Il futuro della Pace e della Sicurezza internazionali è Donna

Stampa

Irene Fellin - Foto: M. Rossi

25 anni fa il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato la risoluzione 1325 che pone le donne al centro di un sistema garante della pace e della sicurezza internazionali. La delibera è frutto di un lungo processo che ha le sue radici nello sforzo della società civile per riconoscere l’impatto catastrofico che hanno le guerre nella vita di donne e bambine e nella ricerca di uno spazio per le donne per dare soluzione ai conflitti armati. Per la prima volta si riconosce l’impatto delle guerre sulle donne (e lo stupro viene dunque identificato come un’arma piuttosto che un danno collaterale della stessa) e inoltre il ruolo delle stesse nei processi di pace affinché questi risultino non solo portati a termine ma duraturi. 

Secondo i dati, le probabilità che un accordo di pace sia durevole è di oltre il 20% se coinvolge le donne; il perché sta nel tentativo di dare soluzioni alle ragioni del conflitto e non solo nell’accordo per il cessate il fuoco, oltre che nel monitorare l’attuazione dei termini degli accordi di pace. Tuttavia ad oggi solo il 13% delle negoziatrici è donna e solo il 6% dei firmatari di trattati di pace; basta guardare alle immagini sulle trattative di pace tra Ucraina e Russia o anche in Medioriente per avere uno spaccato su quanto si è ancora lontani dall’attuazione della risoluzione ONU 1325. D’altra parte, se le donne non sono in ruoli apicali sulla scena politica, non possono fungere da negoziatori a meno di non essere in rappresentanza di parte civile. 

Dal 2000 ad oggi cosa è cambiato? A rispondere è Irene Fellin, Rappresentante Speciale del Segretario Generale della NATO per Donne, Pace e Sicurezza e per la Sicurezza Umana, intervenuta recentemente a un incontro a Trento organizzato dalla Scuola di Studi Internazionali dell’Ateneo. Una cosa è cambiata: la consapevolezza generale: già 10-15 anni fa non era così ordinario parlare di stretta relazione fra pace (e sicurezza) e donna, a dispetto dell’approvazione già da tempo della risoluzione 1325. I cambiamenti risultano lenti e lunghi ma ci sono. Un esempio è dato dalle carriere diplomatiche delle donne: oggi sono ancora 73 (su 195) i Paesi che non hanno mai nominato diplomatici donne. In Italia la carriera diplomatica è rimasta vietata alle donne fino al 1960, quanto una sentenza della Corte Costituzionale stabilì l’illegittimità della loro esclusione, ma solo nel 1967 le donne hanno davvero debuttato in diplomazia. Nonostante siano trascorsi oltre 50 anni il termine “ambasciatrice” in molti continua a richiamare alla mente la moglie dell’ambasciatore, anziché un ruolo diplomatico di alto livello compiuto da una donna. La lingua cambia a mano a mano che le donne si riappropriano dello spazio che non avevano e proprio le parole aiutano a creare la nuova realtà: è difficile, infatti, immaginare se non si riesce a descrivere la nuova realtà. Spesse volte anche le donne che oggi chiedono di non essere chiamate “la segretaria generale”, “la presidente” o “la carabiniera” hanno solo bisogno di più tempo per prendere parte al processo. In futuro potrebbero essere segni dei tempi realmente cambiati l’elezione di una donna a Segretario Generale della NATO e un uomo nel ruolo di Rappresentante Speciale per Donne, Pace e Sicurezza; e che nessuno ne resti stupito e dia annuncio in pompa magna sui social media! 

Fellin ritiene necessario un bilanciamento di genere nelle responsabilità di leadership; una visione che non può che essere condivisa a livello politico ed economico ma che, nel suo ruolo, attiene più propriamente alla difesa. In Italia solo 25 anni si apriva l’accesso delle donne nelle forze armate e solo il prossimo anno giungeranno alcune donne nei ruoli apicali della carriera. Anche nello spaccato della Difesa è possibile osservare lo sbilanciamento a sfavore delle donne: l’esercito riproduce al suo interno quello che c’è nella società, quindi anche il patriarcato o il maschilismo. L’educazione alla parità è fondamentale e deve intervenire sin da bambini ma non solo questo: donne e uomini, ricorda Fellin, hanno esigenze fisiche differenti di cui occorre tener conto proprio per auspicare a una parità tra i generi. Alcuni esempi: il giubbotto antiproiettile in dotazione a molte forze armate così come a quelle di polizia non prevede la presenza del seno femminile; le donne, per poterlo indossare, usano generalmente una taglia maggiore rischiando così più degli uomini perché alcune zone del corpo rimangono più scoperte. Vanno quindi adeguate le divise e anche gli elmetti in guerra, ideati sulla base della circonferenza cranica maschile. Stesso dicasi per la biancheria intima delle soldatesse: non si tratta di una risposta a forme di vanità bensì tener conto che gli indumenti in dotazione alle forze armate sono ignifughi quindi l’assenza di corretti indumenti o di misure adeguate può essere significativa per la salute di una donna. Infine la dotazione dei medicinali delle forze armate: in generale sono assenti quelli che riguardano le infezioni alle vie urinarie o connesse al ciclo mestruale, come se le donne ancora non ci fossero negli eserciti. Nel concreto attivarsi per una introduzione di accorgimenti di questo genere in tutti i settori, non solo quello della Difesa, significa lavorare per una reale integrazione delle politiche di genere nella sicurezza. E può attivare il cambiamento in ogni altro settore. 

Chiaramente i progetti di educazione, gli interventi e l’acquisto di materiali significano soldi e i budget degli Stati risultano una coperta corta: se si tira per il riarmo, la coperta rimane più corta in altri ambiti…

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un candidato presidente ucciso in Colombia accende il clima delle presidenziali

23 Agosto 2025
L' omicidio dell'ex senatore Miguel Uribe Turbay scalda ancor di più il clima in Colombia. (Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo)

“Freedom Flotilla”: la violazione dei diritti umani e il silenzio dell’Occidente

18 Agosto 2025
La “Freedom Flotilla” fermata da Israele: l’attivista Antonio Mazzeo denuncia la violazione dei diritti umani e il silenzio dell’Occidente. (Laura Tussi)

Hiroschima, Nagasaki e il genocidio

09 Agosto 2025
Sono 80 anni dai bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto. (Other-News)

Video

'Invictus': Time to Rebuild Our Nation