Usa-Turchia, la diplomazia degli F-16

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Fare pace con caccia F-16 e il riarmo di un regime che mostra sempre più i muscoli. E’ questo il nodo del viaggio del capo della diplomazia di Ankara negli Stati Uniti. Al centro dei colloqui tra il Segretario di Stato Antony Blinken e il suo omologo Mevlut Cavusoglu a Washington c’è infatti molta carne al fuoco e un accordo da 20 miliardi per la vendita di caccia F-16: oltre all’opposizione di Ankara all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia (cui la Turchia chiede in cambio l’estradizione di oppositori politici curdi), ci sono le relazioni con Mosca e le ingerenze in Siria. Il punto di svolta potrebbe essere proprio la vendita di caccia F-16, cosa che Ankara chiede con insistenza per risettare la sua aviazione militare.

La Turchia ha chiesto nell’ottobre dell’anno scorso di acquistare 40 jet F-16 e 79 kit di modernizzazione per i suoi vecchi caccia, un accordo del valore di 20 miliardi di dollari che la Difesa americana deve far digerire al Congresso dove diversi parlamentari si oppongono a un riarmo della Turchia, temendone tra l’altro gli effetti in Siria. Ankara ha scelto di avere nella sua flotta aerea  più F-16 da quando è stata rimossa dal programma F-35 Joint Strike Fighter nel 2019. Le è stato anche impedito di acquistare uno qualsiasi dei jet dopo aver ricevuto da Mosca i sistemi missilistici di difesa aerea S-400. La Turchia dal canto suo aveva in programma di acquistare fino a 100 F-35 per rafforzare la sua forza aerea militare...

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