Ue: no ai bambini soldato, occhio a Uganda e Congo

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L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto all'Europa di impegnarsi maggiormente nel sostegno di iniziative volte a riportare la pace in Congo e nel nord dell'Uganda. In occasione della Giornata Internazionale contro l'uso di bambini soldato, l'APM chiede all'Europa che contribuisca finalmente in modo concreto a porre termine all'incubo dei bambini soldato in Congo e nel nord dell'Uganda. Bisogna urgentemente aumentare la pressione sul governo dell'Uganda affinché prenda seriamente in considerazione la drammatica situazione dei bambini nel paese e si impegni finalmente per una soluzione accettabile del conflitto in corso. Evidentemente le parti in causa del conflitto in Uganda del nord non sono disposte a vere trattative di pace se non subiscono pressioni decisive dall'estero.

L'Europa intera non può continuare a guardare paesi che godono di notevoli aiuti alla cooperazione governativa, quali Ruanda e Uganda, mentre continuano a istigare sistematicamente il conflitto e l'uso di bambini soldato nel vicino Congo in modo da poter sfruttare indisturbatamente le risorse naturali del paese. Se il Ruanda e il Congo non dovessero porre termine a questa strategia criminale, allora essi devono essere minacciati con la sospensione degli aiuti internazionali, tanto più che il traffico illegale di legni preziosi e di coltan vede implicati diversi leader politici e ufficiali di rilievo ruandesi e ugandesi.

Rifiutare una missione di pace in Congo, cosa attualmente in discussione in Germania, per timore che i soldati vengano poi implicati in scontri con bambini soldato denota una scarsa conoscenza della realtà: i bambini soldato combattono principalmente nel Congo meridionale e orientale, mentre l'eventuale missione sarebbe pensata per la capitale Kinshasa, che dista diverse migliaia di chilometri dai luoghi d'impiego dei bambini soldato.

La metà dei 100.000 bambini soldato esistenti in Africa si trova in Congo e Uganda. Nel nord dell'Uganda i bambini costretti alle armi non sono vittime solo del gruppo ribelle Lord's Resistance Army (LRA), a cui viene imputato il rapimento di 20.000 bambini, ma anche dell'esercito regolare ugandese e delle milizie sue alleate. Nel Congo meridionale si stima che 30.000 bambini siano al servizio di diversi raggruppamenti di milizie. Molti di questi raggruppamenti ricevono armi e munizioni dai paesi limitrofi Ruanda e Uganda.

Fonte: Associazione per i Popoli Minacciati

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