Quel grido dei movimenti studenteschi

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Foto: Unsplash.com

Malgrado i tantissimi arresti e le aggressioni, cresce l’ondata di proteste che coinvolge decine di università statunitensi (oltre cinquanta in tutto il mondo) in sostegno a Gaza e contro il supporto militare Usa a Israele. Qualcuno si chiede se studenti e studentesse sapranno reagire con intelligenza e creatività, fermezza e flessibilità. In realtà lo stanno già facendo, perché i loro mezzi e i loro fini sono allineati. “I vostri sforzi e la vostra lotta sono esemplari per tutti noi – scrive Massimo De Angeslis – Se solo fossimo capaci di seguire il vostro esempio, di riempire ogni spazio del nostro agire nel mondo con la vostra determinazione….”. Si è aperta una crepa nella narrazione dominante?

Eccovi! Siete ritornati a far casino per una giusta causa, finalmente, ancora! Con voi, studentesse e studenti universitari, non si può parlare di mancanza di speranza, quando trasformate i luoghi sobri e decorosi della vostra quotidianità in luoghi di conviviale e pacifico impegno contro quel senso di schifo, di sporco, di vomitevole appartenenza a un’istituzione che con una mano vi fa accedere al sapere e vi promette un futuro, e con l’altra contribuisce a riprodurre il mondo ingiusto e insanguinato di cui siamo parte. Voi siete come tutti capacità umane viventi in formazione, ma a differenza di noialtri vecchi fuori o vecchi dentro perché incastrati dentro routine di lavoro e vita e di dipendenze che riproduciamo da sempre grazie a saperi e orizzonti ossificati, la vostra formazione è in agile movimento e i soggetti che la fanno muovere siete voi! Siete voi al timone! Com’è oggi il mare, agitato o navigabile? Il vento com’è? E la tempesta è in arrivo o si sta allontanando?

Quante volte prima di oggi avete ricevuto manganellate dalla polizia pur non avendo mai avuto intenzione di provocar danno ad alcuno? Quante volte prima di oggi i vostri accampamenti sono stati sgomberati con i cavalli? Quante volte prima d’ora siete state immobilizzate a terra con la testa schiacciata sul cemento da un palestrato in divisa che non risponde alle vostre domande di chiarimento del perché siete in arresto? Quante volte prima d’ora avete ricevuto una scossa elettrica con il taser per aver brandito, che so, un telefonino? Quante volte prima d’ora siete state bullizzate e stigmatizzati da autorità accademiche, politici e giornalisti ignoranti della differenza tra anti-sionismo e anti-semitismo? Quante volte prima d’ora avete visto tra i vostri professori chi si schiera con voi e chi tentenna? 

E ancora: quante volte prima d’ora avete praticato una sana respirazione per non rispondere alle provocazioni di quei fanatici che credono che denunciare lo stato di Israele per i soprusi e orrori perpetuati da quasi ottant’anni e intensificati in carneficina e tentativo di genocidio da quasi otto mesi, sia offendere una religione o una cultura? Quante volte prima d’ora hanno provato a terrorizzarvi appioppandovi l’etichetta appiccicosa, ingannevole e stigmatizzante di filo-terrorista? Ecco, state sperimentando ciò che è comune a chi si oppone alle meta-regole che governano il nostro mondo, le leggi del potere non scritte che vanno oltre oltre le leggi scritte, le narrative tossiche vomitate su di voi dalle forze dello status quo per impaurirvi, per farvi demoralizzare e smobilitare, farvi ritornare a una routine ossificata dove il pensiero e il sapere contano solo quando sono innocui al cambiamento sostanziale delle cose. Saprete reagire con intelligenza e creatività, fermezza e flessibilità allo stesso tempo? Lo state già facendo, perché i vostri mezzi e i vostri fini sono allineati...

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