In bici per il Sahara Occidentale

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Foto: Facebook.com

Dal maggio 2022 macinano chilometri in bicicletta con il solo obiettivo di sensibilizzare le popolazioni sulla causa del Sahara Occidentale. Un viaggio di 30mila chilometri per accendere i riflettori su una delle situazioni più dimenticate del Mondo. Dal 1975, infatti, la popolazione saharawi vive divisa tra i campi profughi del deserto algerino e il territorio del Sahara Occidentale, occupato illegalmente dal Marocco.

Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, 31 anni, sono partiti il 15 maggio 2022 da Göteborg, in Svezia e hanno attraversato venti paesi, incontrando politici, organizzazioni per i diritti umani, cittadini. L'idea è quella attraversare 40 Stati e arrivare nel gennaio 2025 proprio nel Sahara Occidentale.

“Accettando la sfida estrema di pedalare per più di due anni consecutivi – raccontano - speriamo che le persone che incontreremo ci ascoltino. Vorremmo usare il tempo che ci dedicheranno per parlare di un popolo sconosciuto protagonista di un conflitto altrettanto sconosciuto”.

A Roma sono arrivati il 9 Febbraio dall’Indonesia dopo essere passati per Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Grecia, Turchia, Corea del Sud, Giappone, Taiwan.

“In Italia, a differenza degli altri Stati che abbiamo visitato, c'è una forte vicinanza alla causa. In altri Paesi ci sono associazioni che si occupano anche di saharawi, ma non in maniera esclusiva. In moltissimi casi, soprattutto durante il nostro tour in Asia nessuno aveva idea di cosa e dove fosse il Sahara Occidentale”.

Con le immancabili bici con le bandiere saharawi e l'abbigliamento a tema, i due ciclisti hanno attirato l’attenzione di molti, creando così innumerevoli occasioni per raccontare il motivo del loro viaggio. Dopo l'Italia, proseguiranno il loro tour in Francia, Spagna, Portogallo e in Africa.

Ma non è andato sempre tutto liscio. “Abbiamo dovuto cambiare la nostra idea iniziale perché alcune situazioni sono mutate in Cina o in Myanmar, ad esempio. Dall'Indonesia invece siamo dovuti andare via velocemente perché eravamo tenuti sott'occhio dai servizi segreti. Sappiamo che le autorità marocchine ci seguono e sanno bene quello che stiamo facendo. Nonostante tutte queste difficoltà, comunque, possiamo affermare che la cosa più pericolosa che affrontiamo ogni giorno è il traffico!”.

Per intraprendere questo viaggio i ciclisti e difensori dei diritti umani, hanno lasciato il lavoro e attivato una raccolta fondi che, con la campagna #Bike4WesternSahara, sta consentendo loro di portare avanti il proprio obiettivo. Benjamin ha conosciuto la causa saharawi mentre stava partecipando ad una maxi camminata di sensibilizzazione per la Palestina. Un cammino che partiva dalla Svezia e con l’obiettivo di concludersi a Gerusalemme, mentre Sanna ne aveva sentito parlare nell’organizzazione umanitaria per cui lavorava.

Ci sono certamente molte altre cause che meritano di essere sostenute nel mondo – spiegano – ma la situazione nel Sahara Occidentale è gravissima, ignorata dalla comunità internazionale, ma tutto sommato di facile risoluzione. Se si realizzasse davvero il referendum che la popolazione saharawi attende da moltissimi anni si potrebbe in qualche modo svoltare la situazione”.

Il referendum che avrebbe portato la popolazione saharawi a scegliere tra autonomia sotto la guida marocchina o creazione di uno stato indipendente non ha mai visto la luce. Inoltre, nel novembre 2020, dopo ventinove anni di cessate il fuoco la guerra è ricominciata tra l’esercito marocchino e Fronte Polisario e si svolge lungo il muro di sabbia nel deserto fatto costruire dal Marocco a partire dagli anni 80. 

Alice Pistolesi

Giornalista, è laureata in Scienze politiche e Internazionali e in Studi Internazionali all’Università di Pisa.  Viaggia per scrivere e per documentare, concentrandosi in particolare su popolazioni oppresse e che rivendicano autonomia o autodeterminazione. È redattrice del volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo e del sito Atlanteguerre.it dove pubblica dossier tematici di approfondimento su temi globali, reportage. È impegnata in progetti di educazione alla mondializzazione e alla Pace nelle scuole e svolge incontri formativi. Pubblica da freelance su varie testate italiane tra le quali Unimondo.org.

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