Costa d’Avorio: la riconciliazione è possibile

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È contrastante la valutazione degli ivoriani sulla situazione attuale del paese: nonostante corruzione diffusa, cattiva gestione delle terre e carovita, la stragrande maggioranza crede che la riconciliazione è possibile. A fotografare lo stato della Costa d’Avorio, a quasi tre anni della crisi elettorale che ha causato 3000 vittime e diviso la nazione tra sostenitori dell’attuale presidente Alassane Dramane Ouattara e dell’ex capo di Stato Laurent Gbagbo , è il rapporto della Commissione dialogo, verità e riconciliazione (Cdvr) pubblicato ieri. Sulla carta l’organismo, guidato dall’ex primo ministro Charles Konan Banny, ha terminato il proprio mandato, ma nei fatti potrebbe anche essere prorogato. Il documento è stato formalmente consegnato alle autorità il mese scorso ma il suo contenuto non era stato ancora reso noto.

In base alle grandi linee presentate alla stampa, per il 72% delle 60.000 persone interrogate la giustizia ivoriana è “corrotta” e per il 77% anche le forze di sicurezza e di difesa lo sono oltre ad essere “politicizzate”. I cittadini sono stati critici anche sull’operato del governo in materia di conflitto sulle terre – uno dei nodi irrisolti con gravi ripercussioni sociali e sulla sicurezza nazionale – giudicato “negativo” dall’81% degli intervistati. Per il 74% il costo della vita à troppo alto e per il 60% le ricchezze nazionali sono “distribuite in modo iniquo”. Sotto accusa sono anche i media nazionali, considerati troppo “partigiani” e “parziali” dal 63% della popolazione interrogata. Lo stesso Banny ha denunciato il ruolo “negativo” di alcuni organi di stampa durante l’ultimo braccio di ferro politico tra Ouattara e Gbagbo. Ciononostante l’83% degli ivoriani crede ancora che la riconciliazione è “possibile” e l’84% ha detto di aver aderito al processo in corso, seppur consapevole che sarà “difficile”. L’ex primo ministro ha sottolineato che il perdono implica “un pentimento sincero dei responsabili delle violazioni” ma soprattutto “la lotta all’impunità da parte della giustizia”.

Attivo da settembre 2011 l’organismo costituito da decine di commissioni locali è stato incaricato di indagare sulla storia recente del paese del cacao, dal 1990 al 2011: uno dei periodi più travagliati dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1960, segnato da diverse crisi politico-militari. La commissione è stata spesso criticata dalla società civile per la lentezza del suo lavoro e per l’assenza di risultati. Per Patrick Baudouin, presidente della Federazione internazionale delle leghe dei diritti umani (Fidh), la Cdvr non è riuscita a soddisfare le “aspettative”; un insuccesso attribuito all’ “assenza di volontà politica” e all’insufficienza dei mezzi finanziari a disposizione. Finora 50.000 ivoriani si sono presentati alla commissione come “vittime” delle successive crisi, ma le inchieste devono ancora essere svolte per trovare conferme fattive.

Fonte: pressenza.it

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