Medio Oriente: Annapolis, opportunità sulla strada della pace

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"Una opportunità importante, ma c'è ancora molto da fare per costruire la pace tra israeliani e palestinesi". "Per ora è solo una dichiarazione di intenti, di impegno a trattare, ma può essere un'opportunità importante per incamminarsi sulla strada della pace". Così Janiki Cingoli (direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente- Cipmo) e Sabri Ati Ehil (Ambasciatore palestinese in Italia) commentano i risultati della conferenza di Annapolis sul sito della Tavola della Pace 'Per la pace' che dedica vari servizi e commenti alla conferenza di Annapolis, organizzata dall'amministrazione Bush per tentare di risolvere la crisi mediorientale.

"Non era affatto scontato che si arrivasse ad una dichiarazione comune, sottoscritta solo a pochi minuti dall'inizio del vertice grazie alla pressione Usa. Naturalmente, gli sviluppi futuri di questo rapporto saranno determinati dallo sviluppo concreto dei negoziati con Gerusalemme" - sottolinea il direttore del Cipmo. "La dichiarazione non entra nel merito dei problemi, ma dà avvio alle trattative sul final status, senza escludere alcuna delle questioni più delicate: lo stato palestinese, i confini, gli insediamenti, i rifugiati, Gerusalemme, l'acqua. I due premier continueranno a incontrarsi ogni quindici giorni, e i loro team negoziali affronteranno i negoziati nello specifico. Si farà ogni sforzo per concludere entro la fine del 2008 i negoziati, che prenderanno avvio il prossimo 12 dicembre. Parallelamente, le parti si impegneranno a implementare la prima fase della road map, che prevede misure di fiducia quali l'impegno palestinese a contrastare il terrorismo e a disarmare le milizie armate, e quello contestuale israeliano che prevede tra l'altro il congelamento degli insediamenti e lo smantellamento degli avamposti 'illegali'" - continua Cingoli.

"Viene altresì creato uno strumento a tre, sostenuto dai palestinesi e fortemente osteggiato dagli israeliani, destinato a monitorare l'implementazione della road map e che sarà guidato dagli Stati Uniti, ai quali viene attribuito il compito di "monitorare e giudicare" l'adempimento degli impegni di entrambe le parti" - sottolinea il direttore del Cipmo. "L'altro elemento di grande rilievo è stata la partecipazione del mondo arabo. Numerosi stati arabi presenti, inclusa la Lega araba, e l'Arabia Saudita ha guidato di fatto la delegazione".

Anche l'Ambasciatore palestinese in Italia, Sabri Ati Ehil in un'itervista a 'Per la pace' sottolinea che la conferenza di Annapolis "è un'opportunità importante per l'avvio di negoziati seri di pace durante l'anno 2008, sotto la supervisione della comunità internazionale, per porre fine al conflitto e costruire la pace".

"Ora una commissione israelo-palestinese si metterà al lavoro dal 12 dicembre per riprendere il cammino della Road map, con l'obiettivo di concludere un accordo prima della fine del 2008. Una pace che ponga fine all'occupazione israeliana della nostra terra in Palestina e una pace che riesca a trovare una soluzione giusta per il problema dei profughi basata sulla risoluzione 194 delle Nazione Unite. Perché la pace non si realizza con la costruzione del muro della separazione razziale e con gli insediamenti. Adesso la sfera d'azione, e l'esito di Annapolis, dipendono però dall'intenzione del governo israeliano" - nota l'ambasciatore palestinese in Italia che, insieme al ministro degli Esteri Massimo D'Alema, sarà presente oggi 29 novembre, 'Giornata internazionale di solidarietà per i diritti del popolo palestinese', all'incontro in programma a Roma.

"La Giornata di solidarietà internazionale con il popolo palestinese, indetta dalla Nazione Unite sin dal 1977, è prima di tutto un'espressione di memoria della sofferenza del popolo palestinese, del suo diritto all'autodeterminazione, alla fine dell'occupazione israeliana, alla creazione di uno stato Palestinese con Gerusalemme est capitale" - evidenzia Sabri Ati Ehil. "E' inoltre un'occasione per far ricordare a tutti la risoluzione assunta nel 1947, che prevedeva la spartizione della Palestina in due stati: uno israeliano e l'altro palestinese. Non solo: questa giornata di solidarietà è la prova dell'importanza e della centralità della causa palestinese per la pace e la sicurezza internazionale".

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