Ong: la povertà nel mondo è una priorità, le spese militari no

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Nonostante le difficoltà economiche che sta attraversando il Paese, gli italiani ritengono che combattere la povertà nel mondo sia un obiettivo importante e prioritario. È questo il risultato di un'indagine commissionata alla società demoscopica Millward Brown dal CINI che è stata presentata a Roma oggi 13 febbraio, in presenza di Eveline Herfkens, responsabile Onu della Campagna sugli Obiettivi del Millennio, ed esponenti dei differenti schieramenti politici. Obiettivo dell'incontro era ottenere dal mondo politico una dichiarazione d'impegno verso la lotta per la povertà nel mondo, sulla base della quale gli italiani possano orientarsi nelle prossime elezioni sviluppando un confronto tra i membri del Cini (Action Aid, Amref, Cbm, Save the Children, Terre des Hommes, Wwf) e gli esponenti dei principali partiti.

Intervistando un campione di 1.000 persone, la ricerca condotta dalla società demoscopica Millward Brown, rivela che nonostante le difficoltà economiche che sta attraversando il Paese, gli italiani ritengono che combattere la povertà nel mondo sia un obiettivo importante e prioritario. Dovendo scegliere tra il destinare un euro alla sanità o alla lotta contro la povertà, 7 italiani su 10 opterebbero per la seconda soluzione. Tuttavia il 51% non ha mai sentito parlare degli Obiettivi di sviluppo del millennio, stabiliti nel 2000 dalle Nazioni Unite. Quindi emerge dall'indagine "una conoscenza media e relativa degli 'Obiettivi di sviluppo del terzo Millennio', che mostrano percentuali vicine al 50% e un picco positivo solo nelle fasce anagrafiche over 45 e geograficamente nel Centro Italia, area che necessita di una maggiore comunicazione soprattutto in relazione con i risultati molto positivi che ottengono la vicinanza alle tematiche e la scelta di contribuzione concreta", fanno notare i curatori della ricerca.

Ben il 55% degli intervistati, inoltre, sarebbe positivamente influenzato da un candidato che si impegnasse, una volta eletto, a lottare contro la povertà. E il 79% vorrebbe chiaramente espressi nei programmi politici elettorali ciò che intendono fare o non fare per la lotta alla povertà nel mondo. Per questo il Cini ha proposto ai rappresentanti dei principali partiti di sottoscrivere un "Patto italiano per la lotta alla povertà", che chiede un'autentica rifondazione del sistema italiano di impegno contro la miseria nel pianeta, invitando le forze politiche a intervenire su tre fronti: quello della "architettura istituzionale" (chiedendo l'istituzione di un Ministro per il coordinamento delle politiche mirate allo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà nel mondo), quello delle risorse messe in campo (la richiesta è una crescita dei fondi pubblici per l'aiuto allo sviluppo, fermo allo 0,13% del Pil nonostante gli accordi internazionali siglati dall'Italia), infine quello del coordinamento dei vari attori coinvolti nella sfida: a questo proposito il Cini suggerisce di creare "un tavolo permanente dove le Ong interloquiscano con le strutture preposte non solo sul piano progettuale, ma anche su quello della coerenza e integrazione tra le politiche.

Particolarmente indicativo che alla domanda "Se Lei dovesse scegliere tra dare un Euro per ridurre la povertà nel mondo oppure per le spese militari dell'Italia che cosa sceglierebbe?" ben il 92% degli intervistati di dichiara a favore di dare il proprio euro per la riduzione della povertà: è questa la scelta che trova il maggior consenso tra tutte quelle presenti nell'indagine.

Ma il mondo politico, dell'informazione e delle stessa società civile non sembra molto interessato a promuovere dibattiti su questi temi ed in particolar modo sulla questione delle spese militari che vedono il nostro Paese al settimo posto nel mondo con una spesa pro-capite superiore a quella della Germania e del Giappone. "Ho la vaga sensazione che, a parte qualche Ong, sulla questione delle spese militari le associazioni della società civile italiana siano poco propense a interrogare i politici dei due schieramenti: non vorrei che questo atteggiamento fosse dettato da interessi particolaristici o, peggio, dal desiderio di non mettere a nudo le forti contraddizioni sopratutto dei partiti del centro-sinistra sulla questione militare" - dichiara Giorgio Beretta della Campagna di pressione alle 'banche armate'. "Trovo infatti strano che realtà come la Tavola della Pace, ma anche la stessa Rete Disarmo, sempre attive nel chiamare a raccolta i propri membri per una manifestazione di piazza, sembrino completamente volatilizzate alla vigilia dell'appuntamento elettorale". Nei giorni scorsi l'attivista aveva avanzato al "popolo della pace" e ai diversi coordinamenti di mettere subito nell'agenda forme di pressione affinchè i diversi gruppi politici rispondano prima delle elezioni con chiarezza su questi temi. Ma tutto tace.

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