Italia: 'amaro in bocca' per il Nobel della pace a Ahtisaari

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"È un Nobel quello di quest'anno che ci lascia con l'amaro in bocca anche perché Martti Ahtisaari è stato presidente della Repubblica Finlandese dal 1994 al 2000 e noi ricordiamo bene come il Trattato di Ottawa che mette al bando le mine antipersona è del 1997 ma la Finlandia è proprio l'unico Paese europeo a non aver firmato quel Trattato. E pensare che in quello stesso anno alla Campagna Internazionale contro le mine veniva assegnato il Nobel per la pace!" - commenta Tonio Dell'Olio su 'Mosaico di Pace'.

Le motivazioni - prosegue Dell'Olio - sottolineano "i suoi importanti sforzi, in diversi continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali" e dovremo crederci. Fatto sta che con la stessa motivazione si sarebbe potuto assegnare il Nobel a centinaia di altre personalità che hanno ricoperto incarichi istituzionali di rilievo. Forse assegnare il Nobel a Ingrid Betancourt poteva indicare la tragedia di un popolo la cui vicenda politica è ancora oggi drammatica e complessa. Peraltro si sarebbe trattato anche di riconoscere l'apporto coraggioso di tante donne al faticoso cammino di pace in quel continente. Nella stessa linea avremmo visto molto bene anche un riconoscimento del percorso di Anna Politkovskaya con l'assegnazione del Nobel alla sua associazione russa" - conclude Dell'Olio.

Critiche anche da Peacereporter che ricorda le "pagine poco chiare" del suo operato da commissario Onu in Namibia: dopo il ritrovamento di fosse comuni risalenti al 1989-90, Ahtisaari è stato criticato per l'impotenza o la scarsa volontà di indagare sui combattimenti tra milizie speciali sudafricane e combattenti indipendentisti namibiani. "Le vittime scoperte nelle fosse comuni (in gran parte membri della Swapo) erano semplici combattenti uccisi in battaglia" - disse all'inviato di Peacereporter, Peter Stiff, autore di numerosi libri sull'argomento. E l'Onu era a conoscenza della questione, visto che fu lo stesso capo della missione, il finlandese Maarti Ahtisaari, a ordinare di seppellirli dopo averne disposto l'autopsia". Una versione simile a quella dell'esercito sudafricano ma che contrasta con quella del diplomatico, che ha negato qualsiasi responsabilità dell'Onu. "Non mi sorprende la sua reazione - rincarò la dose Stiff visto che Ahtisaari ha una reputazione da difendere. Peccato che menta, e il fatto che sia stato l'unico tra le migliaia di persone che ho intervistato a non voler essere registrato la dice lunga sulla sua sincerità".

Presidente della Finlandia dal 1994 al 2000, a coronamento di una carriera diplomatica e politica iniziata a fine anni Sessanta, dal novembre 2005 Ahtisaari è stato l'inviato speciale delle Nazioni Unite nei negoziati per lo status della provincia serba a maggioranza albanese, che dal 1999 era amministrata dall'Onu. Il diplomatico finlandese - che aveva già partecipato alle trattative tra Nato e Yugoslavia durante i bombardamenti - ha lavorato per anni dal suo ufficio di Vienna per mediare tra serbi e kosovari, proponendo infine un piano di indipendenza del Kosovo approvato anche dalla Serbia e dalla Russia. Ma l'opposizione di Belgrado e il prolungarsi dei negoziati hanno pian piano indebolito il suo piano, alla fine rimasto sulla carta. Nel 2007, mentre Unione Europea, Stati Uniti e Russia si accordarono per rilanciare i negoziati sotto nuova forma, Ahtisaari disse che considerava conclusa la sua missione. Nel febbraio di quest'anno, infine, i leader kosovari hanno dichiarato l'indipendenza unilateralmente, ottenendo il riconoscimento solo di parte della comunità internazionale - gli Stati Uniti e la maggioranza dei paesi dell'Unione Europea, ma non la Russia. "Molto meglio - ricorda Alessandro Ursic su Peacereporter - era andata nelle trattative per terminare la guerra in Aceh, la provincia indonesiana più occidentale dell'arcipelago, dove un movimento ribelle combatteva da trent'anni per l'indipendenza da Jakarta. Grazie agli sforzi di Ahtisaari, guerriglieri e governo hanno trovato un accordo per una maggiore autonomia della regione e una più equa distribuzione dei profitti delle risorse naturali, ponendo fine a un conflitto costato circa 15.000 morti. [GB]

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