Israele in piazza mentre l’esercito lascia l’ospedale Shifa con una scia di morti

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Foto: Unsplash.com

L’esercito israeliano ha confermato di essersi ritirato dall’ospedale al Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, dicendo di aver concluso l’operazione militare iniziata circa due settimane fa e di aver ucciso o arrestato centinaia di miliziani di Hamas. Attacchi compiuti negli ospedali molto criticati dalla comunità internazionale. Secondo il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, nell’attacco sarebbero morti 21 pazienti. Intanto esplode lo scandalo dell’esenzione militare per gli  uomini delle scuole religiose. Governo dell’ultra destra teocratica a rischio.

L’esercito spara e le spara grosse

L’esercito ha detto di aver ucciso 200 uomini armati e di aver arrestato 900 persone sospettate di essere terroriste: le accuse sarebbero state confermate per 500 di queste. Verifiche sulla fondatezza delle accuse per il momento impossibile. secondo quanto riportato da vari giornali internazionali l’esercito israeliano avrebbe combattuto intensamente per diversi giorni nei corridoi e nei cortili degli edifici che costituiscono il grande complesso dell’ospedale al Shifa.

Versioni contrapposte

Nei primi giorni dell’attacco, l’accusa via BBC che l’esercito aveva tagliato l’energia elettrica e le forniture di acqua e stava impedendo ai medici di lavorare: «Siamo intrappolati nei nostri reparti. Un missile ha colpito il nostro edificio al primo piano, ferendo molte persone. Un uomo è morto e non abbiamo potuto aiutarlo. Stiamo lavorando soltanto con gli strumenti di primo soccorso, non possiamo operare perché non ci sono elettricità o acqua». L’esercito israeliano ha detto invece che i pazienti e il personale medico non sono stati attaccati, e che è stato creato un percorso sicuro per permettere loro di andare via. Ma le condizioni di molti pazienti rendevano impossibile spostarli in sicurezza. Secondo altre testimonianze, molti edifici che componevano l’ospedale sono bruciati o crollati.

Proteste contro Netanyau e governo religioso razzista

Domenica in Israele decine di migliaia di persone in piazza in varie città (Tel Aviv, Beer Sheva, Haifa e a Gerusalemme, davanti alla sede della Knesset, il parlamento israeliano) per protestare contro il governo di Netanyahu e chiedere nuove elezioni. Le proteste dovrebbero continuare per altri tre giorni questa settimana, ma sono già considerate le più grandi dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza contro Hamas. I manifestanti hanno criticato soprattutto il modo in cui il governo di Netanyahu sta gestendo i negoziati per la liberazione degli ostaggi.

Netanyahu che teme le elezioni, cerca di far paura

Secondo il premier, all’ospedale per un’intervento chirurgico di ernia, ha sostenuto che indire nuove elezioni paralizzerebbe Israele per vari mesi e renderebbe difficile portare avanti i colloqui per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas. Quello attualmente guidato da Netanyahu è considerato il governo più di destra della storia di Israele. Per avere la maggioranza in parlamento ha bisogno del sostegno di diversi partiti di estrema destra nazionalista, particolarmente aggressivi nei confronti dei palestinesi. "Netanyahu ha sempre rifiutato le proposte di Hamas per la liberazione degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco: secondo molti la sua posizione è influenzata dai partiti più estremisti, che potrebbero fare cadere il suo governo se accettasse le richieste di parte palestinese".

Ercolino sempre in piedi

Netanyahu, che è il primo ministro israeliano rimasto in carica più a lungo, ha sempre dimostrato un’abilità particolare nel rimanere comunque al potere. Primo ministro per la prima volta nel 1996, da allora è sempre rimasto una figura centrale della politica israeliana, nonostante numerosi scandali. Secondo molti è il fallimento nella gestione della sicurezza, sulla spinta della campagna di espansione delle ‘Colonie’ del suo governo in Cisgiordania che ha reso possibile gli attacchi del 7 ottobre. Nonostante questo e le accuse di corruzione che lo attendono una volta fuori dal governo, la sua proposta di arrivare all’impossibile distruzione di Hamas, gli ottengono ancora il sostegno di una parte della popolazione...

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