9/11 Memorial, quando il ricordo costruisce una comunità

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Inaugurato lo scorso 21 maggio dove un tempo sorgevano le Torri gemelle, il museo dell’11 settembre completa l’ampio spazio del 9/11 Memorial, con l’intento di “approfondire le implicazioni degli eventi dell’11 settembre, documentarne l’impatto ed esplorarne i continui significati.” In meno di quindici anni, la città di New York ha saputo trasformare il teatro dei disastrosi fatti del settembre 2001 in uno “spazio contemplativo” che attraverso le forme, le architetture e la raccolta di nomi, oggetti, informazioni e testimonianze vuole trasmettere “uno spirito di speranza e rinnovamento”.

Il visitatore è accompagnato in un percorso evocativo ed emotivo: all’acqua delle ampie fontane che scendono verso un baratro senza fine si accompagna un silenzio lontano dalla città frenetica e convulsa che è New York. Lo spazio diventa così separato e sacro, nemmeno i bambini vi non possono giocare perché niente turbi la centralità e la drammaticità del ricordo. Alla discesa dell’acqua nello spazio esterno, fa seguito la discesa all’interno del museo, giù verso quelle che erano le fondamenta delle torri gemelle: gli spazi enormi, il ferro distorto delle colonne, il cemento dei muri e delle scale e, sul fondo, quella frase di Virgilio che sancisce in modo definitivo il legame con una dantesca discesa agli inferi. Se la discesa di Dante era in un inferno senza speranza, qui, sul fondo di Ground Zero, proprio a Virgilio è affidata la ricerca di senso di questo enorme spazio, simbolo dell’enormità dei fatti dell’11 settembre “No day shall erase you from the memory of time”, “nessun giorno vi cancelli dalla memoria del tempo”. Questa frase è tratta dal nono libro dell’Eneide nel punto in cui Virgilio, alla fine dell’episodio di Eurialo e Niso (due giovani troiani caduti durante un’incursione contro il campo di Turno), celebra il sacrificio dei due guerrieri.

È nel fare memoria, allora, che trovano senso i singoli nomi delle quasi 3000 vittime incisi intorno alle fontane, i loro volti e le loro storie raccontate all’interno del museo: è questa memoria il centro del Memorial, appunto.  Ma se al centro sta la storia e la vita di ciascuna vittima, toccante e fondamentale è il senso di comunità che questo luogo trasmette. La storia di ciascuno diventa storia collettiva, memoria di tutti e per tutti. Il museo è ricco di testimonianze, è una raccolta immensa di voci e vissuti non solo dell’11 settembre 2001, ma anche dei mesi che all’11 settembre hanno fatto seguito: mesi di soccorsi, scavi, recuperi, ricerche di persone, oggetti ma anche di senso.

“You become a community”, “Si diventa una comunità” dice uno dei moltissimi vigili del fuoco impegnati, assieme a volontari e specialisti di ogni sorta, nei  nove mesi di rimozione di 1.8 milioni di tonnellate di detriti da Ground Zero. Dalla tragedia alla memoria, dunque, e dall’individuo alla comunità. La  memoria collettiva, inoltre, non solo è preservata ma si allarga continuamente ai visitatori invitati ad una condivisione della proprio ricerca di senso: chiunque può così partecipare al museo aggiungendo un messaggio ad una enorme mappa virtuale o videoregistrando il proprio vissuto rispetto ai fatti dell’11 settembre. Ne esce un quadro collettivo vivo e complesso grazie al quale la riflessione si apre ad interpretazioni e letture diversificate in uno spirito di condivisione e compartecipazione.

Se è vero che, come dice Luis Sepulveda, “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” è indubbio che questo Memorial vada ad aggiungere un tassello significativo alla storia di un popolo che, nel bene e nel male, ha un ruolo fondamentale negli equilibri mondiali e che, grazie a questo recupero della propria giovane ma intensa storia, sa ritrovare il senso della propria unità.

A chi, come noi italiani, ha una storia più lunga e non meno intensa, non resta che raccogliere la sollecitazione a riscoprire il senso della nostra, di memoria. La memoria del nostro passato, che ha prodotto parole, come quelle di Virgilio, capaci di dare significato e autorevolezza alle vicende umane, avvicinando tra loro  persone e  popoli,  ma anche la memoria del nostro presente. Fare memoria dei luoghi e dei volti di chi ha perso la vita per la giustizia e la legalità, di chi è rimasto vittima di stragi impunite, di quanti muoiono nella speranza di raggiungere il nostro paese perché credono, con forza, che sia un paese migliore e renderci capaci di elaborare tutto ciò in una una riflessione collettiva, non potrebbe che aiutarci a crescere come comunità per noi, per i nostri figli, per quanti oggi e domani abiteranno e visiteranno il suolo italiano.

Francesca Benciolini

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