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Medio Oriente: Caschi bianchi per il Libano, manifestazione nazionale a novembre
Riconciliazione
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La Rete Caschi Bianchi (coordinamento degli enti: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Volontari nel Mondo FOCSIV e GAVCI) impegnata da anni con gli obiettori di coscienza ieri e con i giovani in Servizio Civile Volontario oggi in missioni all'estero di promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli esprime soddisfazione per la proposta della Vice Ministra alla Cooperazione Patrizia Sentinelli al Tavolo per la ricostruzione del Libano in ordine alla costituzione di una forza civile di pace che favorisca il processo di ricostruzione e la soluzione non-violenta del conflitto. Da anni la Rete sollecita le istituzioni italiane a raccogliere la risoluzione 49/138/B ed i ripetuti appelli dell'ONU a partire dal 1994 in poi per la costituzione di contingenti nazionali di Caschi Bianchi. Al fine di contribuire alla definizione del profilo e del ruolo di una simile presenza, la Rete è disponibile a mettere al servizio delle popolazione Libanese e della ricostruzione della pace l'esperienza maturata in oltre 30 paesi in quasi dieci anni di progetti di servizio civile all'estero.
E L'Assemblea nazionale di "Action for peace", tenutasi a Firenze il 10 settembre scorso, propone a tutto il movimento contro la guerra e per la pace, entro novembre, una Manifestazione nazionale sulla base del seguente Appello:
PALESTINA-ISRAELE: AL CENTRO DI UN PIANO PER LA PACE E LA GIUSTIZIA IN MEDIO ORIENTE
35 giorni di bombardamenti israeliani sul Libano, la distruzione e le stragi di civili (1109 vittime), i razzi Hezbollah su Haifa (43 vittime civili, su 159), il faticoso e tardivo cessate il fuoco proclamato dall'ONU, l'iniziativa diplomatica del Governo italiano e la missione militare in Libano, hanno riportato il Medio oriente all'attenzione generale. L'aggressione militare israeliana contro il Libano è stata bloccata e si è fermata la risposta militare di Hezbollah: il sostegno della resistenza civile e politica libanese ha scongiurato crisi politica e caos interni.
Adesso le armi tacciono in quell'area, mentre continuano a mietere vittime innocenti in Iraq, nei territori palestinesi, in Afghanistan.
La missione militare in Libano, - pur con i limiti e le ambiguità della risoluzione ONU 1701 - è nata sul consenso delle parti in conflitto ed ha l'obiettivo ufficiale di interposizione e protezione dei civili: è anche per questo molto diversa da quelle in Iraq e Afghanistan. Tuttavia è esposta al rischio di degenerazione se la politica non occupa immediatamente la scena, riguadagnando il terreno del negoziato e del dialogo con tutti gli Stati della Regione e mettendo al centro la soluzione della questione Israelo-Palestinese, condizione indispensabile perché prevalgano pace e giustizia in Medio oriente.
La battuta di arresto dell'unilateralismo di Stati Uniti e Israele, del loro piano di "grande medio oriente", basato sul controllo delle risorse e perseguito con la guerra, richiede ancor più una forte iniziativa autonoma del movimento per la pace, nell'orizzonte del disarmo della politica e di una politica disarmata, in Italia e in Europa. Consapevoli della fragilità e dei rischi della situazione attuale, facciamo appello alle organizzazioni, associazioni, movimenti, perché assumano la responsabilità di una grande manifestazione nazionale per la pace in Medio oriente,che abbia al centro la soluzione al dramma Palestina/Israele.
Una manifestazione nazionale è necessaria per molti motivi.
Serve per trasformare enunciazioni e sentimenti in consapevolezza e iniziativa politica; per costruire intorno alle sorti di Palestina e Israele la stessa partecipazione popolare che abbiamo saputo costruire contro la guerra in Iraq; serve per costringere la politica del Governo italiano ad iniziative concrete e senza ambiguità. Serve per pagare un debito di anni nei confronti della incessante resistenza civile della popolazione palestinese e della società pacifista israeliana.
Una grande manifestazione del popolo della pace, serve per comunicare alla riva sud del Mediterraneo, alle popolazioni dell'Iraq e dell'Afghanistan, che siamo solidali con coloro che sono brutalmente colpiti dal sistema della guerra globale permanente. Serve per dire con forza che rifiutiamo di chiuderci in una fortezza, che rifiutiamo crociate e scontri di civiltà, che ci opponiamo a tutti coloro che anche nel nostro paese li vogliono costruire.
Serve per chiedere al governo e alle istituzioni internazionali:
- l'impegno per un immediato cessate-il-fuoco- in Palestina-Israele
- il riconoscimento del Governo palestinese e l'immediato ripristino della erogazione dei fondi alla ANP
- la liberazione immediata dei rappresentanti politici del Governo e del Parlamento palestinese
- la fine del blocco totale imposto alla Striscia di Gaza
- Una conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente con la partecipazione di tutte le parti coinvolte, senza esclusione alcuna, che abbia alla base il rispetto delle Risoluzioni ONU, il ritiro di Israele da tutti i territori arabi occupati (Palestina, Siria, Libano), la nascita di uno Stato palestinese indipendente accanto a quello di Israele (2 Stati per 2 popoli, unica garanzia di sicurezza per tutta l'area).
- La realizzazione della proposta "Medio oriente zona denuclearizzata" (presente anche nella Conferenza di Madrid del 1991)
- La denuncia e la sospensione immediata dell'accordo di cooperazione militare Italia-Israele