Iraq: salta l'accordo con sunniti e l'allarme di Rsf

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Non è stato trovato l'accordo sul testo di Costituzione. Non sono bastate neppure le due settimane di rinvio rispetto alla scadenza del 15 agosto, né la liberazione dei mille prigionieri sunniti da parte degli americani, per ammorbidire la posizione della delegazione sunnita che ha mantenuto il suo rifiuto di sottoscrivere la bozza da sottoporre al Parlamento che ha sentito solo la proposta degli sciiti e curdi che non è stata quindi votata. Il giudizio finale spetterà infatti ad un referendum popolare che si dovrà tenere entro il prossimo 15 ottobre. Un referendum per niente scontato, perché non sono solo i sunniti ad opporsi al testo che rappresentano il 20 per cento della popolazione. Anche i seguaci dell'imam radicale sciita al Sadr, ad esempio, si oppongono al testo nella sua formulazione attuale.

I 15 negoziatori sunniti che hanno partecipato alla stesura della nuova costituzione irachena hanno chiesto l'intervento dell'Onu e della Lega Araba per correggere "storture" che rendono "illegittima" la bozza ma hanno assicurato che non boicotteranno il processo democratico. "Non c'è consenso sull'insieme della bozza e per questo va considerata illegittima" dice Abdul Nasser al Janabi, uno dei membri sunniti della commissione. Tra i punti piu controversi c'è la questione del federalismo. "Abbiamo deciso di respingere quegli articoli che minano l'integrità territoriale, l'unità del popolo iracheno e la sua indentita" precisa la nota stampa pubblicata sull'Osservatorio Iraq

. Intanto uno dei piu' importanti partiti sunniti iracheni ha fatto sapere che potrebbe appoggiare la bozza appena approvata della nuova Costituzione ma ha insistito perche' vengano apportati dei cambiamenti.

Ancora morte per i giornalisti in Iraq. Un tecnico del suono dell'agenzia d'informazione Reuters è stato ucciso a Baghdad, mentre il cameraman che lo accompagnava è stato ferito. Lo hanno riferito fonti della polizia irachena, secondo le quali ad aprire il fuoco sono stati militari statunitensi. Waleed Khaled, 35 anni, è stato colpito a morte mentre era alla guida di un'automobile e stava per consegnare alcune testimonianze raccolte presso la polizia irachena su uno scontro armato avvenuto ad Hay al-Adil, un quartiere occidentale della capitale dell'Iraq. Secondo quanto riferito da un funzionario del ministero degli Interni iracheno, che ha citato un comunicato della polizia, "militari americani hanno aperto il fuoco su una squadra di operatori della Reuters, uccidendo Khaled con un colpo alla testa e ferendo Haider Kadhem". Il cameraman è ora sotto la custodia di soldati statunitensi. Attraverso un portavoce, le forze armate Usa hanno fatto sapere di aver aperto un'inchiesta sull'accaduto. Stando a un rapporto diffuso dagli attivisti di 'Reporters sans frontieres', con la morte del tecnico della Reuters gli operatori dei media uccisi in Iraq dall'inizio della guerra nel marzo 2003 sono 66: un bilancio più grave di quello del conflitto in Vietnam, dove tra il 1955 e il 1975 furono 'solò 63 i giornalisti morti per cause non naturali.

Intanto il comitato organizzatore della Conferenza sulla resistenza irachena di Chianciano pubblica i nomi dei relatori dopo aver letto il comunicato del Ministero degli Esteri che ha negato i visti a quattro esponenti iracheni previsti tra i relatori. Al primo gruppo di relatori, hanno chiesto di partecipare due nuovi rappresentati: Haj Ali, l'uomo incappucciato con i fili elettrici attaccati al corpo, simbolo delle torture di Abu Graib che oggi fa parte dell'Associazione dei prigionieri vittime dell'occupazione americana, e una rappresentante dell'associazione "Donne Accusano", costituita da ex prigioniere che denunciano le violenze sessuali subite dagli americani. In Toscana intanto vari consiglieri di centrodestra stanno facendo proclami alla stampa, pressioni di ogni tipo sugli amministratori e sulle strutture ricettive di Chianciano. Lo stesso presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, viene chiamato in causa da Forza Italia che gli chiede di adoperarsi per impedire in ogni modo la conferenza. Per questo il Comitato organizzatore chiede di continuare le pressioni sui vari enti istituzionali. [AT]

Altra fonte: Unita online, Osservatorio Iraq

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