Medio Oriente: appello della Caritas per porre fine alla tragedia

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"Sollecitate i governi, scrivete, fate qualsiasi azione, ma pregate, organizzate veglie di preghiera. Chiediamo l'aiuto di Dio: ormai viviamo aspettando un miracolo". Da Beirut le parole di Rosette Héchaimé, coordinatrice delle Caritas del Medio Oriente, danno la dimensione del dramma che si sta consumando in questi giorni e fanno eco all'appello di Vox, la federazione delle organizzazioni assistenziali cristiane di Gerusalemme. Vox, di cui fa parte la Caritas locale, non parla solo di "disperata situazione umanitaria in Libano e nei territori palestinesi" o della "delusione verso le grandi potenze che hanno permesso che la distruzione avanzasse". Chiede soprattutto ai credenti di unirsi nella preghiera, come ultima risorsa per porre fine ad una tragedia che nessuno sembra in grado di fermare.

Gli sfollati libanesi sono valutati intorno alle 900.000 persone; fra queste, 220.000 hanno abbandonato il paese. Chi è rimasto trova alloggio in 760 edifici pubblici, a Beirut e altrove. Ma migliaia di famiglie accolgono gli sfollati, non solo parenti o persone conosciute. C'è chi accoglie dieci persone in appartamenti di due stanze. Un supermercato nel centro di Beirut ospita 1.700 persone nel parcheggio sotterraneo.

La Caritas Libano aiuta 85.000 persone. E testimonia la tristezza dei racconti della gente. Eppure, nonostante i bombardamenti, "a Beirut ci sembra di essere quasi nel lusso rispetto a quello che abbiamo vissuto nei primi giorni al sud", dice Wafa, una donna accolta con i suoi tre figli in un centro Caritas. Sono 50.000, ma secondo Jakob Kellenberger, presidente del Cicr, Comitato internazionale della Croce Rossa, potrebbero essere 100.000 le persone "intrappolate" proprio nel sud del paese. Le agenzie dell'Onu hanno sospeso da martedì i già scarsi e difficili tentativi di raggiungere quella zona perché gli israeliani hanno avvertito che bombarderanno ogni veicolo a sud del fiume Litani. La Caritas Libano informa che dei voli umanitari stanno arrivando a Beirut. La Francia, la Grecia, la Russia, il Portogallo stanno inviando i primi convogli nella capitale libanese.

Caritas Italiana rilancia con forza l'appello perché ogni sforzo sia fatto per impedire continue uccisioni di civili e che questi possano essere raggiunti dalle organizzazioni di soccorso. Invoca pertanto la comunità internazionale affinché si aprano corridoi umanitari e auspica che anche le autorità del nostro paese mettano a disposizione le necessarie strutture per aiutare la sopravvivenza delle persone in pericolo. Intanto continua il suo appoggio all'azione di Caritas Libano e Caritas Gerusalemme e lo farà anche nel lungo lavoro di riabilitazione e di pacificazione richiesto in futuro.

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