I Talebani a Chantilly

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Una ventina di afgani, tra cui memebri importanti del movimento talebano, del governo Karzai, della cosiddetta Alleanza del Nord e della fazione di Gulbuddin Hekmatyar, Si sono riuniti per un paio di giorni, giovedi e venerdì scorsi, al castello di la Tour, à Gouvieux, vicino a Chantilly, a 50 chilometri da Parigi. Benché i talebani avessero da subito chiarito che non si trattava di colloqui di pace, qualcosa è uscito dal cappello.

Ne fa fede un comunicato dell'emirato, riportato dall'agenzia Pajhwok, dove i turbanti chiedono una nuova Costituzione, reiterano che ogni cosa dipende dall'uscita di scena degli stranieri, ma – questo il fatto rilevante – fanno l'occhiolino alle prossime elezioni. Cui sembrano interessati a partecipare (2014). Secondo il Wsj, sarebbero dunque disposti, se mai si costituissero in partito politico, a condividere il potere con altri.

E' un passo avanti. E secondo ToloNews ce n'è un altro: sarebbero d'accordo a formare una sorta di commissione che tenga conto di organizzazioni non governative, un passaggio per ora piuttosto oscuro, ma che segnala un'apertura verso forme comunque poco gradite all'amministrazione Karzai. L'incontro (il terzo in realtà, ma ai precedenti aveva partecipato solo l'ex talebano Abdul SalamZaef) è stato preparato dal think-tank francese Frs (Fondation pour la Recherche Stratégique) e dal suo direttore Camille Grand.

Chi c'era. Mettendo assieme le informazioni, Karzai era rappresentato da Haji Din Muhammad, consulente del presidente per gli Affari tribali (il precedente è stato ucciso dai talebani), dall'ex vice presidente Zia Massoud (fratello minore di Shah Massoud, il "leone del Panjshir") e dal nipote Hekmat Karzai. Per l'Alleanza del Nord c'era Yunus Qanooni, già speacker del parlamento. I talebani erano rappresentati da Shahabuddin Dilawar, ex ambasciatore dell'emirato a Riad e Islamabad e da Mohammad Naeem, membro dell'Ufficio aperto in Qatar dai talebani il 3 gennaio del 2012. Per l'Hezb-i-Islami, c'era invece Ghairat Baheer, genero di Gulbuddin Hekmatyar.

I precedenti. Si è già detto delle due conferenze francesi (anche questa è stata definita dai talebani una “conferenza scientifica”). In giugno s'era svolto un incontro simile a Tokyo (prima della conferenza dei donatori), ma assai più vicino a un seminario, tenutosi alla Doshisha University. Infine all'inizo dell'anno in Qatar, Stati uniti e Arabia saudita avevano iniziato un'ipotesi di percorso negoziale coi talebani, subito arenatosi.

Che succederà adesso? Le Nazioni unite, secondo il capo di Unama Jan Kubis, hanno in mente un "intra-Afghan dialog" in Turkmenistan in febbraio. Ma per ora i talebani sembrano freddi. Va inoltre registrata la freddezza dei pachistani già indispettiti, più che dall'iniziativa francese, per il fatto di non essere stati inviatati. E' chiaro che Parigi, avendo ritirato tutte le sue truppe, viene ritenuto dai turbanti un interlocutore possibile come mediatore di altri possibili incontri. Staremo a vedere.

Emanuele Giordana da Lettera22.it

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