Russia: guerriglia cecena in Daghestan

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Nel 1999 gli estremisti wahhabiti, vicini al leader militare Shamil Bassaev, capo della guerra cecena invasero la repubblica del Daghestan, cercando di instaurarvi uno Stato islamico. Un obiettivo che, come ricorda Carlo Gubitosa nel Dossier Cecenia 2003 di Peacelink, non aveva nulla a che vedere con la tutela della popolazione cecena o con l'affermazione della sua indipendenza, ma che riguardava unicamente le mire espansionistiche e la sete di potere dei fondamentalisti islamici.

Nel 1999 Vladimir Putin, nuovo presidente russo, pianifica l'operazione contro la Cecenia che sarebbe dovuta durare poche settimane, ma che continua da 4 anni. I ribelli resistono nel sud del Paese e nella zona montagnosa, la parte pianeggiante e il nord sono interamente presidiate dalle forze russe. Grozny, rasa al suolo, conosce ancora una volta la pax russa nel silenzio della Comunità internazionale.

Oggi sembra ripetersi drammaticamente la storia. Le nuove incursioni della guerriglia separatista cecena nel vicino Daghestan russo stanno alimentando la già alta tensione nella zona caucasica. Mosca ha inviato 700 soldati e l'aviazione per dare la caccia ai mujaheddin ceceni entrati nella repubblica russa e il rischio è la regionalizzazione del conflitto. "I bambini che abitano nei villaggi del Daghestan meridionale non possono più andare a scuola. Nelle loro aule alloggiano le centinaia di soldati russi che Mosca ha inviato nella regione per combattere la prima battaglia di quella che rischia di diventare una nuova guerra, estensione di quella che da quattro anni si combatte in Cecenia e che proprio nel Daghestan, ebbe la sua prima scintilla" racconta Peacereporter.

Intanto in Cecenia la guerra prosegue con il suo corollario di atrocità. Secondo le testimonianze raccolte dal Consiglio delle Ong cecene, i militari russi, che poco prima avevano subito un'imboscata separatista costata la vita a 45 soldati, hanno organizzato una spedizione punitiva nel primo villaggio in cui si sono imbattuti. Hanno circondato il villaggio, ordinando alla popolazione di andarsene, poi sono entrati di casa in casa, uccidendo i civili che non avevano fatto a tempo a scappare, almeno tre, e dando alle fiamme ogni singola abitazione. Prima di andarsene hanno sterminato a colpi di mitra tutto il bestiame del villaggio. [RB]

Altre Fonti: Peacereporter, Warnews, Narcomafie.

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