www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Riconciliazione/Trento-inaugurate-le-Gallerie-della-memoria-dei-popoli-in-fuga-87712
Trento: inaugurate le 'Gallerie della memoria' dei popoli in fuga
Riconciliazione
Stampa
E' stato aperto ieri a Trento il percorso museale dedicato al "popolo scomparso e alla memoria ritrovata" realizzato nelle gallerie della strada che fino a qualche mese fa tagliava in due il rione di Piedicastello. Alla cerimonia era presente anche Simone Veil, già presidente del Parlamento europeo, segno vivente della traumatica esperienza della deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz per le sue origini ebraiche.
"Le Gallerie non vedranno più scorrere automobili, ma i 'veicoli' della nostra memoria, inedito osservatorio di quel flusso continuo fra passato, presente e futuro" - ha affermato Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia autonoma di Trento. "Ma dovranno essere un luogo di formazione rivolto a tutte le età, per poter riflettere criticamente, anche grazie all'impiego di tecnologie avanzate, su chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare". Questa edizione delle Gallerie è dedicata alla lacerante esperienza dei Trentini durante la Prima guerra mondiale nell'anno in cui si ricorda il novantesimo anniversario della sua conclusione. "Non solo quel conflitto ha inaugurato violentemente il Novecento europeo, anticipando nei fatti molte delle caratteristiche del cosiddetto "secolo breve", ma è stato anche uno spartiacque fondamentale nella storia di questo popolo e di questo territorio" - ha detto Giuseppe Ferrandi, Direttore Fondazione Museo storico del Trentino.
Su una popolazione che superava di poco le 350mila unità, almeno 200mila persone dovettero abbandonare, in vario modo, il Trentino. E' un numero impressionante che assomma ai soldati i profughi, i 55mila maschi abili inviati dall'Impero per lo più sul fronte orientale ai quali vanno aggiunti i circa 700 volontari che confluirono nell'esercito italiano, i 75mila profughi destinati alle regioni più interne dell'Impero, in Boemia, in Moravia, e i 30.000 trasferiti in Italia, dal Piemonte alla Sicilia. "Popolo scomparso" è sicuramente un'espressione forte. Fisicamente venne disperso e lacerato durante il conflitto. Immediatamente dopo iniziò la sua rimozione dalla memoria collettiva, in particolare da quella ufficiale che accompagnò l'inserimento del Trentino nello Stato italiano. Lentamente, ma in modo assolutamente significativo, si è giunti a riconoscere storiograficamente questo popolo, a rappresentarne la dolorosa vicenda, a raccoglierne le memorie. La sua storia è stata ritrovata.
"Il nostro esodo ci fa comprendere le fatiche di altri esodi" - sostiene Fabio Pipinato, direttore di Unimondo. "Fuggiaschi da guerre, fame, povertà, ideologie e tiranni che, al pari di Francesco Giuseppe del 1914, acquistano armi anziché farine a difesa del proprio potere. Gli attuali 'imperatori' arruolano i ragazzi sin dall'età scolare per inviarli al fronte in almeno dieci paesi asiatici ed altrettanti africani. Molti fuggono dalla disperazione; soprattutto chi ha un titolo di studio". In Trentino oggi troviamo "un lembo di umanità straniera ma non estranea". Trattasi di 33.333 "nuovi trentini" che rappresentano ad oggi il 6,6% della popolazione residente. Dall'Unione europea: 8,2%; Europa centro-orientale: 54,5%; Maghreb: 18,8%; Asia: 8,0%; America centro-meridionale: 7,6%; Altri: 2,9%. Li possiamo incontrare negli alberghi ad accogliere i turisti, nei cantieri a costruire il futuro e nelle abitazioni ad accudire gli anziani. Quasi tutti chiedono tre cose: casa, lavoro e pace. Come i Trentini emigrati all'estero. Fermi nei confronti di un'insignificante minoranza che delinqueva e che faceva equiparare tutti gli immigrati a dei delinquenti. Ieri come oggi" - conclude Pipinato.
Per questo le due gallerie sono destinate ad essere un laboratorio in continuo divenire dove ospitare, con le memorie del Trentino, anche sperimentazioni saldando insieme passato e futuro. L'idea è quella di una storia non chiusa ed asfittica, ma di un luogo dove riappropriarsi del popolo scomparso senza retorica, di gallerie dove si ritrovano le storie comuni. [GB]