La politica del bulldozer in Medio Oriente

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Scovare i terroristi, fiancheggiatori e familiari e abbattere le loro case. È la controversa politica di Israele a cui Jeff Halper, urbanista e docente di antropologia all'Università Ben Gurion, si oppone attraverso la coordinazione del Comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi (Icahd).
L'impegno di Halper e soci va dalla resistenza non violenta ai bulldozer, fino all'aiuto concreto delle famiglie palestinesi senza tetto. Secondo la Ong Palestine Monitor sarebbero almeno 300 i bambini che hanno perso la propria casa. Una situazione che tende a peggiorare: il pugno duro di Sharon ha sferrato un duro colpo all'orgoglio palestinese buttando giù una moschea a Negev. Secondo Halper i cingoli del carro armato sono legati a doppio filo con quelli del bulldozer: colpire e cacciare sarebbe la loro missione. Nella regione del Negev vivono 70mila beduini in villaggi non riconosciuti dal governo israeliano nonostante abitino quelle terre prima del 1948. A questo proposito è partito l'appello dell'Associazione per i popoli minacciati all'Unione Europea per impedire la deportazione di antico insediamento in Israele, ultimo tentativo per bloccare la distruzione di 45 villaggi non riconosciuti dalle autorità israeliane.

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