Balcani: la memoria delle foibe e le reazioni alla fiction Rai

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L'Italia ha istituito, con legge 30 marzo 2004 n.92, il "Giorno del ricordo" in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata. "Dopo anni di colpevole rimozione, sembra farsi strada l'affermazione di un'altrettanto fuorviante memoria selettiva sulle vicende del confine orientale" - scrive Michele Nardelli in un'ampia riflessione pubblicata dall'Osservatorio sui Balcani. "Credo che quando parliamo di memoria dovremmo in primo luogo aver coscienza di ciò. Altrimenti ognuno coltiverà la propria memoria, piangerà i propri morti, con l'esito di considerare la propria narrazione come l'unica possibile, la verità sulla quale costruire il destino della propria comunità" - nota Nardelli. "Un tema, quello della memoria, che andrebbe invece trattato con estrema prudenza. Anche perché ad una lettura di parte, corrispondono molto spesso retorica e ritualità, componenti che ingessano la memoria come capacità di rileggere la storia. Ma soprattutto impediscono di fare l'unica cosa veramente importante e cioè capire ciò che è accaduto, perché è potuto accadere, indagare sulla colpa individuale, sulle responsabilità collettive, ma anche sulla rimozione e sulla falsa coscienza".

A questo compito risponde l'Osservatorio sui Balcani che dedica un'ampio e qualificato dossier alla questione delle foibe e alla "Giornata della memoria", nonché alle reazioni nei balcani in seguito alla fiction televisiva italiana "Il cuore nel pozzo". Nonostante non ci siano state reazioni ufficiali dei governi, sui quotidiani sloveni e croati si aperto infatti un ampio dibattito sulla questione di cui il dossier fa il punto. Nel riportare la notizia i quotidiani sloveni aggiungono che ciò fa parte di un'isteria collettiva che ha preso forma attraverso i media alla vigilia del "Giorno del ricordo", indetto dall'Italia per il 10 febbraio. Secondo i quotidiani sloveni, si tratterebbe di una campagna del centro destra, guidata da Silvio Berlusconi, con l'intento di attaccare gli oppositori politici del centro sinistra. "Novi List", quotidiano di Rijeka (Fiume), l'11 febbraio ha presentato una prima pagina dedicata al tema della memoria. Due gli articoli pubblicati: il primo breve e di circostanza riporta le celebrazioni del 10 febbraio a Trieste. Il secondo più esteso affonda contro la fiction televisiva "Il cuore nel pozzo". "Fiume ricorda ancora i crimini fascisti", sottotitolo "Gli antifascisti di Fiume invitano il governo croato a reagire al film che tendenziosamente modifica la verità storica sul fascismo e la guerra di questa regione". Sulla questione vengono riportate le parole dell'accademico Petar Strcic.

Significativo l'intervento di Predrag Matvejevic, noto scrittore di Mostar e docente all'Università "La Sapienza" di Roma. "Le fosse, o le foibe come le chiamano gli Italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna - nota lo studioso. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori. Se di ciò si tace, esiste il pericolo che si strumentalizzino e "il crimine e la condanna" e che vengano manipolati l'uno o l'altro. Ovviamente, nessun crimine può essere ridotto o giustificato con un altro. La terribile verità sulle foibe, su cui il poeta croato Ivan Goran Kovacic ha scritto uno dei poemi più commoventi del movimento antifascista europeo, ha la sua contestualità storica, che non dobbiamo trascurare se davvero desideriamo parlare della verità e se cerchiamo che quella verità confermi e nobiliti i nostri dispiaceri. Perché le falsificazioni e le omissioni umiliano e offendono". Di notevole interesse anche l'interrvista a Giacomo Scotti, giornalista e scrittore di Fiume/Rijeka, che racconta il clima di questi giorni e contestualizza i fatti storici per i quali oggi in Italia si celebra il giorno del ricordo.

Il dibattito è stato acceso, tra l'altro, anche in considerazione della fiction televisiva "Il cuore nel pozzo", prodotta dalla Rai e da Rizzoli audiovisivi, trasmessa nei giorni scorsi dalla RAI. Diverse infatti sono state le reazioni in Croazia alla proiezione dello sceneggiato televisivo. Se tace la Zagabria ufficiale, secondo il quotidiano di Fiume/Rijeka Novi List, si tratta del peggior film di propaganda mai realizzato. Mentre, Furio Radin, rappresentante della minoranza italiana al Parlamento di Zagabria e della Unione dei Soldati Antifascisti, dichiara: "Non dobbiamo dimenticare quello che abbiamo dimenticato negli ultimi 60 anni, le foibe", ma ritiene che ancora oggi la questione sia troppo legata alla politica e sostiene la necessità di una ricerca della verità storica. "La televisione entra nelle case, a differenza del cinema o del teatro che sono cose che si scelgono, entra nelle case direi quasi a forza e quindi in un'Italia che non sa - a parte la parte geografica interessata - che cosa sono state le foibe, è un'occasione innanzitutto per accendere una fiammella sul totale silenzio dopo 60 anni, con la speranza che si cominci un cammino sereno di riflessione e di memoria. Questo è un lavoro che devono fare gli storici, i politici, i giudici, quello di ricomporre lentamente il perché questo avvenne" - nota Leo Gullotta in un'intervista rilasciata prima della poiezione televisiva..

Di rilievo in proposito, l'intervista a Alberto Negrin, regista de "Il cuore nel pozzo" che replica alle accuse rivoltegli. "La politica è un'arma di distruzione di massa, noi raccontiamo le storie degli uomini. Se oggi potessi girarlo di nuovo, però, farei un'introduzione" - nota il regista. "Il film non ha la funzione di raccontare tutta la storia, noi raccontiamo una cosa che è assolutamente sconosciuta, e allo stesso tempo diciamo - attraverso i personaggi - che molto sangue è stato versato e che la responsabilità è grandissima anche da parte dei fascisti, quindi io non mi sento colpevole di nulla. Ho raccontato un brano sconosciuto che è stato di una violenza terrificante dove le vittime non erano dei militari, non erano un esercito ma erano civili" - sostiene Negrin. E controbatte alle accuse. "Io non ho mai fatto un discorso ideologico, sono comunisti, sono fascisti, non è perché sono comunisti che hanno fatto le foibe⅀ C'era odio, nazionalismo, rivendicazioni, vendette per torti subiti prima, come una faida insomma, una volta una vittima era da una parte e una volta dall'altra, si sono massacrati a vicenda e si sono maltrattati a vicenda, questo è detto nel film. Non c'è stata da parte nostra nessuna intenzione di fare un film contro qualcuno. Le dico un'ultima cosa: c'è stato il tentativo da parte di Alleanza Nazionale di appropriarsi del film, di farne una bandiera⅀ Io mi sono ribellato e ho reagito duramente durante le proiezioni, ho detto che non avrei più partecipato e me ne sarei andato".

Da segnalare, infine la prima bibliografia ragionata sulle vicende che hanno riguardato il confine orientale italiano.

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