È una strage che non ha termine quella in corso. Il Punto

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Il dato è di ieri, 7 agosto 2025. In 22 mesi, nella Striscia di Gaza sono state assassinate 61.158 persone. Di queste, sempre a ieri, 193 sono morte di fame negli ultimi giorni.
È una strage che non ha termine quella in corso. Israele è sempre più decisa a farla finita con i Palestinesi. Secondo il Ministero della Salute di Hamas, nella sola giornata di mercoledì 6 agosto 2025, almeno 135 palestinesi, tra cui 87 richiedenti cibo, sono stati uccisi. I feriti sono stati 771. La distruzione delle città e delle campagne è quasi totale. Impossibile pensare ad un cessate il fuoco, l’attacco israeliano è a fondo. Ora - dicono gli osservatori - si tratta solo di capire se Netanyahu, per accontentare l'estrema destra religiosa della propria coalizione, deciderà davvero di occupare perennemente la Striscia di Gaza. Va ricordato: per trattati e diritto internazionale, l’occupazione israeliana di quel territorio - così come della Cisgiordania - è totalmente illegale. La scelta sta creando anche tensioni interne. Parte dell’opposizione e l’esercito sono contrari ad un’occupazione stanziale e permanente. Una contrarietà che non nasce dalla bontà o dall’adesione ai principi dei trattati internazionali. A frenare la voglia di conquista è solo il calcolo economico: un’occupazione permanente impegnerebbe risorse ingenti e una quantità incredibile di uomini e mezzi.
Per Dan Perry, ex reporter dell'Associated Press, è difficile sapere se Netanyahu sta pianificando la presa definitiva di Gaza. Da Tel Aviv, ha spiegato ad Al Jazeera, che lo ha intervistato, che "potrebbe essere un tentativo di placare i suoi partner di coalizione di estrema destra, mentre lui prende tempo. Potrebbe essere un tentativo di spaventare la comunità internazionale e spingerla ad agire in modo un po' diverso". Con l’occupazione, il rischio concreto è quello di una guerra permanente, con una rivolta di massa e la perdita di ulteriori vite umane. Israele, d’altro canto, è impegnata già in molti fronti di guerra contemporaneamente. In settimana, ha lanciato un attacco di droni nel Libano Meridionale, contro la città di Tulin. I giornali locali parlano di un bimbo ucciso e il padre ferito. L'agenzia di stampa nazionale libanese ha, invece, raccontato che jet israeliani hanno sganciato quattro bombe sul fiume Wazzani, nel sud-est del Paese.
Anche in Ucraina si combatte duramente, dopo 1261 giorni di invasione russa. È stata una settimana difficile. I russi hanno conquistato completamente Chasiv Yar, un'altura nella regione orientale di Donetsk. I bollettini di guerra dicono che le forze armate russe “hanno violato la periferia di Kupiansk” E’ una città della regione settentrionale di Kharkiv. Prima della guerra aveva più di 26.000 abitanti. Ora sono molti, molti meno. Qui si combatte strada per strada. L’esercito russo ha organizzato piccole unità, che lanciano attacchi mirati alle postazioni difensive ucraine.
L’offensiva di Mosca non si ferma, anche se è sempre lentissima. Le forze russe sono nella regione di Dnipropetrovsk. Hanno conquistato il villaggio di Sichneve, che i russi chiamano Yanvarskoye. In precedenza, avevano preso Dachnoye e Malynivka. Sono movimenti militari importanti, perché le incursioni a Dnipropetrovsk e Kharkiv vanno oltre Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson, le quattro regioni che la Russia ha formalmente annesso nel settembre 2022.
Conquiste terrestri che si affiancano alle offensive aeree. La Russia ha iniziato a lanciare nella mischia aerei a reazione senza pilota. Sono letali. L’attacco a Kiev del 31 luglio ha causato almeno 31 persone. L'Ucraina risponde con attacchi profondi alle reti di trasporto e agli hub, mettendo in grave difficoltà la logistica russa e la vita quotidiana dei russi
Sul piano diplomatico si muovono solo le parole. La Russia sostiene ora di voler creare una zona cuscinetto fra l’Ucraina e le regioni annesse nel 2022. Per Kiev si tratta di una scusa per appropriarsi di altra terra. In questa situazione, l'inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin. Per le note ufficiali sono stati colloqui "utili e costruttivi". Il meeting è durato circa tre ore. Il tentativo di cercare una svolta nella guerra che dura da più di tre anni, iniziata con l'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, è fallito miseramente.
La guerra continua, crudele. Così come continua in Sudan. È iniziata da 27 mesi. Ora la situazione si è aggravata, a causa di una crisi alimentare che colpisce le persone più vulnerabili, in particolare quelle intrappolate nella capitale del Darfur settentrionale, el-Fasher. Nell'aprile 2024, le Forze paramilitari di supporto rapido (RSF) hanno imposto alla città un assedio che dura ancora. Erano infuriate con i gruppi armati locali, che avevano dichiarato fedeltà alle Forze armate sudanesi (SAF). Nonostante le numerose richieste di aiuto, le agenzie umanitarie affermano di essersi viste negare l'accesso. Circa 740.000 persone rischiano di morire di fame. I giornalisti locali, le Nazioni Unite e le organizzazioni d’emergenza umanitaria dicono che il prezzo del cibo sta aumentando vertiginosamente, lasciando la maggior parte della gente nell'impossibilità di permettersi prodotti di base, come il grano o il sorgo.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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