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Agricoltura: adottata la riforma della PAC, uno scandalo
Riconciliazione
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"La riforma della PAC adottata è più il risultato dei patteggiamenti tra la Commissione Europea e gli Stati Membri, che una negoziazione tra Stati Membri" commenta Altragricoltura che sottolinea come la "Commissione è finalmente riuscita ad imporre il disaccoppiamento per mezzo di multiple concessioni nazionali, che porteranno a una crescente ri-nazionalizzazione della PAC".
Questo non è un buon segnale, nel momento dell'allargamento e lascia intravedere una prossima scomparsa di una politica agricola europea, lasciando l'Europa senza una regolazione dei mercati, con prezzi agricoli mantenuti bassi dalle importazioni e dalla sovrapproduzione, dove i pagamenti diretti, in mancanza di legittimità internazionale, sociale, ambientale, si ridurranno di molto.
Se la Commissione Europea ha esercitato tale pressione per far adottare il disaccoppiamento, è perchè se ne vuole servire come moneta di scambio a Cancun per poter imporre ai paesi terzi l'apertura dei loro mercati ai servizi, investimenti .... europei. Ora non è per niente sicuro che i paesi terzi accettino l'errore del disaccoppiamento messo in atto dagli USA e dall'UE.
Rammentiamo che la combinazione di prezzi interni bassi, al disotto del costo di produzione, con dei pagamenti diretti disaccoppiati dalla produzione, non cambia il dumping, cioè l'esportazione di prodotti agricoli a prezzi al di sotto dei costi di produzione, che rovinano le economie agricole dei paesi terzi.
Basare una riforma della PAC su una truffa internazionale è uno scandalo.
L'UE persevera nel suo errore di dare la priorità all'esportazione.
La possibilità per gli Stati Membri di ritardare il disaccoppiamento o di applicarlo parzialmente, ne complicherà l'applicazione e probabilmente non sarà che temporanea.
I contadini delle piccole e medie aziende agricole non resisteranno all'abbassamento dei prezzi e il disaccoppiamento condurrà ad effetti perversi quale una crisi agricola nelle regioni sfavorite, dove non ci sarà più alcun interesse economico a produrre per dei prezzi agricoli al disotto dei costi di produzione.
Il disaccoppiamento è quindi una misura chiaramente anti-sviluppo rurale, dagli effetti più vistosi che il magro trasferimento di fondi al primo pilastro, che rischierà di non portar alcun beneficio alle aziende che realmente fanno vivere il mondo rurale, privilegiando le grandi.
Contrariamente al messaggio che cerca di trasmette oggi la Commissione Europea, non si tratta in alcun caso di una riforma radicale in direzione di una agricoltura durevole, o più giusta che avrebbe potuto essere contesa a dei contadini e a degli Stati Membri conservatori.In effetti alla luce dei problemi essenziali, la riforma non cambia niente:
non cambia niente circa l'enorme disparità nella ripartizione dei fondi pubblici tra le aziende agricole, tra gli Stati Membri, tra i settori: al contrario la base storica scelta per i pagamenti diretti disaccoppiati fossilizza questa disparità e gli Stati Membri possono conservare l'80% dei fondi trasferiti nello sviluppo rurale. Questa PAC non ha alcuna legittimità sociale, e i contribuenti rischiano di non poter mantenere nel tempo tali pagamenti diretti. Tanto più che il disaccoppiamento permetterà ad una grande azienda agricola di ricevere centinaia di migliaia di EURO senza produrre nulla.
Non cambia niente circa i gravi problemi ambientali:
l'allevamento industriale continuerà a svilupparsi, la produzione lattiera si intensificherà, e gli allevatori che avevano preferito coltivare il mais "premiato" anzichè i pascoli saranno ricompensati dal "forfait storico". Malgrado la propaganda della Commissione dal luglio scorso, e ripetuta insistentemente in questi ultimi giorni, il disaccoppiamento non è una misura legata all'ambiente: aiuti accoppiati o disaccoppiati possono essere buoni o cattivi per l'ambiente e l'esempio dei cereali, dove i premi sono stati disaccoppiati dalla produzione fin dal 1992, è proprio poco convincente.Se l'UE vuole proprio voltar le spalle al produttivismo, non è proprio con questa PAC che ne imbocca la strada.
Non cambia niente sui problemi della sovrapproduzione, al contrario la si incoraggia attraverso la deregulation dei mercati, l'abbassamento dei prezzi (esempio del latte), le importazioni crescenti,...
Produrre a prezzi bassi, esportare a prezzi bassi: con questa PAC l'Unione Europea ha scelto come priorità quelle dell'industria agro-alimentare, della grande distribuzione e delle aziende di import/export. Non le priorità dei contadini, ne' quelle dei consumatori o dei contribuenti.
La Cpe continuerà a difendere un'altra PAC centrata su:
- guadagni agricoli fatti prima di tutto da prezzi agricoli remunerativi, rifiuto di ogni dumping all'esportazione e all'importazione, la padronanza della produzione, la messa in causa dei modelli di produzione troppo intensivi.
Fonte: Altragricoltura