Marocco - Algeria: una “guerra di sabbia” lunga più di 50 anni

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La storia della crisi  del Sahara occidentale “marocchino”- dato che è sotto la sovranità del Marocco – comincia più di 40 anni fa. Infatti, il problema non riguarda solo il Marocco e i sahraoui, ma investe  anche l’Algeria, elemento indiscutibile nell’equazione di un conflitto che si considera tra i più lunghi nella storia recente. Per  capire la nascita, la natura e le ragioni di questa tensione, è necessario comprendere il ruolo strategico del Sahara, crocevia di interessi economici e politici, e risalire nel tempo per evidenziare i collegamenti storici tra le tribù sahraoui e il sultano del Marocco.

Il più grande deserto del mondo, il Sahara, abbraccia numerosi Stati i cui confini, labili e definiti a tavolino non hanno grande  significato per le persone e le tribù nomadi che, per definizione, hanno l’abitudine di spostarsi da un posto all’altro in tutta libertà. Il deserto, arido e inospitale, arriva fino all’Oceano Atlantico (con circa 1000 km di costa) e soprattutto possiede un sottosuolo ricco di risorse: uno spazio di conquista molto appetibile.

Non è un caso che la Spagna l’abbia colonizzato per circa 91 anni, dal 1884 fino al 1976. Prima dell’imposizione del protettorato francese e spagnolo, il Marocco era denominato Impero Sherifiano Marocchino con una superficie molto più grande rispetto ad oggi, estendendosi dalla costa del Rif fino al sud dell’attuale Mauritania. É importante segnalare che il Marocco di ieri aveva una struttura istituzionale, simile a quella di uno Stato federale, piuttosto che centralizzato. Le tribù dell’Impero che si trovavano a sud o a nord del Paese, avevano il potere autonomo locale per gestire i propri affari. L’autorità del sultano era piuttosto spirituale, ma non significa che aveva meno potere politico, dato che nominava i suoi funzionari all’interno delle tribù e imponeva tasse. Era il leader e si considerava come il collante di tutte le tribù, che gli dovevano fedeltà e lealtà.

Le aggressioni contro l'integrità territoriale del Marocco erano tante a causa di un vorace appetito coloniale di Francia e Spagna che sul finire del 1800 ha diviso il Paese, nonostante la grande resistenza delle tribù del Sahara, del Rif e altrove.

Alla conferenza di Algeciras nel 1906, il Marocco è stato formalmente diviso tra le due potenze europee, mentre Tangeri era dichiarata zona internazionale. La resistenza è continuata feroce, tanto che la Spagna, che occupava il sud del Paese, fu costretta più volte a negoziare con le tribù del Sahara, che a loro volta invitavano  il colonizzatore a colloqui diretti con il sultano Moulay Abdelhafid: i sahraoui stimavano molto il Sultano marocchino chiamandolo “il Sultano del jihad”, la guida della resistenza. La lotta contro i due occupanti continuò fino al 1956, dopo il trattato di Aix Les Bains, quando il Marocco ha ottenuto una parziale indipendenza, liberando la zona nord del Rif e il centro; ma la presenza spagnola era ancora presente nelle zone sud del Sahara e nelle due enclave di Ceuta e Mellilia ancora sotto la loro dominazione.

La decolonizzazione non ha fatto altro però che acuire le tensioni tra Algeria e Marocco, ovviamente sui confini. La Francia aveva tentato di imporre due linee: quella di Varnier nel 1912 e la linea di Trinquet  nel 1938, soluzioni che non furono concordate tra le parti e che quindi ebbero vita breve. I due Paesi maghrebini tuttavia combatterono insieme le guerre anti coloniali e per qualche tempo furono amici: numerosi leader algerini attivi per l’indipendenza, tra cui l’attuale Presidente Bouteflika, trovavano rifugio in Marocco. Il problema dei confini era però solo rinviato. Il conflitto sfociò in una guerra aperta nel 1963, quando il Marocco rivendicò una parte del territorio del Sahara occupato dall’Algeria. Il Regno di Hassan II vinse la cosiddetta “Guerra di sabbia” ma preferì ritornare sulle sue posizioni per evitare un’escalation.

Da allora però tra i due Paesi la guerra sotterranea continua, ma si è come trasferita su un altro fronte, quello dei sahraoui. La situazione peggiora nel 1975 a seguito di due avvenimenti. Poiché la Spagna franchista continuava a controllare il cosiddetto Sahara Occidentale, il Re Hassan II ottenne un parere da parte della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia che sanciva i legami storici tra il Nord e il sud del Marocco; in forza di questo pronunciamento il 6 novembre dello stesso anno, il Re aveva mobilitato il popolo alla riappropriazione del suo territorio, in un’azione passata alla storia con il nome di “Marcia Verde”. Circa 350000 marocchini disarmati, con un Corano a mano, donne, uomini , giovani e vecchi, provvinienti di tutto il Marocco si radunarono presso la città di Tarfaya:  per attraversare il confine con il Sahara spingendo la Spagna a mettere fine alla sua occupazione. La successiva conferenza di Madrid divise il Sahara tra il Marocco e la Mauritania.

L’Algeria non accettò mai questo esito, dipingendo la Marcia Verde come una conquista militare, appoggiando le istanze del Fronte Polisario e “soffiando sul fuoco” della tensione con i sahraoui. È facile intuire però che l’Algeria vedrebbe benissimo uno Stato amico che le consentisse di avere uno sbocco quasi diretto sull’Atlantico, per fare arrivare più facilmente sulla costa il gas e il petrolio dei suoi giacimenti nel deserto. Di qui la contesa con il Marocco. Scontri aperti e episodi di guerriglia contrassegnarono gli anni successivi, mentre le iniziative diplomatiche (soprattutto da parte marocchina, che ha tutto l’interesse di risolvere al più presto la questione) non sono riuscite ad arrivare in porto.

Ora il clima tra i due Paesi non è migliorato, anche perché l’Algeria dei generali ha subito un’involuzione autoritaria e il regime sembra non possa “permettersi” di trovare un accordo con il Marocco. E così le frontiere sono praticamente chiuse, esiste per esempio un solo volo settimanale tra Casablanca e Algeri. Probabilmente molto dipenderà dal problema dei sahraoui. Questa però è una storia parallela.

Hicham Idar

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