Stampa, d'intesa con "il Manifesto" sta realizzando in tutta Italia una mobilitazione dei giornalisti italiani per favorire la fine del sequestro. Questo appello, inoltre, verrà pubblicato, nelle rispettive lingue, su molte testate francesi e del mondo arabo entro lunedì prossimo 7 marzo". Una preparazione alla giornata dell'8 marzo dedicata a Giuliana Sgrena e al ruolo che i giornalisti hanno nei conflitti, testimoni tanto dell'insopportabilità di ogni violenza quanto dell'importanza di raccontare fin le più piccole o marginali cose. L'invito è aperto a tutti i giornalisti per martedì 8 marzo nella sede della Federazione della Stampa per ragionare a più voci sulla libertà di informazione che nel 2003 ha visto uccisi 64 giornalisti, nel 2004 ben 89, mentre nel primo mese del 2005 ne sono già stati uccisi 9 e sequestrati e feriti altre decine".

E per lunedì 7 marzo è prevista la discussione alla Camera del progetto di legge delega per la revisione dei codici militari penali. L'approvazione della delega comporterebbe, fra l'altro, che in paesi dove i militari italiani sono presenti, ad esempio in Iraq, il Codice Penale Militare di Guerra verrebbe applicato anche per i civili (ad esempio volontari di ONG in missione umanitaria e giornalisti), con grosse ricadute in tema di libertà di informazione. Dopo uno primo stop della riforma in commissione giustizia e difesa della Camera, le organizzazioni promotrici della campagna - tra cui Rete di Lilliput e Art. 11 di Roma - stanno rilanciando la pressione verso i deputati che lunedì si troveranno a discutere e forse votare il testo di riforma. Tra i punti che i promotori sollevano c'è quello della sottrazione al Parlamento della funzione sancita dall'art. 78 della Costituzione , relativa alla delibera dello stato di guerra, a tutto vantaggio dell'Esecutivo che attraverso decreto potrà dichiarare il "tempo di guerra". A questo si aggiunge l'impossibilità di esercitare il diritto di informazione, di cui all'art. 21della Costituzione in "tempo di guerra" e lesione del diritto ad essere informati da parte dei cittadini italiani.

Molto importante è sottolineare come l'introduzione di incisive modifiche nell'ordinamento giudiziario militare incrementerebbe la competenza della giurisdizione militare attraverso la militarizzazione dei reati comuni commessi da militari. Da sottolineare che questa competenza è stata abolita in tutti i paesi Nato ad eccezione della Turchia e dell'Italia. In questo contesto i promotori della campagna lanciano una azione di invio massicio di email a tutti i deputati chiedendo di fermare l'approvazione alla Camera della delega per la revisione delle leggi penali militari. Sul sito "Ostinati per la pace" è pubblicato l'appello da spedire ai parlamentari. A questo si aggiunge la presenza fisica che da lunedì e per i giorni necessari verrà portata davanti a Montecitorio con volantinaggi pubblici. Naturalmente in caso di voto saranno pubblicati sul sito della campagna i tabulati delle votazioni con i nomi dei vari parlamentari.

Altre fonti: Federazione Nazionale della Stampa, Ostinati per la Pace

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