Nella nebbia dell’informazione, le guerre continuano. Il punto

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Immagine: Unsplash.com

Dice il Segretario di Stato, Marco Rubio, che gli Stati Uniti sono preoccupati. Il fatto che l’alleato israeliano si sia messo a bombardare la Siria con impegno crea imbarazzo all’amministrazione, certa a questo punto di non avere grandi carte in mano per pensare ad una pacificazione dell’area. Tel Aviv ha colpito il Palazzo presidenziale a Damasco, il quartier generale dell’esercito e colonne in movimento dell’esercito regolare, intervenendo per aiutare la minoranza drusa negli scontri contro le formazioni sunnite dell’attuale presidente Ahmad al-Shara. Una guerra che era nell’aria sin dal dicembre del 2024, da quando le allora forze ribelli conquistarono Damasco, cacciando il presidente Bashar al-Assad. Le contraddizioni di quella rivolta sono diventate scontro aperto, con almeno 200 morti ad oggi. Israele - che controlla una fetta del territorio siriano - non ha intenzione di abbandonare i suoi alleati drusi.

Per il presidente Trump, che voleva rilanciare i patti di Abramo del 2020 e apparire come il pacificatore del Vicino Oriente, questo è un bel grattacapo, ancora una volta creato da Netanyahu. Lo dimostrano le dichiarazioni del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), formato da Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La condanna ad Israele è totale. Il segretario generale, Jasem Mohamed Albudaiwi, ha sostenuto che “gli attacchi israeliani rappresentano una flagrante violazione della sovranità della Siria, una violazione delle leggi e delle norme internazionali e una seria minaccia alla sicurezza e alla stabilità regionale". Il sostegno del CCG all'integrità territoriale della Siria è totale. Sulla stessa linea si muovono Turchia e Nazioni Unite, mentre l’Unione Europea è come sempre molto, molto timida nel condannare Tel Aviv.  Per il Segretario di Stato, Marco Rubio, saranno giornate gravose, le prossime. Lui, in settimana, ha spiegato che sta “parlando con entrambe le parti, tutti  gli interessati, e speriamo di riuscire a concludere, ma siamo molto  preoccupati. Si tratta - ha aggiunto - di una  minaccia diretta agli sforzi per contribuire a costruire una Siria pacifica e stabile. Abbiamo avuto e continuiamo ad avere ripetuti e  costanti colloqui con i governi di Siria e Israele su questo tema''.

Un vecchio-nuovo fronte aperto, nel Risiko mondiale. Intanto, l’orrore continua a Gaza e in Cisgiordania. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, nella Striscia almeno un bambino su dieci è malnutrito, mentre la fame infantile aumenta in tutto il territorio a causa della mancanza di cibo. Si muore per fame e inedia, a Gaza e si muore uccisi dalle bombe e dai proiettili israeliani. Nelle ultime ore, almeno 90 persone sono state uccise negli attacchi israeliani. Di queste, 23 persone sono state uccise nell’attacco aereo contro il campo profughi di Shati, nel nord di Gaza. I feriti sono molte decine. L'esercito israeliano ha anche emesso un nuovo ordine di sfollamento forzato per i palestinesi che vivono in 16 zone nel nord di Gaza.

Le cose non vanno meglio in Cisgiordania. L’Onu segnala 757 attacchi di coloni contro i palestinesi residenti da gennaio a oggi. I morti si sono avvicinati a quota 1.000, a partire dal 7 ottobre 2023  e nello stesso periodo il governo israeliano ha effettuato almeno 2.907 demolizioni di case palestinesi.

Tutto avviene nella nebbia dell’informazione. Nebbia che non avvolge del tutto la guerra in Ucraina, con l’esercito di Kiev sempre impegnato a respingere l’invasione russa. Sono passati 1.240 giorni dall’attacco di Mosca e le cose per l’Ucraina appaiono sempre più complicate. Fulminanti le dichiarazioni sulla guerra del presidente statunitense, Trump, questa settimana. La prima è che, a parere suo, “l'Ucraina non dovrebbe prendere di mira la capitale russa Mosca”. La seconda è che “lui non è dalla parte di nessuno. Voglio solo  fermare le uccisioni". Infine, ha minacciato Mosca: il Cremlino ha 50 giorni di tempo per mettere fine alla guerra contro l’Ucraina. Se non avverrà, Trump fornirà più armi a Kiev tramite la Nato e imporrà nuovi dazi alla Russia. Un alto funzionario della sicurezza russa, Dmitry Medvedev, ha respinto quello che ha definito il "teatrale ultimatum di Trump”. Inoltre, è interessante come il presidente-monarca degli Stati Uniti pensi di dare armi all’Ucraina non direttamente, ma attraverso l’Alleanza Atlantica. In questo modo costi e oneri ricadrebbero sulla Nato, non sugli Usa. 

Sul campo, intanto, la guerra continua, spietata. I civili continuano a morire negli attacchi al distretto di Kupiansk, nella regione di Kharkiv, nel bombardamento d’artiglieria russa alla periferia della comunità di Velykopysarivska, nella regione di Sumy. L’esercito russo avrebbe occupato in settimana i villaggi di Voskresenka e Petrivka nel Donetsk. Kiev risponde lanciando attacchi con i droni sulle città russe. Anche qui, a morire sono i civili.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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