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Più lontano, insieme
Riconciliazione
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Grafica a cura di Ayla Parisi
ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani.
Questo mese parliamo dell’associazione lunghi cammini, che propone a ragazzi in difficoltà seguiti dai servizi sociali i cammini educativi, lunghe escursioni di almeno un mese o più assieme ad un accompagnatore, un’occasione per mettersi alla prova, conoscersi meglio e affrontare le proprie sfide personali.
Per l’associazione lunghi cammini ha partecipato Isabella Zuliani, presidente dell’associazione
Maggiori informazioni sul sito https://associazionelunghicammini.wordpress.com/
BUON ASCOLTO: https://open.spotify.com/episode/3DMIXVc0roJ8Ed3N5YUz9J
Negli ultimi anni i cammini, lunghi itinerari da percorrere a piedi in più giorni, hanno guadagnato sempre più popolarità. Il motivo del successo è che in questo contesto camminare non è solo un’attività fisica, ma diventa un’opportunità preziosa per ritrovare se stessi, riflettere e prendersi una pausa dal ritmo frenetico della vita quotidiana, insomma per concentrarsi su se stessi e sui propri passi. Un’esperienza che può essere significativa per molte persone, e in maniera particolare per chi vive un momento di difficoltà, come possono essere degli adolescenti in condizioni di vulnerabilità.
Per loro il cammino può diventare un’occasione per mettersi alla prova, conoscersi meglio e affrontare le proprie sfide personali.
Da questa idea nascono i cammini educativi, percorsi lungo rotte ben tracciate che possano permettere a un ragazzo in difficoltà, accompagnato da un adulto, di mettersi alla prova e testare un’esperienza fuori dal suo ambiente.
Diffusi in Belgio e Francia, dal 2016 sono proposti in Italia dall'associazione Lunghi Cammini, che ha iniziato a organizzare queste esperienze ispirandosi all'associazione francese Seuil.
Da allora sono stati organizzati 17 cammini, che hanno coinvolto ragazzi e ragazze a cui è stato proposto di cimentarsi in questa prova, senza imporre né chiedere nulla in cambio, come ci tiene a precisare la presidente dell’associazione Lunghi Cammini Isabella Zuliani.
“Fare una cosa che non ha niente a che vedere con dei doveri, una restituzione, un esercizio… è un viaggio. Noi gli offriamo gratuitamente la possibilità di fare un viaggio a piedi. Questa proposta viene ascoltata con un po' di scetticismo dai ragazzi perché non sono abituati per niente a camminare o comunque a fare tanta strada tutti i giorni.
No cellulare, no cuffiette, quindi no isolarsi con la propria musica, perché l'esercizio è quello di stare nell'ambiente, stare all’aperto [...] per arrivare tutti i giorni a una meta prefissata però avendo già chiaro qual è la meta finale, che cerchiamo sia simbolicamente interessante, in generale o per quella persona in particolare.
Non è un miracolo, non è che queste persone cambiano completamente, però hanno la possibilità di stare da sole, si sperimentano in una dimensione nuova a se stessi, hanno il tempo e il modo di far venire fuori dei talenti e dei pensieri che in genere non si possono permettere, che non si sono mai permessi. [...] Si allontanano da tutto: dagli amici, dai nemici, dalla mamma, dal papà, dagli assistenti sociali, dal carcere e chi incontrano non sa niente di loro. Vedono un ragazzo o una ragazza che cammina con lo zaino e gli fanno i complimenti in genere, e quindi incassano tanta gratificazione di cui hanno bisogno, gratificazione vera, perché quella strada l'hanno fatta veramente loro a piedi, quindi non gli viene regalato niente, quando arrivano alla meta se la sono guadagnata.
La fatica non è camminare, la fatica è stare con i propri pensieri e hai tanto tempo per stare con i tuoi pensieri.”
I cammini proposti seguono itinerari ben definiti, pensati per poter essere seguiti affidandosi a guide o alle persone incontrate, piuttosto che seguendo le indicazioni degli smartphone.
La scelta del percorso viene effettuata caso per caso: ogni cammino ha le sue peculiarità e si cerca di trovare quello adatto alla storia di ogni partecipante.
Si va dai sentieri di montagna per sfogare la rabbia attraverso la fatica a quelli nei luoghi dei terremoti per vedere cosa e chi resta dopo la devastazione, ma anche percorsi per andare lontano oppure per tornare verso casa.
Durante il percorso i partecipanti non sono soli, viaggia con loro un adulto, scelto tra chi ha esperienza di lunghi cammini e di adolescenti.
Le persone che si propongono per il ruolo di accompagnatore hanno i background più diversi, dal musicista al generale, ma alla fine quello che conta è la persona in sé: una buona riuscita di questi cammini passa anche dalla scelta giusta del compagno di viaggio.
“Un accompagnatore o un'accompagnatrice, che non necessariamente deve essere dello stesso sesso dipende dalle combinazioni che si organizzano, che possiamo realizzare.
Ma idealmente deve essere la persona giusta per quel ragazzo o quella ragazza, la migliore possibile insomma. E poi partono.
Chi è accanto non indaga, non chiede, è lì per consentire, per facilitare, per accompagnare, alle stesse condizioni. Il tratto che dobbiamo fare lo dobbiamo fare tutti e due, hai lo zaino tu e ho lo zaino io, posso avere bisogno di te e tu puoi avere bisogno di me.
Chi è accanto ha veramente una grande responsabilità, nel senso che fa la differenza, fa tanto e qualche volta è importante che faccia poco, per fare tanto.”
Partecipando all’esperienza del cammino il ragazzo o la ragazza abbandona la sua routine quotidiana, fatta anche da tante persone a cui è legato in maniere diverse.
Per garantire un legame costante tra il giovane e queste figure di riferimento, l’accompagnatore contatta giornalmente il responsabile del cammino, la figura incaricata di tenere aggiornate le persone che ne sono responsabili.
Tutte queste persone sono coinvolte nel progetto fin dalle prime fasi e i loro impegni e le loro volontà prendono forma tangibile proprio prima della partenza.
Questo avviene alla firma del patto di cammino, un documento che raccoglie le promesse e i desideri dei diretti protagonisti, ma anche di tutte le persone che li sostengono e li accompagnano da lontano.
“Non è una cosa formale, però è interessante e spesso lo portano via per tornarci su.
Lì sono elencati gli impegni: gli impegni che si prende l'accompagnatore, gli impegni che si prende il ragazzo o la ragazza, gli impegni che si prende il responsabile del cammino, gli impegni che si prendono i genitori, che si prende il servizio, che si prende l'associazione o l'avvocato, se c'è l'avvocato… Dipende dalle figure presenti, ma alla fine degli impegni sono più o meno predeterminati perché lo strumento è definito, ma c'è anche il desiderio e quello lo mette ciascuno invece: qual è il tuo desiderio? Cosa desideri? Cosa, nel dire di sì a questa cosa, nel dire di sì per tuo figlio a questa cosa, nel dire di sì come servizio affinché il ragazzo che hai indicato faccia questa cosa, cosa speri? Cosa ti auguri? Viene chiesto anche al ragazzo o alla ragazza stessa nell'accogliere questa cosa: io cosa mi immagino? Cosa desidero?
Quindi confrontarsi dopo o durante con quello che hai scritto e anche con quello che hanno scritto gli altri, fa sì che tu veda il cammino con un punto di vista diverso perché ti sei mosso, sono successe delle cose, ascolti in maniera diversa, puoi capire meglio alcune cose.
E poi è un momento solenne, cioè in quel momento sono presenti tutti o a distanza, ma la maggior parte sono lì attorno a un tavolo, ci si passa queste pagine e ciascuno legge la propria parte e poi alla fine tutti firmano. Da anche un riscontro a questo ragazzo che lui non è solo e che c’è tanta gente che tifa per lui, che c'è una comunità educante e che ci crede, ed è un bel sostegno insomma.”
L’impegno richiesto per organizzare uno di questi cammini è grande: non si tratta solo di individuare le tappe ma è un lavoro complesso che coinvolge tante persone.
Ogni scelta può fare la differenza, perché in fondo l'obiettivo è aiutare un giovane ad affrontare la propria vita con uno spirito nuovo, se non addirittura a cambiarla.
Questo approccio innovativo sta iniziando a farsi strada, non senza difficoltà, anche in Italia grazie al lavoro dell’Associazione Lunghi Cammini, la cui speranza è che possa davvero diventare una pratica consolidata per aiutare i ragazzi in difficoltà.
“Noi vorremmo che chi sceglie, chi decide, chi propone delle risposte, chi organizza il carcere minorile, chi organizza le comunità, chi organizza l'affido, mettesse dentro anche questi tasselli, approfittasse di questo modello, ma non necessariamente gestito da noi, gestito da chi vogliono. Non siamo noi importanti, è l'idea che è interessante, quella di andare incontro alla vita, quella di mettersi in cammino con qualcuno a fianco, accanto a te, che guarda nella stessa direzione e rende possibile questa cosa, però sulle tue gambe, sulle tue spalle.
Lo scetticismo degli eventuali finanziatori è: “tutta sta roba per un ragazzo?”. Però se tu pensi che dietro a questo ragazzo c'è una famiglia, ci sono degli amici, ci sono degli altri pari, c'è la vita, c'è la riduzione della recidiva, insomma sono soldi risparmiati e qualità della vita che si accresce, è un tassello educativo prezioso che ha delle ricadute nel tempo.
L'obiettivo a lungo termine è che lo strumento del cammino venga riconosciuto come uno strumento educativo significativo, sul quale il paese voglia investire.
Poi altri magari faranno la stessa cosa con formule diverse, va bene lo stesso! Introdurre l'idea del cammino educativo, noi lo facciamo così ma si può fare anche in altri modi (il cammino educativo lo fanno da sempre gli scout per esempio) però a seconda di come lo organizzi può avere risultati diversi, può andare incontro a esigenze diverse e portare risultati diversi.”
L’Associazione Lunghi Cammini ha contribuito a portare in Italia l’idea del cammino educativo, offrendo un’opportunità di crescita per ragazzi e ragazze in situazioni di vulnerabilità. Un percorso fisico e interiore che permette loro di esplorare se stessi in un contesto nuovo, facendogli percepire in modo tangibile la responsabilità del proprio cambiamento: ogni passo avanti è una conquista personale, ogni traguardo raggiunto è frutto del loro impegno.
Attraverso il cammino, questi giovani si trovano di fronte a una svolta, un’esperienza trasformativa che li mette alla prova e li aiuta a ridefinire la propria identità. Non si tratta solo di arrivare a una meta, ma di tornare con una nuova consapevolezza, quella di essere capaci di affrontare le sfide della vita un passo alla volta.
Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.