Tra disuguaglianze e mobilitazioni la “Giornata Mondiale contro le Discriminazioni”

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Foto: Ilaria Turini ®

Il 1° marzo ricorreva la settima “Giornata Mondiale contro le Discriminazioni” lanciata a livello internazionale nel 2014 da Michel Sidibé, Direttore Esecutivo dell’UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite per l'AIDS/HIV) fino al 2019, con il nome “Zero Discrimination Day” e l’intento di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e l’impegno delle istituzioni nei confronti del contrasto all’emarginazione basata su età, sesso, identità di genere, orientamento sessuale, disabilità, etnia, lingua, stato di salute, posizione e provenienza geografica, status socio-economico o percorso migratorio. 

Ancora prima di questa ricorrenza internazionale, il 1° marzo è stata per diversi anni una giornata simbolica in Italia per le battaglie antirazziste e di difesa dei diritti del lavoro grazie allo “Sciopero dei lavoratori migranti – 24h senza di noi” organizzato per la prima volta nel 2010 in molte città italiane, iniziativa poi confluita nel “Comitato Primo Marzo” e che associava all’inizio del mese di marzo le attività di sensibilizzazione contro il razzismo, incluso il razzismo istituzionale, e le condizioni di precarietà riguardanti tanti lavoratori, molti dei quali persone migranti senza tutele e senza riconoscimento da parte dello Stato.

Nonostante la Costituzione italiana all’art. 3 sancisca che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, valori contenuti anche nell’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea e nell’articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, le discriminazioni, incluse quelle di carattere istituzionale, sono in crescita e strettamente correlate alle disuguaglianze. L’emergenza sanitaria legata alla pandemia globale ha mostrato tutta la portata delle disuguaglianze che, secondo i numerosi rapporti pubblicati nel corso degli ultimi mesi da Oxfam fino all’UNDESA World Social Report 2020, sono oggi a livelli storicamente elevati e in drammatico aumento in tutto il mondo. È proprio al tema delle disuguaglianze e alle loro diverse sfaccettature e correlazioni viste attraverso la lentedell’intersezionalità che è stata espressamente dedicata l’edizione del 2021. La discriminazione e le disuguaglianze sono strettamente intrecciate, come ricorda anche la dichiarazione dell’UNAIDS per l’anno in corso, e l’intersezione di forme di discriminazione, sia strutturale che sociale, contro individui e gruppi sociali continua a determinare e amplificare le disuguaglianze e l’accesso iniquo alle risorse e ai diritti. I divari tra generi e generazioni si traducono in minori opportunità per gli individui e per la società stessa, come dimostra la situazione italiana. Crescono in maniera altrettanto preoccupante il razzismo e le diverse forme di intolleranza che spianano la strada ai crimini di odio e all’estremismo violento, le persecuzioni nei confronti delle persone LGBTQI, l’incitamento all’odio in rete insieme all’aumento di discorsi e comportamenti discriminatori ed estremisti, alla recrudescenza dei fenomeni di antisemitismo e islamofobia e alla propagazione di politiche ultranazionaliste e xenofobe in tutta Europa.

Inoltre, nel corso dell’anno 2020 le disuguaglianze sono state ulteriormente amplificate dalla gestione discriminante dell’emergenza sanitaria da parte degli Stati e dei Governi in tutto il mondo e includono, come evidenziato dagli indicatori utilizzati nell’UNDESA World Social Report 2020, la dimensione tecnologica e quella climatica tra le fonti di disparità e incremento del divario di opportunità tra i Paesi. L’accesso all’assistenza sanitaria, a partire da quella di base, rappresenta una delle principali disparità tra i Paesi e, come è risultato evidente contestualmente alla diffusione della pandemia, persino tra territori anche contigui all’interno dello stesso Paese, così come tra aree urbane e rurali. Parallelamente, l’accesso ai vaccini per il Covid-19 è caratterizzato da speculazioni e molteplici livelli di disuguaglianza e discriminazioni favoriti dalle posizioni contraddittorie da parte delle istituzioni a tutti i livelli e dalla resistenza a sospendere i brevetti, nonostante la Risoluzione 2361 (2021) votata in seno all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa lo scorso 27 gennaio. “Proprio in questi giorni – ha dichiarato Winnie Byanyima, ingegnera aereonautica e diplomatica ugandese oggi a capo del programma UNAIDS in qualità di Direttrice Esecutiva – stiamo assistendo alla discriminazione che ferisce tutti i nostri paesi esercitarsi anche a livello internazionale. Parallelamente all’aumento della disponibilità dei nuovi vaccini contro il COVID-19, crescono le disuguaglianze nel loro accesso e questo è reso evidente dal fatto che al momento soltanto 10 Paesi nel mondo hanno somministrato più del 75% di tutti i vaccini COVID-19, mentre più di 130 paesi non ancora hanno ricevuto neanche una singola dose.

In Italia e in molti altri paesi del resto d’Europa, per sensibilizzare la cittadinanza e chiedere impegni chiari alle istituzioni governative tramite l’adozione di politiche risolutive di contrasto delle discriminazioni e di promozione della diversità come patrimonio individuale e collettivo, i movimenti attivi sul fronte della giustizia sociale e dei diritti civili e ambientali hanno organizzato numerose iniziative in occasione della “Giornata Mondiale contro tutte le Discriminazioni”. Il primo appuntamento italiano è stato quello di domenica 28 febbraio 2021 dove, a Roma in piazza del Popolo e in numerose altre città, il movimento internazionale antirazzista «Black Lives Matter» ha promosso insieme a un’ampia rete di organizzazioni della società civile e di artisti una giornata di iniziative di sensibilizzazione nel corso della quale si sono susseguiti interventi e performance musicali e teatrali che hanno attraversato e narrato i diversi ambiti nei quali le discriminazioni si concretizzano tutti i giorni. Particolarmente significativi gli interventi delle seconde generazioni e le testimonianze degli “Italiani Senza Cittadinanza” sulle battaglie in corso da anni per riforma della legge sulla cittadinanza del 1992 dopo le numerose campagne – tra cui L’Italia sono anch’Io – e quelli dai recenti sgomberi di realtà sociali impegnate in sforzi di mutualismo dal basso in diversi quartieri della capitale, l’ultimo dei quali ha riguardato l’Ex Lavanderia di Santa Maria della Pietà qualche ora prima della manifestazione.

Per tutto il mese di marzo, si susseguiranno altre manifestazioni contro tutte le discriminazioni in collaborazione con il movimento globale “Fridays for Future”, con quello transfemminista “Non una di meno”  sempre di carattere globale e con le diverse organizzazioni che compongono la campagna nazionale “Per una Società della Cura. Fuori dall’economia del profitto” per chiedere a gran voce che il superamento della crisi sanitaria parta innanzitutto dall’azzeramento delle discriminazioni. 

Nel corso della manifestazione del 28 febbraio è stata organizzato anche un flash mob sotto forma di “Privilege Walk” che permette di sperimentare, attraverso la partecipazione diretta, e visualizzare la distanza dei privilegi. Kwanza Musi Dos Santos, una delle promotrici e organizzatrici, spiega la dinamica dell’attività sottolineando il fatto che in circostanze pubbliche di questo tipo possa rivelarsi “un esercizio importante che aiuta a rendersi conto con immediatezza di quanto le strutture sociali siano determinanti e di come possano influire sulle nostre vite e su quelle delle altre persone che ci circondano senza che quasi ci si renda conto delle condizioni favorevoli nelle quali è possibile agire grazie ai privilegi”. Privilegi che, come emerge dalla riflessione che segue l’attività in piazza, non sono legati a particolari meriti né a conquiste personali dei percorsi di vita, ma sono spesso ereditate e legate alle strutture rigide delle società contemporanee basate su principi discriminatori ed escludenti.

#DIVERSƏDACHI è l’hashtag proposto per la giornata di mobilitazione contro le discriminazioni ricorrendo al genere neutro “schwa” per promuovere un uso maggiormente inclusivo del linguaggio.

Di Anna Lodeserto

Anna è autrice, analista di relazioni internazionali e ricercatrice impegnata nel dar voce a luoghi, storie e processi socioculturali dagli angoli remoti del mondo poco o mal rappresentate sui canali mediatici tradizionali, anche quando nascosti nel cuore delle stesse capitali. Laureatasi in “Scienze Internazionali e Diplomatiche” con specializzazione in Politiche dello Sviluppo e Paesi extra-europei presso l’Università degli Studi di Bologna, e conseguito un master universitario di secondo livello in “Peacekeeping and Security Studies – La gestione civile e militare delle crisi in ambito europeo e internazionale”, Anna Lodeserto si è occupata di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale al fianco delle coalizioni della società civile attive in tutta Europa per poi sviluppare il livello di partecipazione dei cittadini nei processi decisionali. Negli ultimi dieci anni ha coordinato campagne e iniziative di carattere euro-mediterraneo a supporto della partecipazione della cittadinanza nei processi decisionali prevalentemente in ambiti relativi alla libera circolazione e mobilità transnazionale, al pluralismo dell’informazione, al contrasto alla criminalità organizzata, all’inclusione sociale e alle politiche migratorie.  In tali ambiti tematici, ha lavorato su politiche pubbliche e contenuti operando e vivendo direttamente su territori estremamente diversi tra loro, sia periferici sia aree rurali, in oltre 30 paesi europei ed extraeuropei e 15 regioni italiane, sviluppando una metodologia di partecipazione e protagonismo della popolazione giovanile maggiormente soggetta a discriminazioni multiple, in particolare nei contesti classificati come periferici e nei quali i giovani hanno maggiori possibilità di soffrire di situazioni di marginalità. Attualmente scrive per riviste specializzate a livello internazionale e sta curando le pubblicazioni tematiche sulla partecipazione politica dei giovani nei paesi membri dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa edite dalla EU-CoE Youth Partnership, ovvero il Partenariato tra la Commissione europea e il Consiglio d’Europa nel settore della gioventù. Collabora con la Commissione europea, con le Agenzie esecutive e con le Agenzie Nazionali del Regno Unito e del Belgio francofono sulle diverse azioni e politiche pubbliche relative all’inclusione sociale, alla transizione digitale, alla mobilità transnazionale e ai diritti umani incluse nei programmi tematici. Ha ideato e avviato i percorsi di partecipazione e protagonismo giovanile trasversale del formato “Giovani QUI” in diverse zone rappresentative d’Italia e del resto d’Europa. 

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