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Italia: scomparso don Benzi, amico degli emarginati
Riconciliazione
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Si è spento la scorsa notte don Oreste Benzi, presidente e fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII, guida di numerose attività a favore dei giovani, degli emarginati e della pace. Don Benzi si è sentito male nella sua abitazione a Rimini, a causa di un attacco cardiaco. Il sacerdote accusava un malessere già da un paio di giorni ed oggi avrebbe dovuto vedere un medico. "È stato sorridente fino alla fine, ci ha lasciato col sorriso" ha detto Giampiero Cofano, della segreteria dell'associazione che è stato accanto al sacerdote nei suoi ultimi momenti.
"Instancabile apostolo della carità" come lo ha chiamato papa Benedetto XVI nel suo messaggio di cordoglio, don Benzi aveva fondato la comunità nel 1968 ed aperto la prima 'casa famiglia' nel 1972: oggi l'associazione, attiva in 15 nazioni oltre l'Italia, comprende 200 case d'accoglienza, 15 cooperative sociali in cui sono inseriti soggetti svantaggiati e portatori di handicap, 32 comunità terapeutiche per tossicodipendenti ed etilisti, strutture di accoglienza per i poveri.
Tra le iniziative d'avanguardia sostenute dal don Benzi anche l'Operazione Colomba, un'associazione a sostegno dell'obiezione di coscienza in cui gli obiettori, debitamente selezionati e formati nelle pratiche della non violenza, erano inviati "a stendere ponti e lenire ferite" tra la popolazione civile in zone di guerra.
Dal 1991 il sacerdote aveva scelto di difendere le prostitute, vittime della tratta internazionale che seguono le rotte dell'immigrazione. Nel 2003, anche per sollecitare l'attenzione delle istituzioni e risvegliare la coscienza pubblica su questo problema, don Benzi andò da Papa Giovanni Paolo II con una prostituta africana salvata dalla tratta ma già malata di Sida/Aids, in un incontro che commosse il Pontefice e l'opinione pubblica. Proprio la drammatica condizione delle donne costrette a vendersi sulle strade italiane è stato l'ultimo pensiero pubblico espresso da don Benzi, e riportato oggi da più di una testata.
Numerosissimi i messaggi di cordoglio alla comunità Papa Giovanni XXII. "Uno dei più impegnati e significativi costruttori di pace del nostro tempo" - lo definisce Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. "Un uomo che si è battuto contro l'emarginazione e l'esclusione sociale costruendo accoglienza e giustizia. Ai poveri, amava dire, non serve più servizio ma più condivisione. Non solo vicinanza ai più disperati e indifesi ma un impegno costante diretto a sradicare i drammi umani più strazianti della nostra società. Un impegno che lo ha portato a coraggiose denunce: "Questa ingente quantità di persone colpite dalla schiavitù, dalla disoccupazione, dalla fame, dalla guerra, sono le vittime di una società disumana, di una società in cui l'uomo è una "cosa" accanto alle altre".
"La sua preziosa testimonianza è un faro che può aiutarci a risolvere positivamente la profonda crisi sociale e politica che sta ancora travagliando il nostro paese. Ci stringiamo attorno a tutti gli amici e le amiche dell'Associazione e della Comunità Papa Giovanni XXIII con cui continueremo l'opera di costruzione di una società e di un mondo più giusto e pacifico" - conclude il coordinatore nazionale della Tavola della pace.
"Con Don Benzi scompare una figura fondamentale nella lotta alla tratta delle donne, che, con modalità d'intervento proprie, negli ultimi decenni tanto ha fatto per portare all'attenzione dei media questo problema e per fornire un aiuto vero a moltissime vittime dello sfruttamento" - commentano i volontari dell'Associazione Fiori di Strada di Bologna. "Don Benzi nel corso della sua vita non si è limitato a porre una domanda di allarme, ma come raramente accade si è prodigato in prima persona per cercare risposte e soluzioni, e grazie alla propria opera è riuscito a mettere in piedi una fitta rete di centri capaci di offrire un sostegno concreto. In questo triste momento scegliamo di essere vicini agli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII, che, di questo siamo certi, sapranno continuare a percorrere la strada indicata dal proprio fondatore".
Fonte: Misna