Un candidato presidente ucciso in Colombia accende il clima delle presidenziali

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Miguel Uribe Turbay - Foto: Wikipedia.org

di Maurizio Sacchi

L'ex senatore e candidato alla presidenza Miguel Uribe Turbay colpito da tre proiettili il 7 giugno 2025 durante un raduno politico  nel distretto di Fontibón a Bogotá, é morto l'11 agosto e il successivo 12 agosto è stato dichiarato giorno di lutto nazionale in Colombia. Figlio di Diana Turbay, avvocata e giornalista nonché esponente dell'illustre famiglia Turbay appartiene all’elite del Centro democratico, la destra colombiana; suo nonno materno era l'ex Presidente della Colombia Julio César Turbay Ayala. Quando aveva quattro anni, sua madre fu rapita dal cartello di Medellín e rimase uccisa durante un tentativo di salvataggio. Il sospetto è stato fermato dalle guardie del corpo ed è stato identificato come un ragazzo di 15 anni. Ma resta da scoprire il mandante.Tra i principali sospettati figura la Segunda Marquetalia, uno dei dieci gruppi di dissidenti delle Farc che non hanno aderito agli accordi di pace. Uribe Turbay non solo era considerato il favorito all’interno del partito, ma era anche in testa in alcuni sondaggi e godeva del sostegno diretto dello stesso Álvaro Uribe,capo del CD, per le presidenziali del 2026. Il Ministro della Difesa Pedro Sánchez ha aumentato la ricompensa a 3 miliardi di dollari per informazioni che portino alla cattura dei responsabili. 

Questo omicidio politico scalda ancor di più il clima in Colombia, in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. Clima già rovente per la condanna a 12 anni di carcere dell'ex presidente conservatore Álvaro Uribe Vélez, dopo che la giudice Sandra Heredia ha dichiarato Uribe colpevole di frode procedurale e corruzione di testimoni, dopo essere stato accusato di avere legami con gruppi paramilitari. Nel 2012, il senatore Iván Cepeda, supportato dalle testimonianze dei paramilitari, accusò Uribe al Congresso di avere legami con il gruppo armato Bloque Metro, fondato alla fine degli anni '90 nel dipartimento di Antioquia, da cui l'ex presidente è originario. Il giudice ha concluso che Uribe aveva ordinato a terzi di manipolare testimoni incarcerati affinché testimoniassero in suo favore

Il padre del candidato ucciso Uribe Turbay, Álvaro Uribe Vélez.  ha definito la sentenza ingiusta: "La prova più recente della politicizzazione del sistema giudiziario è l'attuale infamia contro il presidente, che, pur essendo innocente, sta ora subendo in prima persona le conseguenze di un processo completamente truccato per crimini che non ha commesso. Ripeto: non ha commesso”. Nel frattempo, il mondo politico nazionale sta cercando di rimettersi in carreggiata in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, modificando il modo di fare politica (soprattutto nelle regioni in cui operano  gruppi armati) a causa della mancanza delle condizioni di sicurezza necessarie per il loro svolgimento pacifico. Pre-candidati come María Fernanda Cabal, a destra, e Gustavo Bolívar, a sinistra, hanno reso pubblica la loro posizione: le loro attività si svolgeranno principalmente attraverso i social media e con incontri di base, accompagnati da un piccolo gruppo di sostenitori, in modo da prevenire la possibilità di un altro attacco di questo tipo nel Paese.

In mezzo a queste tensioni, il presidente Gustavo Petro ha annunciato durante la Conferenza internazionale su Gaza conclusasi il 16 luglio a Bogotà che il suo Paese cesserà di essere l'unico partner  latino-americano della Nato. "Dalla Nato dobbiamo uscire, non c'è altra strada", ha dichiarato Petro aggiungendo che "la relazione con l'Europa non può più passare attraverso governi che tradiscono il loro popolo e stanno aiutando a lanciare bombe su Gaza”. il 31 maggio del 2018 l'allora presidente uscente Juan Manuel Santos aveva firmato l’adesione al patto atlantico. Nello stesso anno l'ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, aveva ricevuto per la prima volta sia Santos che il suo successore Iván Duque. Una decisione che mette in mostra non solo le tensioni con l’Unione europea, ma anche e soprattutto con gli Usa, già evidenti nella mini crisi di aprile, quando Petro aveva rifiutato di ricevere un gruppo di colombiani espulsi dagli Stati uniti, e Trump aveva reagito minacciando dazi al 50 percento. Ma qui il presidente colombiano aveva mostrato moderazione e intelligenza, mandando propri aerei a raccogliere gli espulsi, liberati dalle catene in cui erano apparsi all’imbarco, e garantendo trattamento umano e garanzie legali. Così i dazi al 50 percento sono rientrati. Malgrado i timori che avevano accompagnato l’elezione del presidente ex-guerrigliero, e una spaccatura dell’opinione pubblica tuttora vivissima, la sua presidenza non é stata né un bagno di sangue, né una deriva in stile venezuelano. Ma questo omicidio politico getta ombre sul futuro, e sulla prossima campagna elettorale.

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