Mondo: è morto il papa, inascoltato profeta di pace

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Ieri sera alle ore 21.37 nel suo appartamento privato al terzo piano del palazzo apostolico è spirato Giovanni Paolo II.

Se è presto per fare un bilancio degli oltre ventisei anni di pontificato di Giovanni Paolo II, un punto sul quale pochi sembrano riflettere in queste ore di cordoglio - e di celebrazione mediatica - è che Karol Wojtyla è stato un inascoltato profeta di pace. Il netto ripudio della guerra, la denuncia dei conflitti dimenticati che hanno insanguinato l'Africa e l'Asia a fronte dell'immobilismo delle Nazioni Unite bloccate dai veti incrociati del Consiglio di Sicurezza, la condanna della "guerra preventiva" inascoltata non solo dal presidente americano - che oggi lo elogia come un "eroe per tutte le epoche", ma dalle stesse gerarchie ecclesiastiche italiane, ricordano che papa Wojtyla su questo punto specifico è stato una "voce che gridava nel deserto". Inascoltata dai potenti di turno, fuori e dentro la chiesa, ma accolta da milioni di credenti di diverse fedi e da non credenti come una voce profetica. Che ricordava che il Vangelo sta dalla parte delle vittime.

Lo affermava lo stesso Card. Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, che per anni è stato alla guida della politica estera vaticana. In un'intervista di due anni fa a L'Unità, ripercorrendo le tappe del pontificato di papa Wojtyla, il porporato puntualizzava che il "magistero papale ha fatto crescere una nuova cultura della pace che ha coinvolto gli stati, le grandi istituzioni internazionali, i popoli e anche le religioni". "Un impegno che si è sempre più intensificato. Ma che ci fu sin dall'inizio". Isole Falkland, guerra del Golfo, Balcani, Kosovo, l'attentato dell'11 settembre alle Torri gemelle di New York, Afghanistan e, infine, la guerra in Iraq contro Saddam: questi sono i capitoli di una iniziativa che non si è mai interrotta, ricorda il cardinale. "Il no alla guerra è già assoluto nella Pacem in Terris" - fa notare e sottolinea come i contenuti di questa enciclica siano stati ripresi dal pontefice nel suo Messaggio per le giornate mondiali della Pace. "Sono concetti che Giovanni Paolo II - aggiunge - aveva già annunciato il 30 maggio 1982 nel discorso pronunciato all'aeroporto di Coventry, la città della Gran Bretagna distrutta dai bombardamenti nazisti, che vale la pena di ricordare: "Oggi la portata e l'orrore della guerra moderna sia nucleare, sia convenzionale - diceva il pontefice - rendono questa guerra totalmente inaccettabile come mezzo per comporre dispute e vertenze tra nazioni. La guerra dovrebbe appartenere al tragico passato della storia, non dovrebbe trovare posti nei progetti per il futuro"".

Nelle prossime ore non mancheranno però di essere ricordati anche gli aspetti contraddittori del papato wojtyliano: la predicazione dei diritti umani non altrettanto riconosciuti all'interno della stessa chiesa cattolica, il dialogo col mondo e la contemporanea carenza di dialogo nella chiesa, l'esaltazione della figura della donna e l'impedimento alle donne degli uffici ministeriali ecclesiastici, l'apertura sui temi sociali e le restrizioni nel campo dell'etica sessuale.

La predicazione stessa contro la povertà e lo sfruttamento del Sud del mondo non si è accompagnata con una condanna del liberismo altrettanto vigorosa a quella riservata al marxismo. Lo ricorda il vescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, che in un'intervista televisiva dichiara che su "alcuni temi lo avrei voluto più coraggioso". "Non sono d'accordo - afferma il porporato anglicano - su come percepiva il ruolo della chiesa in America Latina e la differenze che vedeva tra i popoli dell'Est europeo e l'America Latina ad entrare in politica, non spingendo la chiesa a scelte più radicali verso i poveri. Ma devo dire che è stato deciso nel denunciare le carenze del capitalismo".

Nelle ultime ore si è assistito al balletto dei commenti televisivi dei vari "esperti", vaticanisti e non, che hanno tessuto gli elogi di questo pontificato che "ha cambiato la storia", "si è aperto a tutte le religioni", "ha visitato tutto il mondo" e ha "abbattuto il comunismo" nei Paesi dell'Est. E' già iniziato, intanto, il pronostico mediatico sul prossimo papa. I principali quotidiani italiani, da Repubbica al Corriere della sera, da L'Unità all'agenzia AGI propongono le loro opinioni sul successore alla cattedra di Pietro. [GB]

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