Il Patriarca dei Caldei: “Pace per l’Iraq, finalmente”

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Il 31 gennaio scorso, in un “conclave” della Chiesa caldea tenutosi in trasferta a Roma, è stato eletto il nuovo patriarca dei caldei, l’antica comunità cristiana dell’Iraq e della Mesopotamia. È stato chiamato a questo importante incarico il vescovo di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, Louis Sako, proveniente da una terra di gravi conflitti di tipo religioso, etnico e “energetico”, vista la massiccia presenza di giacimenti petroliferi. Sako reggerà una Chiesa sofferente che ha visto l’uccisione di molti fedeli e in particolare del vescovo di Mosul Paulo Farai Rahho.

Così commenta la notizia Asianews: “L’elezione è giunta ieri sera, al termine di quattro giornate di lavoro “intense”, come le descrive il neo Patriarca, che succede a Sua Beatitudine Emmanuel Delly III, dimissionario per raggiunti limiti di età. A presiedere i lavori di questo “mini Conclave”, iniziato il 28 gennaio scorso nella casa per esercizi spirituali dei Santi Giovanni e Paolo al Celio (Roma), è stato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali; all’assise hanno preso parte 15 vescovi caldei, di cui sette provenienti dall’Iraq, due dall’Iran, due dagli Usa, e uno rispettivamente da Libano, Siria, Australia e Canada.

Il neo Patriarca parla di “un cammino molto difficile”, per il quale “serviranno tanti sacrifici, ma anche tanta speranza”, con l’aiuto dello “Spirito Santo e della preghiera”. Mons. Sako assicura che farà “di tutto, assieme ai vescovi e a tutta la Chiesa caldea” per il bene “dei cristiani e di tutto l’Iraq: lavoreremo per l’autenticità, l’unità e il rinnovamento”, che sono anche “le tre parole scelte come motto”. E, aggiunge, “faremo assieme tutto questo, per ricostruire la Chiesa caldea che ha molto sofferto negli ultimi 10 anni”.

Approfondisce l’analisi il sito dedicato al Vaticano del quotidiano La Stampa: “La designazione del nuovo patriarca è significativa per il futuro della Chiesa irachena, i vescovi hanno scelto una figura pastorale ed equilibrata, non focalizzata soltanto sull’identità rituale caldea. Sako non è mai stato un nostalgico di Saddam Hussein, me neanche può essere considerato filoamericano. Ed è stato vescovo in una delle zone più difficili del Paese, ai confini del Kurdistan. Qualche giorno fa monsignor Sako aveva lanciato attraverso l’agenzia Fides un appello sul futuro dei cristiani del Medio Oriente, definendola «preoccupante», così «come lo sono certi discorsi sulla primavera araba che si sentono da parte di certi dirigenti». Sako auspica un’iniziativa della Santa Sede e della Chiesa universale per mobilitare la comunità internazionale a sostegno dei cristiani, sostenendo che il «miscuglio di etnie, religioni e lingue» presenti nell’area mediorientale comporta fatalmente tensioni e conflitti, dato che nella regione «non si è mai affermato un criterio di cittadinanza in grado di integrare tutti, a qualsiasi religione o etnia appartengano». Secondo il nuovo patriarca, i processi disgregativi in atto in Iraq, e che in futuro potrebbero colpire anche la Siria, «peggiorano la situazione», perché nei vuoti di potere istituzionale la sicurezza non viene più garantita e si aprono spazi all’azione dei gruppi criminali e estremisti.

«Ci chiediamo se è ancora possibile pensare a una convivenza armoniosa e degna del suo nome», aveva scritto Sako, riferendosi alle discriminazioni subite da chi non segue quella da lui definita la «religione di Stato». Una condizione che, secondo il giudizio del neo-patriarca caldeo, viene aggravata dalle strategie mediorientali messe in campo dai diversi soggetti geopolitici: «La comunità internazionale», aveva aggiunto con evidente riferimento al conflitto siriano «crede che si possa migliorare la situazione sostenendo un incerto programma per arrivare alla democrazia attraverso le armi! Il risultato è lo scontro tra una opposizione armata e un regime che distrugge tutto».”

Il nuovo patriarca è un amico di don Renato Sacco, parroco di Cesara, un paesino in provincia di Verbania, e noto esponente di Pax Christi. Così ricorda La Stampa: “Monsignor Sako ha un lungo rapporto di amicizia con il Cusio. Più di dieci anni fa, semplice sacerdote, venne a Cesara e affiancò nel ministero sacerdotale, anche se solo per qualche giorno, don Sacco. Nel piccolo centro lo ricordano perché oltre a celebrare messa andava a portare la comunione agli ammalati. Durante la guerra si moltiplicarono le iniziative a favore della comunità di Kirkuk e Mosul di cui il neo patriarca era pastore. Molte iniziative di solidarietà a favore dei cristiani iracheni sono venute proprio dalla province di Vco e Novara. Per ringraziare di persona monsignor Sako venne a Cesara alcuni anni fa e in quella occasione gli venne regalato un grembiule ricamato dalle donne di Cesara. Un gesto che commosse il presule che lo volle indossare il giorno della sua consacrazione a vescovo.

«Gli facemmo quel dono in ricordo di don Tonino Bello - dice don Renato - ci parlò di pace e prese posizione contro l’acquisto da parte dell’Italia degli F 35. Lui sapeva di cosa parlava». Louis Sako è una figura importante in Iraq e nell’area mediorientale. Oppositore di Saddam Hussein, caduto il regime venne eletto, sacerdote cattolico in un area in cui il 98% erano musulmani, consigliere della Regione di Kirkuk. Carica che lasciò quando divenne vescovo. «Ho constatato di persona in Iraq l’affetto e la stima che lo circondano da parte di tutti i rappresentanti delle confessioni religiose - conclude don Sacco - Ora lo aspettiamo a Cesara».”

Continua don Renato Sacco, in un intervento del 1 febbraio: “La gioia per la sua nomina non è solo perché è un amico, ma anche e soprattutto perché crediamo sia davvero un uomo che, guidato dallo Spirito, lavorerà per il bene della Chiesa e di tutto il popolo iracheno. Per la Pace, per il dialogo tra le varie religioni e culture. Mons. Sako ha ospitato a Kirkuk in questi anni numerose delegazioni di Pax Christi Italia (nel 2011 guidata dal presidente nazionale mons. Giovanni Giudici), ma anche di Pax Christi Francia e di Pax Christi Internazionale.

Con lui abbiamo condiviso in questi anni dolori, fatiche e speranze. Abbiamo cercato di non tacere davanti alle tragedie, quando il silenzio sembrava farci diventare complici di violenze indicibili sulla pelle della povera gente, dei più deboli.

Monsignor Sako ha vinto anche il Premio Internazionale Pax Christi per la Pace nel 2010. “La pace - ha osservato in quell’occasione - “è un’esigenza imprescindibile della nostra vita, è un bisogno. Siamo tutti chiamati ad essere costruttori di pace”.

Grazie carissimo abuna Louis di questo servizio che ti prepari a vivere, con non poche comprensibili apprensioni. Non mancheranno le difficoltà, ma anche la vicinanza di tante persone che ti accompagnano.

Inizia, anzi prosegue, un cammino di comunione che speriamo di condividere ancora di più sulla strada della pace.” (PGC)

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