A Berlino manganelli e arresti sui pro-Pal

Stampa

Foto: Unsplash.com

Maurizio Sacchi da Berlino

Negli ultimi mesi, la repressione delle manifestazioni pro-Palestina ha assunto toni che inquietano chiunque abbia a cuore la libertà di espressione. La polizia interviene con una forza sproporzionata, scioglie sit-in pacifici, effettua arresti preventivi, e spesso attacca a manganellate indiscriminatamente giovani, studenti, cittadini comuni. In una città che ha fatto della memoria e della dissidenza il suo fondamento morale, vedere agenti in tenuta antisommossa impedire a ragazze con cartelli disegnati a mano di parlare, fa impressione. Non si tratta più solo di ordine pubblico: si avverte un clima punitivo, quasi vendicativo, verso chi esprime una posizione che devìadalla linea ufficiale. Una giovane residente mi racconta episodi quotidiani: amici identificati per aver indossato una kefiah, professori sospesi per aver firmato appelli, librerie sotto sorveglianza per aver ospitato eventi “non conformi”. Le parole si fanno pericolose. E chi osa pronunciare “Palestina” in pubblico, rischia etichette che sanno di censura. 

Ci si chiede cosa stia diventando questa Europa che, mentre dichiara di difendere la democrazia, tace davanti a manganelli e divieti. Tra questi divieti, anche quello di usare per gli slogan nelle manifestazioni altre lingue oltre al tedesco e all’inglese. Tutto questo non ha solo radice nel sacrosanto complesso di colpa del popolo tedesco derivato dall’Olocausto, ma nel diffuso sentimento xenofobo, specie verso i turchi, che rappresentano di gran lunga la comunità più numerosa di stranieri a Berlino. A cui si attribuisce - dimenticando i tanti attentati antisemiti commessi dai seguaci di Allianz für Deutschland - la responsabilità del sentimento anti-Israele. Secondo un’opinionista del Guardian, l’85 percento degli episodi di antisemitismo avvenuti in Germania in questi anni sono di matrice di estrema destra, e ora si vuole condannare e etichettare così chi fa sentire la sua voce contro i massacri in atto a Gaza e in Cisgiordania...

Segue su Atlanteguerre.it

Ultime su questo tema

“L’accordo per Gaza deciso senza il minimo coinvolgimento dei palestinesi”.

14 Ottobre 2025
Intervista a Maria Elena Delia, referente per l’Italia della Global Sumud Flotilla e Global Movement to Gaza. Il ricordo di Vittorio Arrigoni. (Laura Tussi)

La guerra, un’emergenza sanitaria globale

08 Ottobre 2025
Le guerre del nostro secolo non si misurano più solo in battaglie e confini: sono crisi sanitarie globali che lasciano ferite fisiche, sociali e psicologiche destinate a durare per generazioni. ...

In Sudan gli sforzi diplomatici sono insufficienti

05 Ottobre 2025
Non è solo l’assenza di cibo a provocare morte. Il Darfur, ad inizio giugno, è stato colpito da un’epidemia di colera. (Sara Cechetti)

I gazawi stanno morendo per noi

02 Ottobre 2025
Si testa la tenuta dell’impunità concessa ai massacratori. Si trovano le strade per ridurre al silenzio la democrazia. (Raffaele Crocco)

Il Punto - ll Mondo di queste ultime settimane ci appare spaventoso

26 Settembre 2025
Il delirio di Trump al palazzo di vetro è il vero elemento essenziale della settimana di Risiko mondiale. (Raffaele Crocco)

Video

Guantánamo Bay: A decade of damage to human rights