Chiusura OPG: un altro rinvio di un anno

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Il governo dimissionario di Mario Monti sta finendo molto male la sua avventura politica, tra dimissioni di ministri, proroghe di provvedimenti importanti, inciampi e slittamenti: eppure deve restare in vita perché l’alternativa non esiste ancora oppure è molto peggiore dell’esistente. Intanto vanno in soffitta o vengono ulteriormente rimandate norme forse poco note ma che sicuramente avrebbero potuto segnare in positivo una stagione per altro difficilissima e sterile. Nel gennaio 2012 il Parlamento aveva varato una legge che doveva portare alla chiusura entro l’anno – poi entro il 31 marzo 2013 – dei famigerati Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Già nel novembre scorso si era capito che questa scadenza non sarebbe stata rispettata. Da tempo i direttori di queste strutture mettevano in guardia sui ritardi, attraverso testimonianze che rivelano non solo il degrado di un ambiente arduo da gestire ma pure un abbandono e una rinuncia quasi ad affrontare in solitudine problemi incancreniti da anni. Le soluzioni non vengono attuate e le questioni rimandate. E così è avvenuto. Uno degli ultimi provvedimenti governativi è stato infatti quello di spostare di un anno la chiusura degli OPG, al 1 aprile 2014, a causa di una burocratica (ma purtroppo realistica) serie di argomentazioni che vanno dalla mancanza di misure alternative, al ritardo degli enti locali fino alla penuria di risorse. L’esecutivo prevede come ultimativa la data dell’aprile 2014, con la minaccia di nominare commissari se non si arriverà alla chiusura: ma sono solo parole. Ci penseremo tra un anno.

Sdegnata la reazione di Ignazio Marino, senatore che più di altri si è battuto per questa norma di civiltà: “Da Presidente della Commissione d'Inchiesta sul servizio sanitario nazionale sono riuscito a far approvare dal parlamento una legge che oltre a prevedere la chiusura dei manicomi criminali per il 31 marzo 2013 stanziava anche 272 milioni di euro per la costruzione di nuove strutture e 55 milioni di euro ogni anno per il personale medico e tecnico. Ora quei soldi sono lì, fermi, e il governo uscente ci comunica che nulla è stato fatto per più di mille persone che a tutt'oggi continuano a essere internate in luoghi che ledono la loro dignità, luoghi definiti «di tortura» dal Consiglio d’Europa. Come lo stesso capo dello Stato Giorgio Napolitano ha detto riferendosi agli OPG, è inaccettabile e intollerabile per un paese che si definisce appena civile consentire che queste strutture restino aperte anche solo un giorno in più. Chiedo la nomina immediata di un Commissario ad hoc che prenda in carico la situazione e agisca dove governo nazionale e regioni hanno fallito”.

La mobilitazione continuacome sottolinea la campagna stopopg. L’ottimismo però non è di casa in questo momento in Italia. La frana che sta travolgendo il paese ricopre prima di tutto i soggetti deboli e marginali, che portano pochi voti e non possono urlare. Intanto però l’Italia regredisce in termini sociali, politici, economici. E anche umani [PGC].

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