www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Riconciliazione/WSA-i-diritti-umani-a-sessant-anni-dalla-Dichiarazione-Universale-87470
WSA: i diritti umani a sessant'anni dalla Dichiarazione Universale
Riconciliazione
Stampa
"Il paradigma dei diritti umani deve guidare azione politica e sociale. Ma interpella l'impegno diretto di ciascuno anche nella prevenzione e nella promozione". Così il Magnifico Rettore dell'Università di Padova, Vincenzo Milanesi, ha introdotto la serata di apertura della 13a edizione di Civitas, la fiera della solidarietà dell''economia sociale e civile che si è tenuta a Padova dal 9 all'11 maggio scorsi.
A sessant'anni dalla "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani" la Conferenza di apertura promossa dalla World Social Agenda (WSA), un progetto promosso da Fondazione Fontana onlus, dal titolo "Costruire un mosaico di diritti ed opportunità. Per tutti" ha concentrato la riflessione proprio sui diritti umani, attuati e negati, attraverso gli interventi di F. Rigaux (già presidente del Tribunale Permanente dei Popoli), M. Ponti (Campagna Onu per gli Obiettivi del Millennio), M. Santori (Consorzio Etimos Microfinanza nel Sud del Mondo) moderati dalla giornalista della Rai Carmen Lasorella e i "contrappunti" letterali dell'attrice dall'attrice Pamela Villoresi.
Richiamando l'attualità della Dichiarazione, il cui sessantesimo anniversario si celebra nel contesto europeo dell'Anno Europeo del dialogo interculturale e in quello nazionale del 60° Anniversario della Costituzione Italiana, il Magnifico Rettore ha ricordato come l'Università di Padova fin dalle sue origini è stata un esempio di un "mosaico di diritti ed opportunità per tutti". "Inizialmente, infatti, l'Università è stata organizzata come libera corporazione di studenti e articolata secondo criteri di provenienza etnico-geografici, le Nationes, e lo stesso motto dell'Università ("Universa Universis Patavina Libertas" - "Tutta intera, per tutti, la libertà nell'Università di Padova"), preannuncia diversi di quei valori universali che si ritrovano nella Dichiarazione dell'Onu, come la libertà di pensiero e di associazione, la non discriminazione per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua e di religione, e i diritti alla solidarietà" - ha sottolineato Milanesi. "Oggi siamo impegnati nella promozione della cultura dell'uguaglianza e delle pari opportunità in stretto collegamento con la Regione Veneto e con le numerose realtà dell'associazionismo locale" - ha concluso il Magnifico Rettore.
"Un principio - quello dei diritti umani - che si è incarnato in dichiarazioni importati che hanno accompagnato il nostro tempo e danno statura all'umanità" - ha sottolineato la giornalista Rai Carmen Lasorella introducendo il dibattito. "Ma pur nella consapevolezza che il concetto dei diritti umani si lega strettamente a quello di sopravvivenza dell'umanità - senza il rispetto dei diritti, infatti, non c'è futuro - non ci si può dimenticare che dalla firma della Dichiarazione Universale nel 1948 sono scoppiate oltre 100 guerre che hanno insanguinato tutti i continenti" - ha aggiunto. "E oggi stesso assistiamo alle gravissime violazioni della libertà di diversi popoli nel mondo mentre vediamo anche una grande dimostrazione di maturità della società civile. Come, ad esempio, in Birmania, un paese sopraffatto di un regime di stampo 'orwelliano' dove la giunta al potere non solo non ha gestito la prevenzione del recente ciclone, ma sta continuando ad ostacolare gli aiuti internazionali oltre che sottostimarne le vittime. E' necessaria, quindi una pressione politica internazionale, che però troppo spesso è bloccata dagli interessi economici incrociati delle principali potenze" - ha concluso la giornalista.
"I diritti umani sono deboli" - ha commentato a Unimondo Fran㧀ois Rigaux dell'Università di Lovanio e già presidente del Tribunale Permanente dei Popoli. "E lo sono per loro natura, ma particolarmente nell'attuale contesto internazionale". "Ci si è concentrati molto, nel mondo occidentale, sui diritti individuali e sulle libertà costituzionali - ha proseguito Rigaux - spesso dimenticando che nella Dichiarazione Universale diversi articoli (soprattutto quelli dal 22 al 27 - ndr) sanciscono i 'diritti economici, sociali e culturali'. E non è un caso che la stessa Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo (ICC) - pur importantissima per perseguire le violazioni che riguardano il diritto alla vita, alla libertà di espressione, di coscienza e di religione - per citare solo i principali ambiti - non abbia competenza in materia di violazioni dei diritti economici, sociali e culturali".
Nel suo intervento alla Conferenza di apertura di Civitas il professor Rigaux ha invece sinteticamente ricostruito la storia della 'Dichiarazione dei diritti umani' dalle prime nozioni di "dignità umana", provenienti dall'ambito filosofico, fino alla ' Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea'. E, citando un epigramma del poeta Friedrich von Schiller, ha richiamato in conclusione l'importanza dei diritti economici e sociali: "Mai più questo strazio, vi prego: dategli cibo e un tetto e coprite la sua nudità e la dignità arriverà da sola".
Proprio sulla necessità di ricongiungere i diritti individuali di libertà e uguaglianza con i diritti sociali ed economici si è soffermata Marina Ponti, Direttrice per l'Europa della 'Campagna degli Obiettivi del Millennio'. "Alla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani vi era l'obiettivo di liberare la persona dalla paura e dal bisogno. Un obiettivo che poi la Guerra Fredda ha separato attraverso l'enfasi, nel mondo occidentale, dei diritti civili e politici e di quelli economico-sociali nel blocco sovietico" - ha ricordato la Ponti. "Col crollo del muro di Berlino si è riaffacciata la possibilità di ricongiungere questi due aspetti dei diritti umani e proprio negli anni Novanta sono da ricordare le conferenze internazionali per il 'diritto allo sviluppo'. Nel 2000 si è capito che i diritti umani avevano bisogno di un nuovo processo politico: proprio per questo i capi di stato delle nazioni appartenenti all'Onu si sono riuniti per ribadire l'unità di questi diritti di base fissando gli Otto Obiettivi del Millennio che propongono un cammino per la realizzazione di questi diritti. In questo contesto l'Ottavo Obiettivo ("Creare un partenariato globale per lo sviluppo" - ndr) richiama il dovere di tutti i Paesi, e in modo particolare dei Paesi ricchi a fare la propria parte per il raggiungimento degli obiettivi prefissati". "L'esperienza di questi anni dimostra - ha proseguito la Ponti - che alcune condizioni sono imprescindibili per la realizzazione degli Obiettivi: occorrono cioè governi che intendano con forza porre la lotta alla povertà come prioritaria nella propria agenda politica; ma necessitano anche processi inclusivi di coinvolgimento della società civile nei diversi paesi insieme con media liberi e indipendenti che svolgano ruolo critico ed, infine, che tutte le istituzioni credano nella partecipazione degli attori locali".
Una partecipazione "dal basso" la cui importanza è apparsa con chiarezza nell'intervento di Marco Santori, presidente di Etimos, il consorzio che raccoglie risparmio in Italia a sostegno di esperienze microimprenditoriali e programmi di microfinanza nei Paesi in via di sviluppo.
"Negli ultimi anni, 3 miliardi di dollari sono gestiti nel mondo dalle realtà della microfinanza" - ha affermato Santori sottolineando come anche in questa variegata realtà oggi "c'è di tutto": "da chi specula a chi cerca di promuovere la liberalizzazione dei servizi primari, a chi promuove con coraggio e dedizione il microcredito nell'attenzione ai bisogni locali e alla sostenibilità". Un'esperienza positiva che in Italia trova radici lontane nei Monti di Pietà promossi anche a Padova in tempi di povertà e di usura e che, ai nostri giorni, vede oltre un milione di persone impegnate nel cooperativismo. "Eppure - ha notato Santori - il sistema cooperativo appare tuttora incapace di esprimere una politica estera di cooperazione, fatica ad essere massa critica e propositiva". In questo contesto - internazionale e nazionale - il microcredito non è una soluzione: "Se non ci sono le politiche pubbliche non si va lontano" - ha affermato. "E' tempo quindi di smettere di dividerci: siamo chiamati a cercar di cogliere i diversi tasselli del mosaico. Il microcredito che si affianca a politiche sociali può essere uno strumento dentro un tessuto economico che cerca di affrontare le sfide di oggi" - ha concluso Santori.
I "contrappunti" letterali dell'attrice dall'attrice Pamela Villoresi hanno offerto una cornice di ulteriore concretezza e spessore agli interventi dei relatori. Tra ogni intervento, infatti, dopo aver letto un articolo della 'Dichiarazione Universale dei Diritti Umani' , l'attrice lo ha "commentato" con alcuni brani tratti dalle produzioni letterarie di tre donne.
Così all'articolo 1 della Dichiarazione Universale che mette al centro il tema della dignità umana e riconosce che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" e "sono dotati di ragione e di coscienza", l'artista ha presentato un inedito tratto dai diari di Annunciata Gussoni, una donna vissuta in un manicomio "tipo lager" per quasi 30 anni il cui destino è cambiato solo di recente. "Legata mi tagliavano i capelli a zero e mi picchiavano sulla testa e veniva tanto sangue e mi mettevano nello stanzino legata e mi mettevano vestiti vecchi e non mi lasciavano uscire nemmeno quando c'era il sole" - cominciava il racconto di Annunciata. "Adesso guardo le nuvole nel cielo e sono contenta e facciamo le gite e posso scrivere e anche gli amici sono contenti quando guardano il sole" - dice ora Annunciata nel suo vibrante diario scritto con quella semplicità che penetra fin nelle ossa.
Alla lettura dell'articolo 22 che mette al centro il tema della sicurezza sociale, la Villoresi ha fatto seguire un brano di Edith Bruck, scrittrice, nata in un villaggio ungherese ai confini dell'Ucraina da una famiglia di ebrei poverissimi e sopravvissuta ai campi di sterminio dov'era stata condotta bambina e dove è stata sottoposta agli "esperimenti" del dottor Mengele: sopravvissuta alle atrocità di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, Edith Bruck racconta la Shoah vissuta sulla propria pelle e nel proprio corpo.
E l'articolo 23 della Dichiarazione Universale che afferma il diritto al lavoro e ad un'equa e soddisfacente retribuzione è stato commentato magistralmente dalla Villoresi con un brano tratto da "Donne in miniera" che narra la vita e il lavoro delle donne nelle colline metallifere del grossetano: donne che "non erano solo loro le schiave, lo erano tutti schiavi della miseria". "Ma schiavi no, non siamo stati mai!" - afferma con orgoglio la protagonista urlando al mondo la sua dignità.
A chiusura della serata l'attrice ha proclamato la poesia "Vivi la vita" di Madre Teresa di Calcutta, un "inno alla vita", alla sua bellezza da ammirare, alla sua ricchezza da conservare, al suo mistero da scoprire, alla sua promessa da adempire. [GB]