Una protesta diffusa e intensa

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Immagine: A. De Pascale

Mai si era vista, in Italia e forse nel mondo, una mobilitazione così ampia, diffusa e intensa come quella a cui assistiamo e partecipiamo in questi giorni per Gaza, per la Palestina, contro il genocidio, per la pace. È come se la rabbia e il disgusto per tutto quello che incombe, a lungo covata e compressa, sia improvvisamente e positivamente esplosa.

Ancora una volta è l’Italia a rivelarsi il punto di confluenza delle tante tensioni che attraversano il mondo, ma questo stesso movimento è in corso in decine e decine di altri Paesi ed è andato crescendo fin da poche settimane dopo lo shock del 7 ottobre. 

È ovunque un movimento apartitico, sovrapposto agli schieramenti politici, interclassista ma sostenuto da lavoratori dei più diversi settori, intergenerazionale.

A fargli da traino, soprattutto in Italia, sono però i giovani e i giovanissimi: la coorte di età (non la generazione) successiva a quella di Fridays for Future che sei anni fa aveva portato nelle piazze di tutto il mondo sei milioni di ragazze ragazzi, poi in larga parte stroncata dal lockdown del Covid, non prima di aver passato la staffetta agli attivisti di Ultima Generazione. Di due lunghezze posteriore a quella che a partire dalla Tunisia aveva innescato le primavere arabe e poi Occupy the World e ancora, risalendo le coorti, ma qui anche una generazione, di tre lunghezze posteriore alla fioritura del movimento altermondialista (quella nota, allora, come “no-global”) esploso a Seattle e stroncato a Genova...

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