Somalia: liberati i cooperanti italiani, sollievo delle Ong

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Sono stati liberati ieri i due cooperanti italiani della Cins (Cooperazione italiana nord-sud), Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, rapiti in Somalia il 21 maggio scorso: non ci sono notizie invece sul terzo rapito, anch'egli un cooperante della Cins, l'agronomo somalo Yusuf Arale. Iolanda e Giuliano erano stati rapiti all'alba del 21 maggio quando due fuoristrada carichi di uomini armati si erano presentati nella sede della Cins di Awdhegle, nella bassa Shabelle, 65 chilometri a sud di Mogadiscio, e dopo aver bendato i due cooperanti e li avevano portati via. I due cooperanti curavano un progetto per la razionalizzazione e il rilancio agricolo del Basso Shabele, l'area appunto dove sono stati prelevati. Un progetto finanziato dalla Cooperazione italiana e dall'Ue, ma gestito dalla Fao, che aveva scelto la Cins per l'intervento, cominciato lo scorso marzo. Paganini era impegnato nel ruolo di agronomo, la signora Occhipinti di amministratrice ed il somalo di capo progetto sul posto.

Per quasi tre mesi le trattative sono state condotte nel più assoluto silenzio stampa su richiesta delle famiglie e della stessa Farnesina che il 24 luglio scorso aveva ribadito: "Sono vivi e stanno bene ma per favore è fondamentale ancora il silenzio". La nota della Farnesina era giunta dopo che il Cins e l'Associazione Ong italiane avevano chiesto di non dimenticare i cooperanti sequestrati negli ultimi mesi in Somalia.

In un comunicato diffuso oggi il Cins, nell'esprimere preoccupazione per la sorte del cooperante somalo, "ringrazia il ministro degli Esteri Franco Frattini, la Farnesina nel suo complesso e tutte le autorità e istituzioni che in queste lunghe settimane di snervante attesa hanno prestato la loro fattiva opera per la liberazione di Occhipinti e Paganini".

Anche l'Associazione Ong Italiane esprime "grande sollievo" per la liberazione e il prossimo ritorno in Italia di Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini. "Non sappiamo ancora nulla dell'agronomo somalo Yusuf Arale, rapito insieme a loro; ma speriamo che anch'egli sia libero e sia potuto tornato dai propri familiari" - sottolinea la nota dell'Associazione. "Settantasei giorni di attesa, di fiducia e insieme di preoccupazione, talvolta di angoscia, per i familiari, per il CINS, per noi Ong che continuiamo il nostro impegno in Somalia dove si sta consumando la più grave crisi umanitaria, per le istituzioni italiane della Presidenza del Consiglio e del Ministero degli Esteri, per quanti, pur con la discrezione richiesta, hanno mostrato partecipazione e solidarietà".

"Un vivo ringraziamento - continua la nota dell'Associazione Ong italiane - a tutti coloro, ed in particolare i media, che hanno aderito all'invito al silenzio stampa. E' stato ritenuto utile per facilitare l'azione per la liberazione. Si è trattato di un impegno non facile e per questo ancora più apprezzabile. La grave crisi umanitaria colpisce in questo momento più di un milione di somali, in particolare bambini che soffrono a causa della fame, dei combattimenti, delle sopraffazioni. La fuga, spesso trovando la morte in mare, verso lo Yemen e verso l'Italia, ci mostra quotidianamente il livello di disperazione raggiunto".

"Aspettiamo ora, con gli stessi sentimenti e la stessa trepidazione, la liberazione di tutti gli altri operatori umanitari ostaggi delle bande criminali in Somalia ed in particolare quelli dell'Ong 'Acqua per la Vita>' - sottolinea l'Associazione Ong italiane. Il 1° luglio scorso tre cooperanti locali dell'ong italiana 'Acqua per la Vita' sono stati rapiti durante il viaggio da Merka verso l'aereoporto di Mogadiscio dove avrebbero dovuto prendere il volo per raggiungere Bolzano e Trento per prendere parte venerdì 4 luglio alla cerimonia per l'assegnazione del Premio della Fondazione Alexander Langer di Bolzano. Si tratta di Mohamud Abdi Aden, direttore del villaggio Ayuub (Giobbe) di Merka e di Faaduma Suldaan 'Abdirahman. Con loro sono stati sequestrati anche l'autista, un collaboratore del villaggio e un cooperante della Fao.

"Le Ong italiane che operano in Somalia continueranno le proprie attività nel paese, anche senza la presenza di personale italiano, potendo contare sui propri partners somali: assistenza agli sfollati e ai più bisognosi, sanità, educazione, agricoltura, approvvigionamento idrico, ricostruzione di strutture di pubblica utilità" - conclude la nota dell'Associazione Ong italiane. "E' un impegno con le comunità somale che non può venire meno. Per quanto sarà loro possibile, si impegnano inoltre ad accompagnare e sostenere il processo di dialogo politico in Somalia avviato con i recenti accordi di Gibuti: chiedono in questo un rinnovato impegno della comunità internazionale ed in particolare dell'Italia". [GB]

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