www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Riconciliazione/Trentino-con-i-Balcani-un-partenariato-per-l-autosviluppo-sostenibile-258889
Trentino con i Balcani: un partenariato per l’autosviluppo sostenibile
Riconciliazione
Stampa
La cooperazione internazionale allo sviluppo è parte integrante della nostra politica estera. Trova ispirazione e ragion d’essere nella Carta delle Nazioni Unite e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La sua azione è conforme ai principi dell’articolo 11 della Costituzione, e contribuisce alla promozione della pace e della giustizia, mirando a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato. Ed è proprio facendo propri alcuni dei principali Obiettivi dell’Agenda 2030, a cominciare dal 17, che pone al centro un’importante questione di metodo, cercando di “Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile” che l’associazione Trentino con i Balcani onlus dal febbraio del 2012 porta avanti iniziative di partenariato territoriale tra il Trentino e i Balcani, in linea non solo con gli organismi internazionali europei e delle Nazioni Unite, ma rispondendo alle direttive nazionali (L125/2014) e provinciali (Linee Guida, al momento “dimenticate”). Abbiamo incontrato Maurizio Camin che di Trentino con i Balcani è il direttore.
Ciao Maurizio e grazie mille per il vostro tempo. Il forte rapporto del Trentino con i Balcani nasce durante le guerre degli anni Novanta. Ci racconti come è nato e qual è stato il percorso che ha portato nel 2012 alla nascita di Trentino con i Balcani?
MC: Ciao Alessandro, grazie per l’incontro e la possibilità di parlare di Cooperazione. ATB nasce con la voglia di pensare un unico progetto per e CON i territori balcanici. Se inizialmente attraverso progetti di Cooperazione Decentrata vi erano Tavolo Trentino con il Kosovo e Tavolo Trentino con la Serbia, e con questi voglio sottolineare l’importanza che i due tavoli hanno svolto, subito dopo la fine delle guerre Balcaniche, nella necessità di ricostruire Comunità distrutte non solo fisicamente ma anche nelle relazioni e passami il termine profondamente nell’anima, nello spirito, e come questi tavoli vedevano la presenza della Provincia Autonoma di Trento, bene nel modificarsi e approfondirsi l’intervento nei Balcani è nato spontaneo pensare ad una unica associazione in un intervento di sistema, esigenza non solo amministrativa ma di prospettiva.
In un primo tempo erano infatti attivi progetti di cooperazione decentrata gestiti da Tavolo Trentino con il Kosovo e Tavolo Trentino con la Serbia con il fondamentale apporto e sostegno della Provincia Autonoma di Trento. Questi tavoli hanno svolto un fondamentale lavoro nei Balcani all’indomani della guerra, realizzando interventi necessari per ricostruire Comunità distrutte non solo fisicamente ma anche nelle relazioni e, passami il termine, profondamente nell’anima, nello spirito.
Con il passare del tempo, con il modificarsi dei bisogni del territorio e soprattutto di fronte all’approfondirsi dell’intervento nei Balcani è nato spontaneo pensare a un’unica associazione che potesse portare avanti un intervento di sistema, certamente per esigenze amministrative, ma soprattutto di prospettiva.
Quali sono oggi i vostri principali ambiti di intervento e i territori dove siete attivi?
MC: Attualmente la Provincia riconosce con “fatica” l’importante lavoro del mondo della Cooperazione e ciò in qualche modo limita le nostre possibilità di intervento, dunque ATB oggi costruisce i propri interventi lungo due filoni principali che si possono riassume in Progetti di Cittadinanza Globale e Sviluppo Sostenibile e Piattaforma 125; i nostri interventi hanno come focus d’interesse principale il creare occasioni e collaborazioni tra mondo profit e non profit.
La vostra associazione lavora non solo con un ufficio in Trentino, ma anche con un ufficio a Peja, uno a Pristina in Kosovo, e uno a Kragujevac in Serbia. In Kossovo in particolare dal 2023 sono riemerse tensioni forse mai sopite tra le comunità serbe e quelle albanesi. Com’è oggi la situazione e che peso ha nei vostri processi di riconciliazione?
MC: Situazione complessa, di tensioni mai sopite che periodicamente, anche in maniera violenta, emergono. Noi crediamo che sia il tempo che i vari organi dell’Unione Europea si adoperino fattivamente e concretamente per costruire reali processi di pacificazione sostenendo concretamente l’avvicinamento di Serbia e Kosovo all’UE, altrimenti la situazione potrebbe ulteriormente degenerare. In questo impegno non mancherà certo la presenza delle realtà di Cooperazione da sempre capaci nel sostenere processi di reale democrazia partecipata e azioni di riconciliazione.
L’azione della Cooperazione italiana parte dal presupposto che la crescita economica non sia sufficiente per ridurre la povertà e che essa debba essere inclusiva e in grado di coinvolgere le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale e ambientale. Per avere successo in questo percorso, l’agenda per lo sviluppo sostenibile richiede partenariati tra governi, istituzioni, amministrazioni locali e anche tra la società civile. Un aspetto, quello del “partenariato territoriale” che forse è quello che vi caratterizza di più come associazione.
MC: Alcuni concetti chiave del concreto lavorare di ATB sono “fare sistema con i territori” e “coinvolgere attivamente le varie anime che abitano le Comunità”, ciò significa che lavoriamo per favorire tutte quelle iniziative di partenariato con i soggetti del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo per mettere a sistema la ricchezza di specificità differenti e per valorizzare ciò che già c’è nei territori.
Per altro la Cooperazione Internazionale allo sviluppo è definita dalla Legge 125 del 2014 “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia” […] “contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”. A mio, a nostro avviso la Politica estera è fondamentale, soprattutto nel contesto attuale, in un mondo cioè che non è certamente il migliore dei mondi desiderabili e possibili. Viviamo un presente in cui le disuguaglianze e la povertà aumentano, i conflitti sono sempre più estesi, il mercato si propone come (unica) soluzione ai problemi che lo stesso mercato, senza regole, contribuisce a creare. In questo quadro il commercio e il mercato non bastano ad assicurare benessere e pace e i tradizionali meccanismi di accoglienza sono decisamente sotto pressione, sono allo stremo. In tale scenario anche laa democrazia appare in fatica, fragile e a rischio se aumentano le disuguaglianze e se non si riescono a mantenere giustizia, dignità, benessere e PACE.
ATB crede fortemente che una delle possibili azioni da implementare in quest’oggi così difficile sia davvero lo stringere relazioni calde e fattive, radicate nei territori e da queste vissute come importanti e necessarie, relazioni che siano attive a più livelli e che vedano il coinvolgimento tanto dell’istituzione quanto della società civile.
Questi partenariati inclusivi, costruiti su obiettivi condivisi mettendo al centro territori e persone attraverso relazioni istituzionali, scambio di buone prassi, interscambio culturale ed economico e innovazione, anche se richiedono molto tempo, sembrano essere i percorsi più affidabili per garantire un autosviluppo sostenibile e duraturo.
MC: Esattamente e non posso che condividere è tempo di pensare interventi che mobilitino le positive forze ed esperienze dei territori coinvolti: è tempo di rendere concreta la speranza di Langer costruendo davvero fattivi ponti di collaborazione concretizzando speranze che trovino forza nella Pace.
Le azioni di cooperazione, che sono a tutti gli effetti azioni di politica estera dal basso, tessono relazioni di comunità, tra territori e con i territori e quel CON per noi è fondamentale. Viviamo un tempo “drammatico” che rende sempre più necessario ricostruire legami di pace e solidarietà a livello globale e noi crediamo che il nostro sistema di Cooperazione internazionale possa rivestire un ruolo centrale nelle relazioni internazionali partendo dal piccolo Trentino coinvolgendo in progetti e partenariati efficaci e paritari sia le Istituzioni nazionali e locali del nostro Paese che le Istituzioni e le Comunità territoriali di tante realtà del mondo.
Come si costruiscono e quali sono le principali difficoltà che incontra questo processo di partenariato territoriale di autosviluppo?
MC: Un possibile orizzonte di sviluppo, che ritengo strategico e fondamentale, è quello che vede un importante coinvolgimento del mondo profit, dell’imprenditorialità. Si tratta di una strada ancora in costruzione, che, bypassando diffidenze reciproche, può generare processi virtuosi e di incontro e scambio di conoscenze, know how e professionalità tra “qui” e lì”.
Un’altra dimensione che incontriamo e che ci preoccupa è la dimensione di chiusura di alcune comunità, la difficoltà al dialogo e all’incontro. Ma credo sia importante – e nei Balcani lo abbiamo imparato – sperimentarsi nella politica dei piccoli passi giornalieri, cercando di tradurre costantemente in azioni quotidiane la grammatica dei diritti e dei valori, del cammino insieme. Non voglio tediare con slogan già sentiti, ma anche noi crediamo nel ruolo determinante del cosiddetto “soft power”, la forza delle relazioni culturali, della costruzione di fiducia, di sviluppo di capitale sociale e immateriale, fatto di relazioni di scambio, sostegno e fiducia.
Per anni il Trentino ha dimostrato un grande impegno nella Cooperazione Internazionale ed è diventato una terra promotrice di nuove relazioni internazionali. Tuttavia dal 2018, con la nuova amministrazione, si è assistito ad una brusca inversione di rotta, con conseguenti tagli alla Cooperazione Internazionale e ai suoi progetti e l’eliminazione della quota fissa dedicata alla Cooperazione Internazionale che ammontava a 0.25% del totale. Con quali conseguenze sulla vostra associazione?
MC: Tragiche: non ci sono più progetti di sistema della Cooperazione Trentina e questo è perdita anche per il nostro territorio, che vedeva (parlo al passato, ahimè!) sempre in prima linea il mondo del volontariato, piccole e grandi associazioni, linfa anche qui da noi di relazioni, di attenzione ad uno sviluppo realmente sostenibile anche per le nostre Comunità, le nostre genti e i tanti giovani impegnati concretamente nel costruire un mondo aperto all’incontro e alla PACE.
Assicurare la realizzazione dell’obiettivo dello 0,70% del reddito interno lordo per la solidarietà internazionale, quota in linea con gli obiettivi internazionalmente concordati dall’Italia, pensi possa diventare in futuro una realtà a livello locale e nazionale?
MC: È quello che ci auguriamo, ma mi sembra che vi sia la tendenza a tagliare e investire molto poco in un ambito, quello della cooperazione, che noi pensiamo sia strategico per lo sviluppo delle nostre comunità – e parlo di sviluppo ecologico, sostenibile, pacifico -.
Purtroppo gli investimenti dell’Italia per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo sono ancora parecchio lontani da quell’obiettivo e insufficienti a fronteggiare le innumerevoli problematiche internazionali in termini sia di emergenze umanitarie che di politiche di sviluppo e ancora di più di impegno per il contrasto alle urgenze climatico-ambientali. Oggi in Italia siamo allo 0.32%, quota inferiore alla media europea (0,57%) per non parlare di Germania e Paesi scandinavi, che hanno già raggiunto quel traguardo.
Ed è per questo che insieme alle tante realtà della Cooperazione dobbiamo sostenere la Campagna 070, promossa da Focsiv, Aoi, Cini e Link 2007, insieme ad altre realtà come il Forum del Terzo Settore, ASVIS, Caritas Italiana, un appello per un impegno concreto tale da assicurare che il nostro Paese raggiunga entro il 2030, con un calendario graduale ma vincolante, quell’obiettivo dello 0,70% del proprio reddito nazionale lordo in aiuto pubblico allo sviluppo, in linea con gli obiettivi internazionalmente concordati.
Non dobbiamo arrenderci a questo tempo, possiamo ancora mobilitare risorse umane che sostengano e credano nella Cooperazione, lo possiamo fare anche professionalmente attuando le prospettive dell’agenda 2030.
Per voi che fate dell’incontro e del partenariato la cifra del fare buona cooperazione internazionale, la lunga pausa a causa del Covid-19 quanto è stata limitante?
MC: In parte si e molto, sebbene abbiamo coltivato e mantenuto, laddove possibile, molte relazioni. E’ pur vero che, purtroppo, molti progetti non sono stati più finanziati…ma il ponte costruito in tutti questi anni di grande impegno e lavoro nei territori e con le genti balcaniche e le nostre comunità è ancora percorribile.
Quali ricadute ha sulla comunità trentina il vostro lavoro?
MC: Nel raccontare la storia Balcanica, complessa e di non semplice lettura, raccontiamo anche la storia delle genti trentine: istituzioni e società civile che si sono adoperate per portare concrete testimonianze di vicinanza, solidarietà e ricostruzione, ma anche di creatività e qui penso ai tanti ragazzi che sono scesi nei campi estivi e lì hanno portato il Trentino portando poi “a casa” un po’ di Balcani, ambasciatori di una voglia di comunione e integrazione. La gente trentina è gente che trova nella solidarietà concreta, io credo, la propria ragion d’essere e la cooperazione allo Sviluppo certamente è una di queste espressioni.
La ricaduta che la Cooperazione internazionale ha sui nostri territori si traduce in ampliamento di orizzonti, di stimolo al volontariato e a percorsi di cittadinanza attiva, in scambio di saperi e competenze, di creazione di alleanze e, perché no, anche di creazione di alleanze economiche attente allo sviluppo dei territori.
Grazie mille per la disponibilità e per l’impegno che da 12 anni contribuisce a questo autosviluppo, locale e sostenibile che lega il Trentino ai Balcani!
Grazie a Te e per la possibilità di raccontare e portare l’attenzione sull’essere e il fare del sistema di cooperazione internazionale trentino!
Articolo uscito su Abitarelaterra.org
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.